Trivelle. Le concessioni sono scadute, Melilla interroga Renzi

PESCARA – Sulla vicenda delle nove concessioni per l’estrazione di idrocarburi già scadute da mesi o da anni, il deputato abruzzese Gianni Melilla (Si-Sel) interroga il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, chiedendo “quali iniziative intenda assumere per accertare la gravità dei fatti e rimuovere i responsabili di questo comportamento, al fine di fare chiarezza e affermare l’interesse generale al risanamento ambientale e alla libera concorrenza del mercato”. 

Nell’interrogazione a risposta scritta, Melilla sottolinea che, nonostante la scadenza, “le compagnie petrolifere continuavano ad operare come se niente fosse. Queste piattaforme – spiega il deputato – sono nel mare di quattro regioni adriatiche: Abruzzo, Marche, Veneto ed Emilia Romagna. La legge di stabilità del 2016 ha sanato queste irregolarità come si evince dal bollettino degli Idrocarburi del Mise guidato dalla ministra Guidi, in data 31 dicembre 2015”. “Si è cioè sanato a posteriori la illegalità – aggiunge – attraverso la modifica della disciplina della normativa sulla durata delle concessioni legandola alla vita utile del giacimento con effetto retroattivo: un bel regalo alle compagnie petrolifere. Proprio questo tema è oggetto del prossimo referendum del 17 aprile”.

“Il fondato sospetto è che si sia voluta scongiurare l’ipotesi di un imminente smantellamento delle piattaforme, a costi elevati per le compagnie. Inoltre vi è il capitolo oscuro delle concessioni non più produttive con scadenze lontane nel tempo e le piattaforme mai smantellate. La benevola sanatoria dal 1 gennaio 2016, con la legge di Stabilità – conclude Melilla – rende ancora più evidente l’opacità del comportamento del Mise e dei suoi uffici preposti all’esame tempestivo delle autorizzazioni alle concessioni e proroghe alle compagnie petrolifere”.

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