Manovra economica. Ecco perché lacrime e sangue sono rimandati al 2013

ROMA – Se una famiglia qualsiasi deve portare il budget familiare in pareggio non aspetta due anni ma comincia a risparmiare e a tagliare le spese (non in modo lineare) immediatamente. Anche perché è meglio “rateizzare” i nuovi sacrifici: un tanto all’anno invece che tutto (o quasi) nei due anni successivi. La manovra di Giulio Tremonti ha fatto esattamente il contrario. Ha previsto per quest’anno una manovra pari a 1,5 miliardi (praticamente, bazzecole), 5,5 per il prossimo e 40 miliardi nel biennio 2013-14.

UN LUCIDO DISEGNO. Cosa si nasconde dietro questa bizzarra decisione, non suffragata da alcuna razionalità di politica economica, né di equilibratura finanziaria? Alcune semplici riflessioni possono aiutarci a comprendere come, dietro le decisioni adottate ieri dal Consiglio dei ministri e comunicate in modo ambiguo e parziale ai media dalla coppia Tremonti-Berlusconi, si nasconda un’abilissima manovra politica, destinata a sabotare la prossima legislatura, o almeno a provarci.

In primo luogo, per un governo in carica significa acquisire un benefit immediato rimandare al futuro una decisione restrittiva di politica economica. Nell’immediato non sono colpiti gli interessi corporati dei ceti sociali di riferimento (imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi, cioè il brodo di coltura della grande evasione italiana) e, allo stesso tempo, si procrastinano provvedimenti che comunque finirebbero per colpire una fetta del proprio elettorato. Ciò consente il mantenimento e forse anche il recupero delle preferenze elettorali, non badando agli effetti potenzialmente nefasti per l’interesse collettivo che tali scelte possono produrre.

RUOLO DEI MEDIA. In secondo luogo, attivando la rete dei media di cui il Presidente del Consiglio è proprietario (corrispondente a circa il 90% del panorama televisivo e il 60% della carta stampata), si iniziano a bombardare gli elettori sui pericoli insiti nella vittoria delle attuali opposizioni che, per ricavare 40 miliardi in due anni, dovranno forzatamente aumentare la pressione fiscale e stanare gli evasori, predisponendo quello “stato di polizia” denunciato artatamente da Silvio Berlusconi in passato per sabotare l’opera di onesti e intelligenti ministri quali Vincenzo Visco e il compianto Tommaso Padoa Schioppa.

INCIDENZA SULLE OPINIONI. La manovra risponde dunque ad una precisa strategia politica ed il messaggio che sarà ripetuto agli elettori, a partire dal prossimo anno, è più o meno il seguente: “Noi siamo riusciti a salvare una difficile situazione dei conti pubblici senza mettere le mani nelle tasche degli italiani. Ora è necessario però agire e trovare quaranta miliardi in due anni. Cari elettori, se voterete per il centro-sinistra vi ritroverete senza più un euro in tasca, perché metteranno la patrimoniale e aumenteranno ogni tipo di imposta. Soltanto noi saremo in grado di trovare tutti quei soldi senza mettere le mani nelle vostre tasche”. Immaginatevi questi messaggi occupare lo schermo di TG1, TG2, TG5, TG4 e le sedie dei vari talk-show, con i Giuliano Ferrara, Oscar Giannino, Renato Brunetta, Augusto Minzolini ed altri megafoni ben stipendiati preconizzare un’Italia sull’orlo della fame per colpa di ministri delle finanze come il “vampiro” Visco e riuscirete a comprendere il cuore di questa strategia.

SCUOLA E PUBBLICO IMPIEGO. Un altro tassello destinato a suffragare le ipotesi qui formulate è il fatto che ad essere colpiti per l’ennesima volta e in modo immediato dalla manovra economica sono stati la scuola e il pubblico impiego, unici settori dove i redditi non potranno crescere fino al 2014, con un danno enorme per il loro valore in termini reali e dove sono stati predisposti altri licenziamenti,. Ma sono settori politicamente improduttivi per l’attuale maggioranza e quindi possono essere ghigliottinati senza alcuna remora, a differenza degli agricoltori ladri che non hanno pagato le multe dell’Unione europea per le quote-latte, per i quali la Lega ha imposto a Tremonti di condonare gli arretrati oramai iscritti a ruolo.

FRUTTI ELETTORALI. Si tratta di una strategia da Caimani perché giocata sulla pelle di tutti i cittadini italiani e su quella delle future generazioni ma è l’unico modo, in base ai risultati unanimi dei sondaggi in corso da mesi che registrano il crescente distacco fra centro-destra e centro-sinistra, per cercare di riconquistare Palazzo Chigi nel 2013, o forse anche prima. La posta in gioco, per Berlusconi, è troppo alta. Perdere il governo (che, in caso di vittoria sarebbe affidato a Tremonti) e, conseguentemente il Quirinale (al quale punta) significa per lui vedere avviati a compimento i processi penali, con danni probabilmente esiziali per la sua azienda. Vale quindi ben la pena di gettare sull’orlo dell’abisso 60 milioni di concittadini e un avvicinamento progressivo dell’Italia alla Grecia. Per il Caimano, dopo tutto, si tratta soltanto di un trascurabile dettaglio.

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