ROMA – Secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna, al 25 marzo 2014 i morti sul lavoro nelle costruzioni sono stati 108, il 19,6% in più rispetto alla stessa data del 2013, un dato drammatico che dobbiamo ricordare anche il Primo Maggio, per questo metterò il lutto, aderendo all’iniziativa lanciata dall’Osservatorio e proseguendo la tradizione Fillea di ricordare nel giorno della Festa del Lavoro tutti coloro che di lavoro sono morti.
Purtroppo il fenomeno infortunistico nel nostro settore non è in calo” racconta Schiavella “i dati Inail indicano una diminuzione degli eventi denunciati, ma quei numeri non dicono tutto, soprattutto in tempo di crisi, quando si riducono gli addetti e le ore lavorate. Per questo dal 2009 la Fillea incrocia i dati Inail con quelli di 60 Casse Edili “un raffronto che racconta un’altra storia da quella delle statistiche ufficiali.
Dai conti Fillea risulta infatti che dal 2008 al 2012 la frequenza oraria degli infortuni mortali è cresciuta di oltre l’11% (un morto ogni 4.800 ore lavorate nel 2012, uno morto ogni 5.400 ore lavorate nel 2008) e quella per numero di addetti è cresciuta di quasi il 7% (un morto ogni 3.650 nel 2012, un morto ogni 3.900 addetti nel 2008). Scende invece del 20% la frequenza degli infortuni denunciati, mentre raddoppia paurosamente la frequenza relativa alle malattie professionali: nel 2012 denunciata una malattia ogni 111 addetti, nel 2008 ogni 221 addetti (+ 49%), percentuale che sale al 52% per frequenza oraria. “A guardare questi dati, salta all’occhio la discrepanza tra la crescita dei morti sul lavoro e l ’esplosione delle malattie professionali con la sensibile riduzione degli infortuni denunciati” sottolinea il numero uno Fillea “ma per chi, come noi, vive a contatto quotidiano con i lavoratori, il dato ha una sola ed unica lettura: cresce la tendenza a non denunciare gli infortuni di minore gravità .” E le cose vanno ancora peggio per gli artigiani, dove si presenta la stessa sensibile riduzione degli infortuni, ma crescono i morti del 50% e le malattie professionali dell’84%, con una punta del 110% per gli autonomi edili, dati che per Schiavella confermano “che in assenza di un intervento forte sul piano delle regole e degli investimenti da parte dei governi, si sono acuite in questi anni le distorsioni proprie di questo settore” dove la corsa a ridurre i costi del lavoro ha prodotto risultati devastanti “crescita di elusione contributiva, utilizzo di finto part-time, sottoinquadramento, lavoro nero e caporalato, utilizzo di contratti non standard o di contratti nazionali di altri comparti (cooperative, metalmeccanici etc.), trasformazione dei dipendenti in false Partite Iva. Non a caso, in questi anni è cresciuta la presenza di lavoratori autonomi e di imprese con 1 dipendente, tutti fenomeni prodotti da una condizione di ricatto del lavoratore per contenere i costi e scaricare la zavorra delle spese per la sicurezza sull’ex dipendente, costretto a mangiare questa minestra pena la perdita del lavoro.” E dal Governo “mi sarei atteso un cambio di passo e di strategia, con investimenti ed un rafforzamento dell’azione regolativa, degli strumenti di controllo, delle sanzioni, della formazione” ma anziché scegliere questa come “strada maestra per passare dal dire che il futuro è nella qualità del lavoro e dell’impresa al farlo davvero” con il decreto lavoro si è scelto “di far evaporare il Durc, cioè l’unico strumento in grado di garantire la qualità e la regolarità del lavoro, ripercorrendo sempre il solito sentiero battuto dai governi precedenti, quello della deregolamentazione del settore.”