Arriva il federalismo in salsa leghista. Più tasse per tutti

ROMA – Arriva il federalismo targato Lega. Dopo anni di tentativi e non poche forzature, con l’approvazione sul fisco municipale ieri,il decreto legislativo dovrebbe essere firmato domani da Napolitano ed entrare in vigore. Alcune norme saranno applicate subito ed avranno effetto retroattivo, altre prefigurano un modello che sarà a regime entro il 2014. La Lega stessa ha deciso di proprogare di quattro mesi l’esercizio delle altre quattro deleghe ancora da approvare.

REGIONI CONTRO IL GOVERNO. Vasco Errani ha oggi ribadito la contrarietà delle Regioni al modello proposto dalla Lega, per il fatto che sono stati violati i termini dell’accordo stipulato a dicembre fra Esecutivo e Conferenza delle Regioni. “Al governo abbiamo detto che, dal momento che non ha onorato i contenuti dell’accordi siglato nel dicembre scorso, l’intesa sul federalismo regionale per noi non c’è” ha dichiarato Vasco Errani ed ha aggiunto: “Il governo deve celermente far fronte agli impegni che si era assunto. La situazione è molto critica soprattutto in questo momento in cui siamo nel pieno delle decisioni che riguardano il federalismo. Noi non chiediamo altro che l’applicazione dell’accordo nella sua interezza”. Fra i punti dell’accordo che sarebbero stati disattesi dal governo c’è il finanziamento del trasporto pubblico locale. A Errani ha risposto il ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli: “Il governo ha raggiunto un’intesa, con Regioni, Comuni e Province, sul decreto sul federalismo regionale e provinciale, ad una serie di condizioni che il governo intende rispettare completamente. Pertanto il problema sollevato dal governatore Errani non si pone”.

CAMBIA IL FISCO MUNICIPALE. Una delle più importanti conseguenze della riforma leghista è senza dubbio quella legata all’imposizione municipale in materia di tributi. L’addizionale Irpef potrà essere aumentata, a rivalersi anche sui redditi del 2010, dello 0,2% a condizione che il singolo Comune lo decida entro il 31 marzo e che rientri nella fascia di applicazione non superiore allo 0,4% (soglia che non potrà comunque essere superata).

CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI. Completamente rivoluzionata l’imposta che pagano i proprietari di casa. Fino ad ora, infatti, il reddito (catastale se sfitta o il reddito reale) doveva essere inserito nella dichiarazione dei redditi e dunque concorreva alla formazione della base imponibile. Con la riforma i proprietari potranno comunque optare per il vecchio sistema, altrimenti potranno decidere di pagare la cosiddetta “cedolare secca” (come nel caso di azioni o obbligazioni di società o dello Stato), un’imposta del 21% (19% nel caso di case affittate con canone agevolato). I proprietari che opteranno per il nuovo sistema non potranno più aumentare il canone agli inquilini. Secondo uno studio di “Confedilizia”, il nuovo sistema converrebbe ai proprietari che decidono di porre in locazione il loro immobile e i risparmi rispetto al precedente sistema potrebbero arrivare anche al 18%. Secondo i calcoli della Confedilizia un proprietario con reddito di 80 mila euro che affittasse il suo immobile con un canone a contratto libero pari a 10 mila euro l’anno, risparmierebbe 1.876 euro. La simulazione mette in mostra come i risparmi diventano via via minori in ragione della diminuzione del reddito del proprietario (ad esempio, nella stessa situazione descritta, il proprietario con reddito di 45 mila euro risparmierebbe 1.451 euro, 425 euro in meno). Insomma un’agevolazione per chi è più ricco, come nella tradizione di questo governo. Anche la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso lo nota quando afferma: “Non è vero che il federalismo per come è stato approvato sia utile a far star meglio il paese, ma è utile a far star meglio una parte mettendola in contrapposizione con l’altra, starà meglio solo chi non ha bisogno”.

TASSA DI SOGGIORNO E DI SCOPO. Nel primo caso, ad ogni turista verranno chiesti 5 euro per giorno di permanenza. La tassa sarà esatta dagli albergatori e versata nelle casse dei Comuni. In caso di mancata emanazione del previsto regolamento, le città capoluogo di provincia potranno iniziare da subito ad applicare l’esazione. Per quanto riguarda la tassa di scopo, che potrebbe andare a finanziare specifiche opere pubbliche, occorre attendere il decreto del governo da emanare entro ottobre prossimo.

PERIODO TRANSITORIO. Durerà fino al 2013, cioè l’anno precedente all’entrata a regime della riforma federalista. In questo periodo, i Comuni avranno una compartecipazione all’Iva del 2% oltre alla devoluzione del gettito derivante dall’’Irpef fondiaria (l’imposta personale sul reddito dei terreni), dell’imposta di bollo e registro sulle locazioni, il 30% del gettito sui trasferimenti immobiliari; e poi quota parte del gettito della cedolare secca (il 21,7% quest’anno, il 21,6 dal 2012). Nel 2014 entrerà in vigore l’Imu (Imposta municipale unica) che manderà in pensione l’Ici. Si pagherà sempre sulla seconda casa con un’aliquota pari al 7,6 per mille. Successivamente una seconda imposta (per ora denominata Imu secondaria) sostituirà tutte le altre imposte comunali (occupazione suolo pubblico, affissioni, nettezza urbana, ecc.).

LE REAZIONI. Soddisfatti ovviamente i leghisti, un po’ meno le opposizioni. Secondo Pierferdinando Casini, la riforma federalista è “solo uno spot per la Lega”, perché, in realtà, in “quel provvedimento ci sono solo nuove tasse”. Secondo la presidente della Regione Umbria Catiusca Marini “il problema è che il federalismo possa far gravare su imprese e cittadini una tassazione maggiore, sostituendo, in pratica, le imposte statali a tasse locali”.

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