ROMA – La cronaca politica dei nostri tempi è sempre più infarcita di parallelismi col mondo animale. Il pensiero della classe politica nostrana non riesce a creare delle metafore che vadano al di là di quella di natura faunistica. Non ci sono gli illuministi e i romantici, gli scapigliati e i crepuscolari, gli avanguardisti e gli ermetisti, oppure semplicemente gli speranzosi o i disillusi. All’orizzonte si riescono a intravedere solo polli, gufi, sciacalli, pitoni, giaguari, falchi, colombe e asinelli, questi ultimi in forte rimonta nei sondaggi.
Nella travagliata vicenda che portò alla scissione tra Forza Italia e Ncd, c’erano i falchi e le colombe, ma tra i falchi, che lottavano per far cadere il governo Letta, c’erano anche serpenti, nello specifico pitoni, anzi pitonesse. Mentre tra le colombe, quelli che volevano restare al governo, c’erano anche bradipi e camaleonti. Insomma una zoomorfia variegata persino nella composizione delle compagini.
Ma ultimamente gli animali della politica con l’arrivo del nuovo premier Renzi hanno ritrovato nuova vigoria, così sono arrivati anche i gufi e gli sciacalli, che per il segretario Pd sono quelli del M5S che sperano che le cose vadano male per vincere sulle macerie.
Per Beppe Grillo, invece, lo sciacallo è Renzie (come lo chiama il comico), che specula sulla sofferenza delle persone di Senigallia colpite dall’alluvione.
I felini, invece, sono in via di estinzione. Dopo la brutta figura che ha fatto Bersani cercando inutilmente di smacchiare un giaguaro, ovvero Berlusconi, che si definì invece un leone. Non latitano i polli che, come ha recentemente sostenuto Berlusconi, “si allevano in batteria, al contrario dei leader”.
Ma in pole position ci sono sempre i camaleonti. Nella XVI legislatura i parlamentari che hanno cambiato casacca sono stati ben 267, restano dunque il gruppo faunistico dominante.
Uno dei i primi a fare un serio accostamento tra il mondo politico e quello animale fu Norberto Bobbio, il quale sosteneva che nella politica è possibile l’istituzione di una morale, e che nel mondo animale, invece, non potrebbe mai regnare un sistema morale. Non solo: nel mondo politico è possibile instaurare un regime di pace, il mondo animale è invece caratterizzato dal dominio della lotta. Dunque, il mondo animale è retto dal conflitto perché sregolato, mentre nel mondo politico esistono delle regole per una buona convivenza nell’interesse del bene comune. Con tutto il rispetto, la teoria appare azzardata.