Riforme istituzionali, dal Pd arriva un Ddl alternativo

La ricetta di Matteo Renzi resta indigeribile per una parte consistente del suo partito

ROMA – Accanto al Ddl del Governo, da una parte del Pd, arriva un nuovo colpo d’ala contro le accelerazioni del Premier Segretario, Matteo Renzi. Il sasso in uno stagno già tempestoso lo ha lanciato il Senatore Vannino Chiti che parla apertamente di voler “ Accettare e onorare la sfida sulle riforme istituzionali che il governo ha lanciato”. In sostanza, nelle prossime ore arriverà un apposito Ddl, che andrà ad affiancarsi a quello del Governo. Una provocazione? Probabilmente no. Probabilmente si tratta di una reazione alla fretta che Renzi sta forzatamente imponendo alle Camere. E se nel Pd qualcosa si muove nella parte di partito non legata a filo doppio con il Segretario, reazioni arrivano, puntuali anche dalla componente maggioritaria del partito. Il ministro per le Riforme e fedelissima del segretario Maria Elena Boschi, parla di “impianto riformatore equilibrato” chiedendo al mondo della politica di “superare almeno le derive patologiche attuali” del Parlamento. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha approfittato di una audizione, proprio al Sentato, dedicata al ddl costituzionale da poco approvato dal Consiglio dei ministri. La Boschi ha anche voluto puntualizzare che il Governo ha intenzione, grazie al provvedimento, di intervenire “sull’eccessivo numero di decreti, sui decreti omnibus e sul ricorso alla fiducia sui maxiemendamenti”. Il ministro, che ha incassato anche le tante critiche piovute sull’Esecutivo, non solo dall’opposizione, ma anche dalla maggioranza e dal suo stesso partito che ha la ‘golden share’ sul futuro di Premier e Governo: Quello della Boschi ha tutta l’aria di essere un appello rivolto soprattutto ai parlamentari del suo partito: “Abbiamo una occasione unica per la riforma del sistema istituzionale del nostro Paese. Conto sulla vostra collaborazione per poter migliorare questo testo ma cercando di tenere fede a questa impostazione e ad aiutarci affinché l’obiettivo della prima lettura al Senato entro il 25 maggio possa essere realizzata”. E se nella maggioranza le acque sono più che agitate, nell’opposizione ed in particolare in quella rappresentata da Forza Italia, Renzi e la sua proposta, finiscono nel mirino di Renato Brunetta, che è tornato a chiedere un nuovo incontro tra i due leader, Renzi e Berlusconi. Tra le richieste che formulano gli azzurri, due sono assolutamente irrinunciabili: la prima è quella che chiede di tenere aperte le porte all’elezione dei senatori, almeno per una parte consistente dell’Aula. La seconda è lo stop, anche questo non negoziabile, sulla parte che riguarda la nomina da parte del Capo dello Stato di 21 rappresentanti a Palazzo Madama. Da registrare, infine, sempre in casa Pd, la presa di posizione estremamente critica, del Senatore Corradino Mineo, che alle Primarie che hanno incoronato Renzi ha sostenuto Pippo Civati: “A pensar male –avverte Mineo- si direbbe che il governo vuole un Senato delle Autonomie debole per poterlo ‘convincere’ , se non coartare. È questo il vostro obiettivo?”.

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