Manovra. La Camera approva l’Italia piange

ROMA – La Camera dei deputati ha approvato con 316 voti favorevoli, 284 contrari e due astenuti una delle manovre economiche peggiori di sempre, gonfia fino all’orlo di ideologia, di lotta di classe e di odio di classe, espressioni forse desuete ma che ben si attagliano a definire quel che sembra un vero e proprio livore nei confronti dei meno fortunati, dei meno tutelati o semplicemente dei meno ammanigliati.

Ed è per un puro caso che il calendario odierno ci proponga in contemporanea tanti dati convergenti sullo stesso argomento, in una vera pioggia di notizie sulla esistenza della reale possibilità di altre manovre.
Da una parte, infatti, Banca d’Italia ci annuncia che il debito pubblico ha frantumato un altro record approdando nel mese di maggio a quasi 1.900 miliardi di euro, 1.897,472 miliardi di euro, in crescita dello 0,36%, ovvero di quasi 7 miliardi di euro rispetto al record storico precedente che risaliva nel tempo appena al mese precedente, 1.890,516 del mese di aprile.

D’altra parte L’Istat ci snocciola dati tremendi sulla diffusione della povertà in Italia, la povertà assoluta, quella vera, non quella relativa che può sembrare un trucco statistico, che colpisce un totale di 3 milioni e 129mila persone, il 5,2% della popolazione.

Ma il parlamento traduce in legge una manovra che potrebbe costare oltre 1.000 euro a famiglia in due anni, in termini di maggiori tasse o di minori agevolazioni fiscali, attuate tramite il taglio delle deduzioni e delle detrazioni. In prima fila a prendere ceffoni proprio le persone fisiche, che pagheranno da subito, già da lunedì, con l’aumento dei ticket sanitari e che attualmente godono dei benefici fiscali che verranno maggiormente tagliati, a causa del taglio alle detrazioni per figli a carico, delle spese per l’istruzione e per gli asili nido, delle spese mediche, degli interessi sui mutui per la prima casa e per le ristrutturazioni edilizie; una manovra che sembra misteriosamente dimenticare che l’Italia è uno dei paesi con la maggiore evasione fiscale in Europa ed è superata in questa poco invidiabile classifica, e non è certo un caso, solo da Spagna e Grecia.

Tanto per fare un esempio e per citare un Paese che gli autori della manovra spesso citano sempre oggi gli Stati Uniti hanno chiamato in causa un colosso bancario svizzero per recuperare i soldi degli evasori, il Dipartimento della Giustizia USA infatti ha aperto un’inchiesta contro la banca svizzera Credit Suisse nel quadro della lotta della lotta del governo americano all’evasione fiscale e all’occultamento di fondi all’estero.

A renderlo noto oggi lo stesso istituto di credito di Zurigo, che ha dichiarato di esserne stato informato ieri e che si tratta di un’inchiesta nei confronti dell’insieme del sistema bancario.
Così l’Italia, posta davanti alla scelta di mettere le mani in tasca ai pensionati e ai malati, agli invalidi ed ai lavoratori, oppure metterle nelle ben più capienti tasche degli evasori e degli elusori, delle caste e delle gilde, fa una scelta precisa, una scelta fortemente ideologica ed ideologizzata.
Avrà poi fatto bene l’opposizione ad accettare l’invito del Presidente della Repubblica ed a consentire l’approvazione in tempi record di questa manovra?  Secondo molti era possibile ottenere un documento meno sanguinario, un documento meno caratterizzato, meno classista e più condiviso.

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