Vite senza corpi. Gli italiani desaparecidos

Domani, mercoledì 4 maggio, sarà presentato a Roma il libro “Vite senza corpi. Memoria, Verità e Giustizia per i desaparecidos italiani all’ESMA”

ROMA – Se oggi ti ritrovi a passeggiare per Buenos Aires, tra il Rio de la Plata, i bei parchi non lontani dal centro della città, la Recoleta, e ti sposti di poco verso nord, ti imbatti nello Spazio per la Memoria, una imponente struttura con 32 edifici circondati da un placido parco che si estende per ben 17 ettari ed è costeggiato dalla Avenida del Libertador. Fu quello, negli anni dell’ultima dittatura, il luogo simbolo della follia e dell’orrore nato dall’odio politico e dalla presunzione totalitaria che trascinò l’Argentina verso una terribile repressione e che ha lacerato il paese con ferite ancora oggi non rimarginate.
Scomparvero nel nulla 30.000 giovani attivisti, studenti, religiosi, imprenditori. Torturati nelle forme più sadiche, umiliati, gettati nell’immenso Rio de La Plata da funesti aerei della morte o uccisi in altre forme malvagie, in atti benedetti da compiacenti e vili cappellani cattolici e da gerarchie accondiscendenti. Cinquecento bambini furono sottratti ai loro genitori, in gran parte poi uccisi, ed assegnati a fedeli esecutori della dittatura che li hanno cresciuti come loro figli, nell’ultima, perversa idea che, sottrarre il sangue, il futuro, gli occhi e le fattezze dei nemici politici, potesse rappresentare il trionfo della purezza che sognavano, una purezza fondata sull’odio, sulla morte, sul totalitarismo.

E in quegli edifici, nella Scuola Superiore di meccanica della Marina, la ESMA, si  perpetrarono alcuni degli atti più feroci di quella follia. Morirono lì circa 5.000 persone e da lì partivano, tutti i mercoledì, gli aerei della morte carichi di giovani diretti verso la peggiore delle loro fini.

Tra di loro c’erano figli e figlie di italiani migrati in Argentina con tante sofferenze ed illusioni, partiti verso la speranza di una vita più degna.
Forse oggi non conosceremmo queste storie terribili, se non fosse stato per alcune disperate Madri e Nonne. Fu addirittura organizzato un Campionato del Mondo di Calcio, quello del 1978, per poter coprire il rumore degli aerei della morte che sorvolavano gli stadi trasportando i giovani pronti per essere gettati vivi nel Rio e le altre urla di dolore. Le autorità calcistiche non vollero ascoltare le denunce che iniziavano a levarsi ed elargivano ringraziamento al regime militare, come fece il presidente della FIFA Havelange parlando alle televisioni di tutto il pianeta: “Finalmente il mondo può vedere l’immagine vera dell’Argentina”, mentre Henry Kissinger, grande manovratore e supporter esterno di quanto accadeva in Argentina e nelle altre dittature sudamericane, presenziava soddisfatto.

Fu solo il coraggio di Hebe, Estela, Vera, Angela e decine di altre, che si conobbero e diedero forza l’un l’altra mentre marciavano vicino al palazzo di Governo, a rompere quel poderoso muro di omertà e falsità. Ingenue, stanche e addolorate, chiamate ‘locas’, pazze e minacciate, ma indomite, hanno dato il loro contributo alla storia, alla verità, e continuano a farlo, tutti i giovedì a Plaza de Mayo a Buenos Aires e in giro per il mondo. A loro l’intera umanità deve qualcosa, per aver dimostrato che l’orrore può essere vinto anche dopo tante sconfitte, che pur senza i loro cari, scomparsi per sempre anche nei loro corpi, si può avere la forza di combattere per un mondo più giusto, che la verità può valere più di tante ricchezze e poteri sottratti con la violenza e l’infamia.

E questa  battaglia l’hanno condotta, e continuano a condurla, anche donne italiane, o di origine italiana, nelle aule dei tribunali romani. Sono in fase conclusiva il processo per il Plan Condor, condotto da Giancarlo Capaldo e che vede 140 imputati delle Giunte militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù, Uruguay, con decine di italo-latinoamericani coinvolti, e con le madri, le sorelle, le donne dei desaparecidos che sono state le iniziatrici e le più coinvolte nell’istruttoria, e il processo per l’omicidio dell’ex sacerdote Omar Venturelli scoparso nel Cile di Pinochet, che vede l’impegno costante della figlia Maria Paz .
Domani, con il libro “Vite senza corpi. Memoria, Verità e Giustizia per i desaparecidos italiani all’ESMA”, si ricorderà invece il processo ai militari argentini conclusosi positivamente a Roma con l’ergastolo per i responsabili accertati. Un storia da conoscere, per l’impegno profuso dalle donne parenti delle vittime, dalle associazioni e dai gruppi di sostegno, che ha messo a nudo una parte di quelle verità che sembravano impossibili da svelare e per continuare a sostenere le Madri di Plaza de Mayo – sarà presente all’evento una di loro, Vera Vigevani –  e tutti coloro che si battono perché queste vite senza corpi ottengano giustizia e per costruire un mondo basato sulla verità e sulla giustizia.

 

Presentazione del libro mercoledì 4 maggio 2011

vite senza corpi
Memoria, Verità e Giustizia
per i desaparecidos italiani all’ESMA
A cura di
Jorge Ithurburu – Cristiano Colombi
Edizioni Gorée

Provincia di Roma
Palazzo Valentini, via IV novembre 119/A
Sala “Di Liegro”

Ore 17.00
Saluti delle Autorità:
S.E. Torcuato Di Tella, Ambasciatore argentino in Italia
On. Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza
On. Massimiliano Massilimiani, Provincia di Roma

Ore 17.30
Incontro con gli Autori:
Vera Vigevani, Madres de Plaza de Mayo
Francesco Caporale, Pubblico Ministero
Anna Maria De Luca, giornalista Repubblica.it
Jorge Ithurburu, Presidente 24marzo Onlus
Cristiano Colombi, Presidente SAL Onlus

Modera:
Cecilia Rinaldini, Giornalista Radio RAI

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