Panama Papers, quando la giustizia fiscale non esiste

ROMA – Dall’inchiesta ‘Panama Papers’, sui paradisi fiscali dei Vip, emerge che oltre 1200 enti svizzeri figurano tra  le 14.000 banche, studi di avvocati e intermediari che hanno  contribuito a creare le società offshore oggetto dell’indagine  giornalistica.

Solo Hong Kong e la Gran Bretagna ne  contano di più. E gli intermediari elvetici risultano fra i più  attivi. Secondo quanto rivela il Consorzio internazionale dei  giornalisti d”inchiesta (ICIJ) hanno contribuito alla creazione di  34.300 delle circa 214.000 società offshore individuate, ossia il 16%  del totale. Ubs, Credit Suisse (tramite una filiale) e Hsbc Svizzera figurano tra  le banche più attive nella registrazione di società-schermo. In  Svizzera il lavoro è stato coordinato dalla cellula d”inchiesta  costituita da “Matin Dimanche” e “SonntagsZeitung/Tages-Anzeiger”, che annunciano oggi una serie di articoli nei prossimi giorni e settimane sempre  sui Panama Papers.

Oxfam chiede giustizia fiscale

“Ogni anno nei soli Paesi poveri l’elusione fiscale genera 170 miliardi di dollari di mancate entrate. Risorse fondamentali per 400 milioni di persone che ancora non hanno accesso a servizi sanitari pubblici di base”. A sottolinearlo – dopo le rivelazioni sulla presunta elusione fiscale di nomi illustri del mondo della politica, bancario, finanziario, imprenditoriale, dello sport e dello spettacolo, sia a livello internazionale che italiano con i cosiddetti ”Panama Papers” – è Oxfam, che nell’ambito della campagna ”Sfida L’Ingiustizia” chiede al governo italiano e ai leader europei e mondiali di adottare con urgenza misure efficaci di giustizia fiscale. All’appello hanno aderito in appena due mesi oltre 190 mila cittadini da tutto il mondo, attraverso la petizione Basta con i paradisi fiscali. ”Dopo gli scandali Luxleaks e Swissleaks, l’inchiesta Panama Papers di ICIJ, che sta coinvolgendo trasversalmente nomi eccellenti del mondo della politica, bancario, finanziario, imprenditoriale, dello sport e dello spettacolo, getta nuova luce su subdole pratiche elusive e sulla pervasività degli abusi fiscali a livello globale e nel nostro Paese”, afferma la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti. 

”Viviamo nell’epoca dell’abbondanza e al tempo stesso della grande disuguaglianza – continua Bacciotti – Mentre i super-ricchi occultano risorse nei paradisi fiscali, potenti multinazionali trasferiscono artificialmente e esentasse gli utili prodotti altrove, verso paesi a fiscalità agevolata. I cittadini e i governi vengono così privati ogni anno di miliardi di dollari. Una situazione resa possibile dall”iniquità del sistema fiscale internazionale, dall”agguerrita concorrenza fiscale tra i Paesi e dall’opacità del sistema. Solo quando trapelano informazioni riservate grazie a gole profonde e al lavoro di giornalisti d”inchiesta, si fa temporaneamente luce sulle falle strutturali del sistema. Servono invece regole che garantiscano maggiore trasparenza: permettere, ad esempio, a tutti i cittadini l”accesso ad alcune informazioni societarie e fiscali è fondamentale per disincentivare pratiche elusive”. 

L’inchiesta si allarga. Ecco i leader evasori

Intanto si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sui Panama Papers e spuntano altri nomi. Sono già 12 i leader o gli ex leader di diversi paesi che sono direttamente citati nel mare di documenti pubblicato dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo sulla base di 2,6 terabyte di dati consegnati da una fonte interna allo studio legale di Panama Mossack Fonseca sull’utilizzo dei paradisi fiscali. Molti di più i parenti o gli uomini vicini a questi leader.

Ecco i nomi

LEADER- Mauricio Macri, presidente dell’Argentina – Bidzina Ivanishvili, ex premier della Georgia – Davíð Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda – Ayad Allawi, ex premier dell’Iraq – Ali Abu al Ragheb, ex primo ministro della Giordania – Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex premier del Qatar – Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, ex emiro del Qatar – Salman bin Abdulaziz bin Abdulrahman Al Saud, re dell’Arabia saudita – Ahmad Ali al-Mirghani, presidente del Sudan – Khalifa bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, presidente degli Emirati arabi uniti ed emiro di Abu Dhabi – Pavlo Lazarenko, ex primo ministro dell’Ucraina – Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina

CONGIUNTI DEI LEADER E PERSONE LORO VICINE

Famiglia del presidente azero Ilham Aliev – Deng Jagui, cognato del presidente cinese Xi Jinping – Li Xiaolin, figlia dell’ex premier cinese Li Peng – Arkady e Boris Rotenberg, amici del presidente russo Vladimir Putin – Sergey Roldugin, violoncellista amico del presidente russo Vladimir Putin – Rami e Hafez Makhlouf, cugini del presidente siriano Bashar al Assad – Ian Cameron, padre del primo ministro britannico David Cameron – Alaa Mubarak, figlio dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak – Mounir Majidi, segretario personale del re del Marocco Mohammad VI – Mariam Safdar, Hasan e Hussain Nawaz Sharif, figli del primo ministro pachistano Nawaz Sharif – John Addo Kufuor, figlio dell’ex presidente del Ghana John Agyekum Kufuor – Mohd Nazifuddin bin Mohd Najib, figlio del primo ministro della Malaysia Najib Razak – Daniel Muñoz, segretario privato del defunto presidente argentino Nestor Kirchner e associato anche alla moglie e poi presidente Cristina Fernandez de Kirchner – Juan Armando Hinojosa, imprenditore vicino al presidente messicano Enrique Penha Nieto – Pilar di Borbone, sorella maggiore dell’ex re di Spagna Juan Carlos – Jean-Claude N’Da Ametchi, vicino all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo – Clive Khulubuse Zuma, nipote del presidente del Sudafrica Jacob Zuma – Mamadie Touré, vedova del defunto presidente di Guinea Lansana Conté.

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