Uil verso lo sciopero generale degli statali. Ma sapranno ancora cos’è?

ROMA – La notizia piomba come una bomba deflagrante sulla quiete dei sindacati gialli oramai consolidata in diciassette anni di berlusconismo. «Il Comitato centrale della Uil nazionale, già convocato per il prossimo 16 settembre, deciderà, anche sulla base degli effetti della mobilitazione in corso nel settore, la data di uno sciopero generale dei lavoratori del pubblico impiego». Ci stropicciamo gli occhi perché crediamo di non aver compreso. La Uil sta proclamando uno sciopero dei dipendenti pubblici? Proseguiamo nella lettura. Il sindacato di Angeletti si è riunito «per esaminare i gravi effetti della manovra economica sui dipendenti pubblici. In particolare, la Uil considera inaccettabile il mancato computo degli anni di laurea e del servizio militare già riscattati ai fini previdenziali. Questo provvedimento si aggiungerebbe allo slittamento di un ulteriore anno del rinnovo dei contratti, al posticipo di due anni per l’erogazione della liquidazione, alla messa in mora delle tredicesime e agli specifici interventi previdenziali relativi alla scuola».

Sogniamo o siamo desti? La Uil ritiene che l’attuale governo ce l’abbia con gli statali? Con il mondo della scuola? Subito ci viene un dubbio. Quanti caffè avrà preso oggi il segretario generale dell’Unione Italiana del Lavoro Luigi Angeletti? Si è allora svegliato dal torpore letargico che lo aveva colpito in modo così grave negli ultimi anni? E il grande amico di Tremonti e di Berlusconi Raffaele Bonanni, segretario per caso del sindacato cattolico dalle tradizioni illustri, la Cisl cosa dice? Russa beato?

Ci convinciamo. Angeletti e i suoi dirigenti sono proprio svegli e sembrano anche incazzati. Diciamo la verità: un po’  ce lo aspettavamo, perché l’Italia non ha mai avuto, nella sua storia, un governo che mostrasse un accanimento così violento contro una sola categoria di persone: i dipendenti pubblici, gli insegnanti, i dirigenti, considerati praticamente gli unici responsabili del disastro dei conti pubblici. Ed allora ci chiedevamo: ma cosa mai potrà raccontargli il buon Angeletti, con la sua parlata romanesca sintatticamente incerta, ai suoi iscritti (che proprio nello Stato hanno la loro roccaforte), cioè a quei dipendenti che si tolgono quindici euro al mese per finanziare un sindacato che ha sorretto con convinzione ogni nefandezza di Tremonti? Dirà che hanno scherzato? Che in fondo gli vogliono bene? Che li stramazzano con accettate di chirurgica precisione soltanto perché pensano al futuro dei loro figli? Ed ora, agli iscritti laureati e a quelli che hanno assolto l’obbligo militare, servendo la patria e sulla soglia della pensione, che dovranno resistere almeno un altro anno, ai tesserati medici che hanno sudato anche dieci anni fra laurea e specializzazione, cosa proporrà? Dirà che è tutto sotto controllo, che il sindacato vigila, mentre i contributi versati per il riscatto sono sparsi al vento dal ministro Sacconi come le ceneri di un cadavere subito dopo le esequie?

Secondo noi, il buon Angeletti si è finalmente convinto a protestare e a proclamare uno sciopero (ma saprà ancora cosa significa la parola?) perché ha sentito un triste e caratteristico odore: quello delle botte.

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