Tuoni e fulmini dal Monviso: Bossi parla di alternativa e le camicie verdi gridano alla secessione

ROMA – Strano, inconsueto e sicuramente allarmante! Dopo aver dato l’imprimatur ad una manovra della quale questo giornale ha molto parlato denunciandone gli effetti nefasti, ecco partire i cruisers sparati niente meno che dalla festa leghista sul Monviso. 

A lanciare l’attacco è lo stesso Senatur: “Milioni di persone aspettano solo che succeda qualcosa, un lampo, per mettersi in cammino”.  Il clima era quello “adatto”, tanto che non hanno tardato a farsi sentire i cori con le fatidiche parole “secessione, secessione”.  
Il difficoltoso intercalare del leader del Carroccio non ha impedito che la forza d’urto sul tema a Lui tanto caro si placasse: “Anche durante il giro della Padania abbiamo visto che certi passi vanno fatti in favore della storia, altrimenti c’è soltanto il caos”. 

 

Quello che continuiamo a non capire è l’attacco che indirettamente (più o meno) la stessa Lega lancia all’operato del governo al quale non ha negato un contributo sostanzioso, anzi…  Sembra quasi che il buon Bossi abbia dimenticato di far parte della stessa maggioranza che ha partorito questa scellerata manovra, e che prima ancora ha portato il paese sull’orlo di una “profonda crisi di nervi”.  Dov’era il “mitico” Senatur in questi anni? Quale politica ha portato avanti la Lega durante tutto questo arco di tempo?  Le domande sembrano non sortire risposta, almeno non sul Monviso dove echeggiano ancora le saette dello stesso Bossi: “Come andava, che sarebbe finita male lo sapevamo: dopo la crisi il Nord non potrà permettersi più di continuare a mantenere tutto il Paese e l’assistenzialismo del Sud che garantisce a Roma di essere capitale. Conclude poi dicendo ai suoi attenti ascoltatori che “Ci aspetta un anno positivo, un anno in cui la Padania va a disegnarsi con grande determinazione. Noi siamo buoni ed educati, lo avete visto anche durante il giro della Padania, qualcuno lo voleva fermare ma in quell’occasione occorreva stare con i nervi saldi e per fortuna che c’è mio figlio Renzo che ha tenuto i nervi calmi, se c’ero io forse poteva andare un po’ diversamente”.  Probabilmente un modo per evidenziare il ruolo emergente del figlio, visto che le quotazioni di Maroni non fanno cenno a calare.

C’è veramente poi molto da capire?  In realtà ci sembra più che evidente la contraddizione in cui la Lega è caduta. Ma come dicono a Napoli, “qua nessuno è fesso”. Il leader della Lega è un uomo accorto, e sa benissimo che le quotazioni del centrodestra e di Berlusconi in primis, sono in caduta libera. Meglio quindi fare due conti sulla futura tornata elettorale dove, a quanto sembra, le probabilità di un’affermazione dello stesso schieramento politico che ha governato l’Italia in questi ultimi anni, risulta alquanto improbabile. 
Come sono lontani i tempi in cui si sentiva ripetere lo slogan “Roma ladrona!”. Eppure se Berlusconi ha potuto resistere a tutto, compreso le sue “vicissitudini” personali, può ringraziare proprio il partito di Bossi. 

 

Ecco che dall’ampolla magica del Senatur escono tuoni e saette verso ciò che attraverso decreti e fiducie varie non si potrà più ottenere.  Il problema è comunque serio. Sottovalutare l’attacco all’unità del Nostro paese sarebbe miope. Attualmente è in grado di dire ciò che vuole e sa benissimo di poter tentare un salto nel vuoto con il paracadute Berlusconiano. Ciò moltiplica il livello di pericolosità della politica portata avanti con un fraseggio ed un modo di fare che in altro contesto sarebbe sicuramente “verificabile”. Sarebbe interessante poi valutare attraverso stime e dati le affermazioni sui contenuti fatti dallo stesso Bossi. Il sud è una ricchezza per il Paese e non una zavorra; senza l’apporto anche indiretto del Nostro sud tanti meccanismi economici non funzionerebbero neppure al nord. La favola del settentrione come traino economico e volano di sviluppo dell’intera nazione è ormai diventato poco credibile. Si dimostri con i fatti se è possibile, e non con proclami. Fermo restando che l’Italia ha conosciuto vittime e lotte storiche per diventare un Paese unito, e tale vuole rimanere.

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