L’eredità di Casaleggio, l’impegno e l’onestà

ROMA – “Ci sono uomini che campano la propria vita e poi se ne vanno senza lasciare nessun segno del proprio trascorso. Altri invece al momento della dipartita lasciano un solco profondo nella memoria di ognuno.

Questo è il caso di Gianroberto Casaleggio”. Il Premio Nobel Dario Fo torna a scrivere sul blog di Beppe Grillo all”indomani della morte di Gianroberto Casaleggio. “A questo proposito – scrive Fo – Ruzzante aggiungeva: ”C’è chi attraversa il grande fiume come se si trovasse stracolmo di vele, e ponendosi, così come ha vissuto, con le braccia spalancate e riuscendo a raccogliere vento in gran quantità come fossero alberi di una nave, così da muoversi col massimo del vigore e comunicare agli altri il proprio intento”. Gianroberto aveva un programma da condividere, e per tutto il suo tempo, con un impegno totale, ha lottato perché quella sua idea andasse in porto”. “Certo – ricorda il Premio Nobel – si risentiva quando si trovava accusato di agire per interesse personale, ma era un attimo solo. Appresso riprendeva slancio, teso a realizzare il proprio sogno. E a chi dedicava questa sua fatica? Ai giovani, soprattutto”.

”Ma come puoi riuscirci – mi è capitato di chiedergli – se non istituisci una scuola, un luogo dove insegnare ai ragazzi il mestiere di comunicare?”. E Gianroberto – ricorda Fo – mi rispondeva: ”C”è una scuola, la più efficente, ed è la vita, nella quale non basta assistere a quello che succede ma bisogna starci dentro, lottando con sapienza e determinazione”. E aveva ragione. Infatti tutti siamo rimasti sorpresi quando ci siamo resi conto che a sostenere l”impegno di scontrarsi con i mestieranti della politica erano spuntati dei ragazzi e delle ragazze con la faccia pulita e gli occhi di una vivacità tutta nuova”. “”Ma da dove vengono? – mi chiedevo – Chi ha fatto loro da maestro?”. ”L”impegno – mi ha risposto Casaleggio – l”impegno e l”onestà degli intenti”. Però bisogna rendersi conto che fra quei giovani decisi a rifiutare l”inganno e l”ipocrisia si sono infilati anche dei mistificatori, pronti, dopo essere stati eletti, a passare armi e bagagli nel gruppo dei politicanti, maestri dell”arraffo”. “È un rischio che si corre ogni volta che si applica interamente la libertà. È fin troppo facile – scrive ancora Fo – firmare un impegno con l”idea di non rispettarlo, e approfittare della buona fede degli altri per raggiungere un basso scopo. Il rimedio a questo continuo pericolo è, un”altra volta, l”impegno. Non cedere mai il passo ai furbi e agli approfittatori. E soprattutto non avere mai paura di denunciare la presenza delle termiti per timore di sporcare la credibilità del tuo gruppo. Pietà l”è morta, come dicevano i nostri vecchi nelle lotte di fabbrica”.

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