Aprendo i lavori del seminario “l’ecologia nel rinnovamento della sinistra ”Sergio Gentili sottolinea: “La sinistra riformista non può non essere ecologista e l’ecologismo non può non essere riformismo di sinistra”. Affermazione molto impegnativa cui seguono le linee di un progetto innovativo, che punta ad introdurre nella politica della sinistra a partire dal Pd, elementi, anche dal punto di vista culturale, che rappresentano un salto di qualità molto netto.
La transizione interroga tutte le culture democratiche
Prendiamo un’altra affermazione chiara, concreta, coraggiosa: “La transizione, la fase che stiamo attraversando, interroga tutte le culture democratiche e le spinge in avanti. La cultura ecologista non può considerarsi autosufficiente, separata dalla grande questione del lavoro. Da sola non ha la forza per dare risposte adeguate all’insieme dei problemi che compongono la moderna questione sociale.” Se l’ecologia è essa stessa “moderna questione sociale “ occorre che le culture che si richiamano al valore del lavoro, alle idealità socialiste, al cristianesimo sociale devono assumere fino in fondo la politica dello sviluppo sostenibile e le proposte programmatiche della green economy”. E ,infine, uno stacco netto da una cultura che vede l’ecologia come la difesa dell’ambiente. Punto e basta. Cosa che è molto importante, ma è solo una parte del problema. Il nodo da affrontare riguarda una nuova idea di società fondata sul lavoro, sulla piena dignità della persona e sulle sviluppo sostenibile,” un netto superamento di ogni subalternità culturale-dice Gentili- al neo liberismo.” E si pone con grande forza- come sostenuto dall’intervento di Claudio Falasca la “questione democratica”, la partecipazione, i temi della “ democrazia deliberativa”.
Il contributo di idee di Laboratorio politico della sinistra
Da qui il contributo di Laboratorio politico della sinistra che ha promosso il seminario di cui Sergio Gentili è uno dei soci fondatori, un contributo al rinnovamento della sinistra e alla Costituente delle idee, le associazioni che stanno operando perché il Congresso del Pd sia , appunto “ delle idee e non delle persone. La relazione che ha aperto il dibattito presenti, ecologisti, economisti, personalità come Vittorio Prodi, deputato al Parlamento europeo del gruppo dell’Alleanza progressisti di Socialisti e democratici,ha messo il dito sulla piaga, una visione vecchia, arretrata dell’ecologismo che trova spazio anche nel partito democratico, nella sinistra. Gentili pone il problema di fondo, eavanza una proposta che farà discutere, ricavata dalla sua esperienza di coordinatore del Forum politiche ambientali del pd della cui Direzione nazionale fa parte.
Un salto di qualità nelle politiche ecologiste
Parla di un salto di qualità nelle politiche ecologiste, “un’opera – afferma- che non può essere condotta da gruppi ristretti o da vecchie culture socialdemocratiche, serve la convergenza dell’innovazione ecologista nelle idealità socialiste e nei partiti politiche che intendono rappresentarle. Non è più tempo, in Italia, dei partitini ecologisti, delle incomprensioni, delle divisioni e della competizioni.” Una iniziativa di Laboratorio che entra a piedi giunti nel dibattito congressuale. Porta delle “idee”, avanza proposte, punta a stimolare discussione, confronto. Il dibattito spazia dall’Europa, Vittorio Prodi parla di “ sovranità relativa” dei singoli Stati, dei limiti delle risorse, dei tentativi di creare strumenti per lo sviluppo, della sostenibilità del riciclo, il riuso. Gli interventi spaziano, dalla questione Ilva, ai beni comuni, alla fatica del pd a dare “rappresentanza politica“ all’ecologista. Ascoltando il dibattito sembra di muoverci su un altro pianeta. Perché fino ad ora in questa fase precongressuale la politica , la buona politica, non trova posto, non ha spazio. Si avverte che, sottolinea Gentili, costruire un processo di transizione verso sistemi di . Occorre rendere partecipi delle scelte che devono essere fatte i soggetti coinvolti. Ci vuole un di più di democrazia. Una domanda che viene posta dalla vicenda della Tav, dall’Ilva di Taranto, che ha trovato risposte, anche inaspettate, nei referendum sul nucleare, sull’acqua
Falasca. La cultura ecologista e le riforme istituzionali
Ne parla in particolare Claudio Falasca, consigliere del Cnel, esponente di Laboratorio della sinistra. “La cultura ecologista – dice – deve entrare con forza nel dibattito sulle riforme istituzionali e non subirlo a ricaduta. La questione cui dare sostanza è il rapporto fra democrazia e sostenibilità e conseguentemente delle istituzioni per la sostenibilità come frutto di un moderno patto sociale. “ Nel dibattito sulle riforme istituzionali devono entrare i temi della democrazia deliberativa, dei referendum propositivi, dei consigli per la stabilità, dei rappresentanti per la sostenibilità nei luoghi di lavoro, del ruolo sociale dell’impresa, della gestione sociale dei beni comuni.“ Un seminario, più di tre ore di discussione, una battaglia politica e culturale tutta da aprire, una scossa che punta a rompere un quadro desolante, quello che il Pd sta vivendo attualmente.
Una strada obbligata per una sinistra che guarda al futuro
Una strada obbligata per una sinistra che vuole guardare al futuro. Una speranza. che gli obiettivi di una moderna cultura ecologista aprano nel Paese nuovi spazi di partecipazione, di democrazia. Ci domandiamo: è mai possibile che fra le tante interviste, dichiarazioni, che ogni giorno occupano i media in cui esponenti del Pd, candidati alla segretaria, a premier, ne dicono di tutti i colori, si prendano anche a male parole, parlando di sinistra, di centro, a nessuno venga in mente che forse sarebbe il caso di cimentarsi con i grandi problemi del mondo. E’ mai possibile che non ci si accorga che si sta ridisegnando la geografia economica globale che riguarda anche l’e Europa e, ovviamente l’Italia. Purtroppo sì , è possibile. Ma cambiare si può. Bisogna volerlo.