Berlusconi, il giorno del giudizio. Caduta di governo ad personam

ROMA – Siamo forse agli sgoccioli di questa anomala legislatura che avrebbe dovuto traghettare l’Italia a nuove elezioni con un sistema elettorale diverso. Invece, siamo punto e a capo. La cosa che fa rizzare i capelli è che le cause ricadono ancora una volta su Silvio Berlusconi.

La trattativa di salvare il cavaliere, ormai sembra fallita. La grazia tanto agognata dal leader del Pdl pure, visto che il Quirinale ha inviato segnali precisi di netta chiusura su questa alternativa. Insomma, si va inevitabilmente verso la crisi e così Berlusconi convinto  di non ottenere nessun atto di clemenza si è deciso a staccare la spina, a far rimettere i ministri del Pdl entro venerdì. Il cavaliere è irritato e preoccupato, perchè fino all’ultimo ha pensato che le cose, le sue magagne, avessero un epilogo ben diverso.

Porte chiuse dal Pd
D’altra parte il Pd su questo punto ha detto di non accettare nessuna trattativa sulla decadenza di Berlusconi. “Le leggi vanno applicate”, ha detto Pier Luigi Bersani. “Non potete immaginare che ci comportiamo nei confronti di Berlusconi in un modo che non useremmo per nessuno dei nostri, perché siamo in uno stato di diritto e le leggi vanno applicate”, ha aggiunto. “Se si distinguono subito  possiamo evitare traumi al paese, una crisi di governo… Se non si affronta questo tema, ci procurerà dei traumi, dei problemi davanti ai mercati, e dopo due mesi saremo di fronte alla stessissima questione”.

Insomma, mancano pochissimi giorni al fatidico 9 settembre, giorno in cui il caso Berlusconi sarà portato in all’organismo di garazia del Senato per essere valutato.
I 23 componenti dovranno così decidere la sorte del Cavaliere, che come impone la legge Severino  prevede la decadenza dal mandato parlamentare per i condannati a pene superiori ai due anni.

Indubbio che la situazione è delicatissima, ma chi poteva avere la certezza che Pd e Pdl avessero potuto governare assieme? Solo un illuso.

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