Berlusconi e il “bluff” della “riforma” della Giustizia

ROMA – Lo sa benissimo anche lui, il Caimano, che un disegno costituzionale in materia di giustizia ha bassissime probabilità di trovare una realizzazione fattiva, cioè di diventare legge costituzionale ed avere efficacia. Oggi come oggi, la campagna di compravendita di deputati (mai vista nel nostro Parlamento dal 1948 ad oggi) gli consente forse di approvare una legge ordinaria, pur fra mille difficoltà, con una maggioranza raccogliticcia che si regge grazie a deputati eletti fra le fila dell’opposizione (ma non è un “ribaltone” perché è tale, nella sua strabica ottica, soltanto quando i deputati passano dalla maggioranza all’opposizione) ma non certo una legge che modifica la Costituzione, che ha bisogno, oltre che di una doppia lettura, di una maggioranza di due terzi per essere approvata senza un referendum confermativo.

Ed allora ci si chiede come mai si imbarchi in un’impresa del genere che tiene occupato non soltanto il Consiglio dei ministri ma anche Commissioni e Aula in discussioni infinite e contrapposizioni violente. La ragione è sempre la stessa: propaganda, voglia di punire i suoi nemici storici, i magistrati.

Dal 1994 non è in atto, in Italia, una”persecuzione giudiziaria” contro un leader politico vincente ma, drammaticamente, una battaglia fra un individuo indagato per una serie nutritissima di reati e coloro che, per legge, hanno il dovere di perseguirlo con tutte le garanzie e tutele che l’ordinamento italiano prevede. Dalla primavera dello scorso anno è in atto, drammaticamente, un’indagine non condotta da “spioni di Stato” o da “moralisti giacobini”, come sostengono ipocritamente Sallusti e Ferrara, ma da onesti magistrati che, doverosamente, hanno iniziato ad indagare su un giro di prostituzione in cui erano coinvolte ragazze minorenni, prospettando un reato (“induzione alla prostituzione minorile”) la cui sanzione penale la stessa maggioranza di centro-destra aveva inasprito nel suo furore giustizialista, prima che apparisse comicamente che lo stesso Capo ne era personalmente coinvolto.

Reati infamanti per qualsiasi persona ma soprattutto per chi rappresenta tutti i cittadini ed è responsabile addirittura del Governo della Nazione. Ora, dopo aver raccolto quei deputati desiderosi di una pensione parlamentare o di prebende non meglio quantificabili, l’indagato ha bisogno di mostrare i suoi muscoli (peraltro non individuati nella percezione visiva di alcune sue prezzolate amiche nelle stanze da letto di Arcore) e di mostrare al Paese che il “governo del fare” sta facendo. Ecco allora il “Consiglio dei ministri straordinario” per modificare l’articolo 41 della Costituzione, forse una delle decisioni più risibili nella storia politica italiana, degna di un comico di “Zelig”, mentre la disoccupazione giovanile raggiunge livelli mai sperimentati e la crescita economica italiana mette al palo l’Italia fra tutti i Paesi dell’area Ocse.

Il giorno in cui l’Italia si sarà liberata dal Caimano e dei suoi principali gerarchi e trascorso il tempo necessario per le commemorazioni, sarà festeggiato come il 25 aprile. Gli storici ricorderanno che, dopo l’esperienza mussoliniana, l’Italia sperimentò un altro regime – di tipo mediatico, senza violenze apparenti, senza prigione per gli oppositori, ma con una dittatura altrettanto selvaggia da parte del potere economico – durato anch’esso più o meno 20 anni, durante il quale le libertà civili furono fortemente limitate nelle televisioni e la magistratura imbavagliata da leggi restrittive del suo raggio di azione. Un regime politico che gettò nel più infamante discredito internazionale il nostro Paese, relegandolo nelle ultime posizioni della considerazione europea e impedendo a nostri rappresentanti di ricoprire incarichi prestigiosi negli organismi internazionali. Tutto questo, fra 50 anni, sarà considerata come l’ennesima conseguenza di un elettorato ancora, in parte, fascista, facilmente stregato dal desiderio di avere un “leader per grazia di Dio” e incapace di autogovernarsi con gli strumenti di una democrazia avanzata. Quando tutto sarà soltanto un ricordo, i documenti degli storici saranno l’ennesimo atto di accusa contro un Paese immaturo. Un Paese minorenne.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe