Renzi: “Il Governo ha tutto il diritto ad andare avanti”
Letta: “Nuovo inizio per l’azione dell’Esecutivo”
ROMA Matteo Renzi, da un mese alla guida del partito democratico, traccia il percorso che dovrà seguire il governo nei prossimi mesi, sottolineando in particolare “il dramma dell’urgenza”. Infatti, alla direzione del Pd di oggi ha detto: “Se si pensa che si possa continuare ad andare avanti come se niente fosse, saremo spazzati via”. Sul governo poi aggiunge: “Chi oggi propone ‘riunitevi attorno a un tavolo e fate un rimpastino’ sta drammaticamente perdendo di vista il problema reale. Il nostro obiettivo non è sostituire due ministri renziani con due non renziani, ma creare un sistema istituzionale e politico che duri per i prossimi vent’anni, almeno”. In ogni caso “Se si fanno le cose non vedo ragioni per interrompere la legislatura – aggiunge Renzi- io sono stato l’unico a non aver mai posto un termine finale all’azione di governo: finché si fanno le cose si può andare avanti”. L’esecutivo, precisa, “ha tutto il diritto di andare avanti, ma per andare avanti abbia la forza di raccontarci una visione, di coinvolgerci prima, di non inserire nei decreti tutto quello che ha in mente”. A stretto giro di posta la replica del Premier che si dice “d’accordo con Renzi sulla necessità di un nuovo inizio dell’azione di Governo. Mi sono impegnato in questa direzione- osserva Letta e conto di arrivare a risultato positivo a breve”. Poi uno stringatissimo passaggio sulla riforma elettorale: “Sono fiducioso in un risultato positivo dell’iniziativa opportuna e coraggiosa che Renzi ha assunto” resta però il fatto che su questo punto la tensione resta altissima e non basta una nota per stemperare il clima. E’ infatti un segnale preciso il fatto che il Premier abbia disertato la Direzione, troppi impegni di Governo? Forse sì, ma va detto che quando nella stanza dei bottoni c’era Epifani, questo non era mai avvenuto. Uno dei principali problemi tra Premier e Segretario è la riforma elettorale. Quella sognata da Renzi darebbe un colpo mortale ai partiti minori, anche quelli che totalizzano, qualche milione di voti resterebbero sull’uscio di Montecitorio. Questo il primo problema. Il secondo è stato posto dallo stesso Presidente del Pd, Gianni Cuperlo, che nel suo intervento ha evidenziato come sia necessario un Governo di svolta, un Letta due autorevole e con un Programma forte da mettere in campo nel 2014. “Sarebbe saggio – ha detto Cuperlo – valutare le ragioni non di un rimpasto, ma di una vera ripartenza con un nuovo governo presieduto da Letta, che recuperi un profilo di autorevolezza e prestigio e il Pd senta davvero suo”. Ma da registrare ci sono anche gli interventi dell’ex Viceministro dell’Economia, Fassina che ha parlato della necessità di un “Governo di svolta e per farlo serve un sostegno convinto e pieno del Pd. Oggi il Governo Letta è figlio di nessuno e dunque non può essere un Governo di svolta. Il Pd sciolga le ambiguità. Senza questo l’unica strada percorribile è quella del ritorno alle urne”. Segnaliamo anche la puntualizzazione di Civati, che nel suo intervento si è invece occupato, con una provocazione, del cosiddetto Job Act, lanciato dal Sindaco di Firenze. Sul punto, Civati chiede qualcosa di scritto, un testo da studiare che ancora non è noto. Ma tornando al tema della Legge Elettorale Renzi, in attesa del faccia a faccia con Silvio Berlusconi, che potrebbe tenersi nelle prossime ore, ha riconvocato la Direzione del partito per lunedì prossimo chiedendo che “al termine della discussione in commissione Affari costituzionali la Direzione “dovrà votare una proposta del Pd sulla legge”. E’ la Direzione che deve esprimersi, dice Renzi, “non è il segretario che chiede un mandato per fare come vuole lui”. “Non mi sento dire che la legge elettorale si fa nell’ambito della maggioranza punto e basta” dice Renzi. “Il punto centrale per noi è un sistema che consenta di governare e il sistema è il premio di maggioranza e non il doppio turno” aggiunge, spiegando che serve una legge che tolga “potere di veto ai partitini”. Ed è proprio quest’ultimo punto, il più controverso e certamente il più indigeribile per il Premier Letta.