Gheddafi e il suo doppio. Berlusconi silente sullo sterminio dell’opposizione in Libia

Una difesa di fatto del regime dell’amico dittatore. Un atteggiamento vergognoso, che dimostra il consenso del regime italiano nonostante il sangue versato dagli oppositori del rais

 

ROMA – Il suo omologo libico, l’amico di tenda Muhammar Al Gheddafi, favorevole ad una “soluzione finale” dell’opposizione di piazza, sta mettendo a ferro e fuoco il suo Paese. La polizia ha sterminato oltre cento manifestanti ed ha blindato la Capitale Tripoli. Lui, Silvio Berlusconi, non fa una piega e dice “Non l’ho sentito in questi giorni”. Dell’altro compagno di svaghi, il ras tunisino Ben Alì, dice di non credere che sia morto come fonti del Paese hanno riferito. Il Maghreb (e non solo) sta letteralmente esplodendo sotto il peso di dittature trentennali, foraggiate da aiuto e cooperazione italiani. Il contesto internazionale al quale il Presidente del Consiglio ha da sempre affidato le sue chance sta letteralmente andando in frantumi. È la degna immagine, perfino plastica, del suo modo di concepire le relazioni con l’estero, ferma ad almeno un secolo fa, quando lo zar di tutte le Russie intrecciava le sue amicizie con i monarchi continentali e Francesco Giuseppe esigeva l’obbedienza assoluta allo stile asburgico.

Walter Veltroni fa notare che “in pochi giorni ci sono stati quasi cento morti e non c’è stata ancora alcuna reazione ufficiale”. Pierferdinando Casini incalza: “In Libia è in corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell’opposizione”. “Bisogna chiedere a Gheddafi di rispettare i diritti umani e di garantire l’esercizio della libertà d’espressione. Berlusconi e Frattini non possono pensare di tergiversare con Gheddafi, come hanno fatto con Ben Alì e Mubarak” sostiene Fabio Evangelisti, vicecapogruppo alla Camera dell’Idv.

Uno scandalo nello scandalo, quello di un Governo italiano che appoggia nei fatti le peggiori e più sanguinarie dittature personali del mondo arabo – da sempre Berlusconi ha anche favorito la perpetuazione del potere di Mubarak in Egitto – senza darne alcun conto ad un’opinione pubblica in massima parte disinformata dalle sue televisioni.

La “riforma della Corte Costituzionale”

Oramai si sente forte di una maggioranza che sarebbe approdata a 319 deputati alla Camera. È di ieri sera l’ultima fra le tante defezioni dal partito di Fini: Luca Bellotti ha infatti annunciato il suo ritorno nel Pdl. E festeggia a suo modo: annunciando un’altra delle sue “riforme”, quella della Corte Costituzionale, massimo Organo di garanzia del rispetto della Costituzione e dei principi fondamentali dell’ordinamento. Lui la pensa così: se introduciamo il principio per cui, per dichiarare illegittima sotto il profilo costituzionale una norma di legge, occorre una maggioranza rinforzata fra i giudici (i due terzi), non potrebbe accadere che una maggioranza di essi (quella di sinistra) boccia regolarmente le leggi che servono a Berlusconi per evitare le patrie galere. Al Caimano, oltre ad un’informazione di sua proprietà, oramai servono anche le massime istituzioni: il Parlamento è riuscito ad acquistarlo, così come i principali vertici delle istituzioni economiche pubbliche (per quelle private c’è un’Emma Marcegaglia finalmente tornata fedele; infatti, da mesi non proferisce più alcun verbo contro l’Esecutivo, avendo accolto gli amichevoli inviti che le rivolse tempo fa Gabriele Porro de “Il Giornale”). Ora serve la Corte Costituzionale perché è proprio lì che finiscono per naufragare le sue istanze di impunità. Infatti, nonostante i ripetuti desideri del Caimano per una riforma del modello politico italiano, in realtà a lui il regime parlamentare va benissimo, a condizione che possa farlo suo (intendiamo nel diritto di proprietà). In questo modo, ad ogni inchiesta dei giudici, lui è in grado di produrre una legge che la neutralizza. Ma, per realizzare in pieno la bisogna, ci sono ancora due ostacoli: la Corte e il Quirinale. La seconda è una postazione il cui acquisto è stato posticipato al 2013 ma per la prima c’è più urgenza, essendo, come si dice fra imprenditori, un investimento improcrastinabile.

Il Rais e Berlusconi

I libici sognano la caduta di Gheddafi, un dittatore che governa da oltre trent’anni il deserto e le poche oasi ancora esistenti. Ma la ribellione del Maghreb offre però un significato che travalica i confini della sabbia e delle dune, per riverberarsi fino a noi. Il tracollo di questi regimi potrebbe dimostrare agli italiani la necessità del tracollo anche del nostro. Lo sgombro delle numerose tende dell’inventore dei “bunga bunga” potrebbe riflettersi su Palazzo Chigi e sugli accampamenti dei gerarchi berlusconiani. Questi ultimi lo sanno bene, per questo offrono in questi giorni soltanto un imbarazzante silenzio. Hanno terrore che quella sabbia voli fino a Roma per seppellirli definitivamente.

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