Grecia: l’accordo al vaglio. Il popolo torna in piazza

ATENE – Ventiquattro ore per accettare o meno  l’accordo di salvataggio. Per questo i gruppi della maggioranza, il governo e il Parlamento greco stanno esaminando le onerose misure di rigore, dopo il complesso e faticoso accordo raggiunto a Bruxelles per un nuovo piano di aiuti alla Grecia

Intanto, monta la rabbia degli ambienti che non hanno approvato il “cedimento” del premier Alexis Tsipras  dopo la vittoria del no al referendum. Questa mattina tocca ai gruppi parlamentari dei due partiti al governo, Syriza del primo ministro Alexis Tsipras e i  “Greci Indipendenti”, esaminare il progetto di legge sulle nuove misure. Secondo il piano approvato a Bruxelles, il governo deve votare le misure previste al più tardi nella giornata di domani. Non appena il governo greco dovesse approvare le misure, anche i Parlamenti

degli altri paesi dell’Unione europea potranno esprimere il loro parere sul piano. Non appena la Grecia approverà tutti i provvedimenti che si è impegnata a varare entro il 15 luglio, secondo quanto annunciato dal presidente Jeroen Dijsselbloem, si svolgerà una riunione dell’Eurogruppo.

Da quanto emerge il portavoce del gruppo parlamentare di Syriza, Nikos Filis, ha esortato i deputati a sostenere il primo ministro Alexis Tsipras, sottolineando che altrimenti si renderebbero complici di chi vuole rovesciare il governo ellenico, mentre il ministro greco dell’Energia,  Panagiotis Lafazanis, ha chiesto al primo ministro di ritirare l’accordo raggiunto a Bruxelles, da lui definito “inaccettabile”. 

La Gran Bretagna non aiuterà la Grecia

Intanto il governo di Cameron mette le mani avanti: la Gran Bretagna non intende pagare una quota del nuovo prestito alla Grecia concordato faticosamente ieri dai Paesi dell’Eurozona. Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, riferisce il Guardian, fa sapere ai colleghi europei che Londra si opporrà a ogni ipotesi d’impiegare a questo fine il fondo di emergenza Ue finanziato da tutti i 28 (Efsm), visto che fin dal 2010 era stato assicurato a David Cameron che tale fondo non sarebbe stato più usato per piani di salvataggio di Paesi euro.

“La Gran Bretagna non è nell’euro, quindi l’idea che i contribuenti britannici possano essere chiamati in causa per questo accordo greco è completamente sballata”, ha tagliato corto Osborne all’arrivo a Bruxelles. “L’eurozona – ha rincarato – deve coprire da sola il suo conto”. Voci sul possibile uso degli stanziamenti dell’Efsm (European Financial Stabilisation Mechanism) erano rimbalzate a Londra da Bruxelles, suscitando allarme sui giornali più vicini al governo conservatore britannico. Proprio oggi il Times paventa che, se

per il prestito alla Grecia fosse utilizzato il fondo dei 28, la quota di Londra sarebbe di “850 milioni di sterline”, ben oltre il miliardo di euro. Mentre il Daily Telegraph evoca per il Regno Unito “un conto da un miliardo di sterline per il salvataggio greco”. 

Il popolo torna in piazza

Nel frattempo domani il sindacato greco che rappresenta i dipendenti settore pubblico (Adedy) ha invitato i propri iscritti a scioperare per 24 ore in segno di protesta contro il nuovo accordo raggiunto  che prevede nuove e più dure misure di austerità. All’astensione del lavoro degli statali, la prima nei sei mesi del governo Syriza guidato dal premier Alexis Tsipras, farà seguito una manifestazione convocata nel pomeriggio nella centrale piazza Syntagma, davanti al Parlamento. 

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