Libia. La residenza di Gheddafi rasa al suolo. A Misurata si combatte ancora

TRIPOLI – Quante volte abbiamo sentito dire che Gheddafi aveva le ore contate, che ormai era questione di poco, che presto il popolo si sarebbe liberato definitivamente del sanguinario dittatore.

Invece in Libia Gheddafi resiste e le sue armate fedeli continuano a dare filo da torcere agli insorti e alle forze della nato. Tra le poche informazioni che giungono dalle zone calde si continua a combattere e a morire, nonostante l’entrata in scena dei Predator, i velivoli droni in grado di sorvolare e bombardare il territorio nemico senza pilota, e i 177 milioni di dollari devoluti dal Kuwait per aiutare i ribelli, probabilmente nell’acquisto di armi.
Nel frattempo alle prime luci dell’alba i raid della Nato – che si sarebbero intensificati nelle ultime ore – hanno bombardato alcuni punti definiti strategici a Tripoli, tra cui quello in cui sorge la residenza del Colonnello Muammar Gheddafi. Il complesso di Bab al-Aziziyah usato dal rais per le sue riunioni  sarebbe stato raso al suolo. Almeno questo è il resoconto diffuso dalle autorità locali che parlano di una cinquantina di vittime e decine di dispersi.
La situazione è ancora drammatica a Misurata, la cittadina che sembrava fosse passata definitivamente in mano ai rivoltosi che ieri avevano annunciato di aver messo in fuga  le brigate di Gheddafi. Invece, altro che ritirata, in questo tormentato luogo si continua a combattere, si continuano a contare le vittime, almeno un centinaio da ieri e altrettanti feriti. E i dati sono approssimativi, spesso per difetto. Sempre da ieri piovono razzi Grad lanciati a casaccio verso il centro della città e le zone residenziali dalle brigate governative, alle quali – secondo i ribelli- si sarebbero aggiunti anche combattenti tribali e civili. Tutto da confermare, ma la situazione resta praticamente immutata rispetto a qualche giorno fa, in cui sembrava che gli insorti assaporassero già la vittoria sventolando le bandiere al grido di “libertà”.

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