Turchia. Isis è l’indiziato principale per la strage di Ankara

Le indagini vicine al nome dell’attentatore

ANKARA – Il premier turco Ahmet Davutoglu sembra non avere dubbi. Per lui il principale indiziato della strage di Ankara è lo Stato islamico, a cui apparterrebbero due attentatori suicidi che si sono fatti saltare in aria davanti alla stazione della capitale turca uccidendo 97 persone, facendo esplodere la rabbia popolare contro il governo che non ha saputo garantire la sicurezza dei cittadini. Nella prima intervista da sabato, quando la Turchia ha subito il più grave attentato della sua storia, Davutoglu ha sottolineato che le elezioni anticipate in programma il prossimo 1 novembre si terranno regolarmente nonostante il massacro. 

L’attacco contro una manifestazione organizzata da formazioni di sinistra, sindacati e attivisti filocurdi ha portato alle stelle la tensione in Turchia, dove il governo ha avviato a luglio una dura campagna militare contro i ribelli curdi del Pkk e fa i conti con la presenza dei jihadisti al confine con la Siria.”Vedendo come è accaduto l’incidente, stiamo indagando sul Daesh come prima priorità” ha detto Davutoglu alla tv NTV, usando l’acronimo in arabo per l’Isis. Gli attacchi sono stati compiuti da due kamikaze uomini, ha aggiunto. “Siamo vicini a un nome (di un attentatore). Quel nome ci rinvia a un’organizzazione” ha detto. Davutoglu tuttavia ha espresso grande cautela, ribadendo che i “potenziali indiziati” sono tre: lo Stato islamico, ma anche il ribelli curdi del Partito dei lavoratori del kurdistan (Pkk) e il Partito/Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (DHKP-C).Intanto il ministro degli Interni Selami Altinok si è detto disponibile a lasciare, terminate le procedure del dopo strage. Il ministro è finito da subito sotto accusa per l’assenza di controlli di polizia all’arrivo dei manifestanti nel centro di Ankara e per la reazione delle forze dell’ordine, che secondo i presenti avrebbero ostacolato l’arrivo delle ambulanze e lanciato lacrimogeni sui morti e feriti. Ma Davutoglu ha negato che ci siano stati problemi di sicurezza o intelligence. “Non è possible parlare di fallimento in generale” ha detto, aggiungendo “questo attacco non trasformerà la Turchia nella Siria”. 

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