Unioni civili, 173 sì, ma Verdini crea il caos nel Pd

ROMA – La legge sulle unioni civili incassa il primo via libera del Senato, con 173 voti favorevoli alla fiducia posta dal governo sul maxiemendamento, frutto di una difficile intesa con Area popolare.

Il Pd, e per primo il segretario-premier, Matteo Renzi, esultano per il risultato raggiunto e parlano di “giornata storica” e di un risultato da rivendicare “a testa alta”. Non mancano pero’ i malumori e le fibrillazioni interne ai dem per i voti dei verdiniani, che si aggiungono alla maggioranza e fanno si’ che, nella votazione di oggi, si tocchi quota 161, ovvero la maggioranza assoluta, solo grazie al gruppo Ala. Tanto che le opposizioni vanno alla carica e chiedono al Quirinale di intervenire: il voto di oggi “e’ la certificazione che la maggioranza e’ cambiata. Renzi ne tragga le conseguenze e salga al Quirinale”, afferma il capogruppo di Forza Italia, Romani. Dello stesso avviso i 5 Stelle, la Lega e Sinistra italiana. Dal Colle, per ora, non trapela altro che silenzio. Non sfugge, infatti, a chi analizza a freddo l’intera vicenda, che il voto e’ stato espresso su un tema assai delicato, che riguarda i diritti civili e per il quale si e’ spesso parlato di voto di coscienza. Insomma, non tutti sono propensi a farne una battaglia politica, preferendo derubricarla a voto su temi eticamente sensibili. Il governo dunque si difende, nega che i voti di Verdini siano determinanti e, soprattutto, che la maggioranza politica sia mutata. “I voti di Ala non sono una cosa che, di per se’, certificano il loro passaggio nella maggioranza”, scandisce il Guardasigilli Orlando. E dal Pd si affrettano a specificare che nella votazione di oggi ben 12 senatori appartenenti alla maggioranza non hanno votato, chi per dissenso sulla legge chi per assenza giustificata. Anche il presidente emerito Giorgio Napolitano minimizza la portata dei voti verdiniani: “Sono voti aggiuntivi e non sostitutivi”, dice. Ma e’ lo stesso Verdini a metterci il cappello e a rivendicare un ruolo importante per i suoi voti: “il contribuito di Ala e’ determinante ed essenziale”. Parole – e numeri – che mandano in fibrillazione il Pd. Dalla sinistra dem arriva la richiesta ai vertici del partito di un chiarimento. 

Che il clima fosse teso si capisce gia’ nel pomeriggio, quando Roberto Speranza arriva al Senato e riunisce i fedelissimi. Il timore e’ che possano esserci conseguenze sull’imminente voto di fiducia. Tutto fila liscio, ma la polemica e’ ormai esplosa. Sin dalla mattina, serpeggia un forte malumore tra le file del Pd. La notizia di un passaggio del sottosegretario Gentile da Ap a Ala, cosi’ da rappresentare di fatto l’ingresso dell’ex braccio destro di Berlusconi nel governo e nella maggioranza (notizia poi smentita dal diretto interessato) e’ la miccia che da’ il la’ all’esplosione. Un’alleanza con la destra “snaturerebbe” il progetto del Pd, tuona il bersaniano Zoggia. Per il senatore della minoranza dem Fornaro “se la natura dell’alleanza cambia diventa un caso politico”. Dalla maggioranza del partito e’ un susseguirsi di rassicurazioni: “E’ evidente che i voti di Verdini non sono determinanti”, dice il vicecapogruppo al Senato Martini. Il capogruppo Zanda minimizza: “Sono voti aggiuntivi e non determinanti. Non c’e’ alcun bisogno di salire al Colle”. Sulla stessa lunghezza d’onda Finocchiaro: “I voti di Ala non sono decisivi”. Matteo Renzi, ufficialmente, evita accuratamente il tema, non entra nella polemica interna al suo partito e preferisce commentare il via libera del Senato alla legge: “La giornata di oggi restera’ nella cronaca di questa legislatura e nella storia del nostro Paese”. Nella minoranza dem, pero’, c’e’ gia’ chi invoca un chiarimento interno, Renzi deve spiegare cosa intende fare con Verdini, spiegano fonti della sinistra Pd. E tra i malpancisti c’e’ chi non esclude la richiesta di una assemblea del partito, da tenersi quanto prima. “L’ambiguita’ sul ‘peso’ di Verdini e sui rapporti con Ala” a ridosso delle amministrative “e’ un danno. Serve chiarezza”, afferma un senatore della sinistra Pd, che non disdegna l’idea di un congresso anticipato, “per contarci. Vediamo se ci sono margini per evitare la deriva a destra del partito”. La giornata, pero’, e’ stata caratterizzata anche da un’altra polemica, questa volta tra alleati di governo. Le parole di Alfano (“abbiamo impedito una rivoluzione contro natura”, dice da Bruxelles) scatenano la forte reazione del Pd – senza distinzione di ‘area’ – che insorge: “Contro natura e’ il vostro oscurantismo”, afferma Speranza. “Parole gravissime”, dice Cuperlo. “Da Alfano oscurantismo medievale”, aggiunge Finocchiaro.

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