Crisi di governo. Berlusconi allunga i tempi e il Paese è sull’orlo della catastrofe

ROMA – “Ho anteposto gli interessi del Paese ai miei interessi” ha dichiarato questa mattina Silvio Berlusconi ai microfoni del Gr1. È l’ennesima colossale fandonia del premier alla quale è impossibile credere, a meno che non si sia un suo dipendente o si abbia il cervello obnubilato. Ciò che in queste ore preoccupa il Cavaliere sono esclusivamente gli interessi del suo impero imprenditoriale. Non è un caso che lunedì mattina, a 24 ore dal knock-down parlamentare, sia volato in fretta e furia ad Arcore per incontrare i figli di primo letto e Fedele Confalonieri. Un primo ministro alle prese con una situazione di default del proprio Paese non ha poi un così urgente bisogno di incontrare i propri famigliari poco prima di una importantissima sessione parlamentare.

Secondo numerose fonti, durante il pranzo la famiglia Berlusconi avrebbe pensato agli affari futuri e al fatturato delle aziende non al bene del Paese. In questo difficile momento, il premier ed i suoi figli stanno seriamente pensando ai prossimi fatturati che le televisioni del loro impero saranno in grado di macinare una volta che non siederà più a Palazzo Chigi il loro fondatore e amministratore di fatto. Una volta perduta la poltrona di primo ministro, è molto probabile che il Cavaliere perderà anche una sostanziosa fetta degli introiti pubblicitari che gli imprenditori italiani più ricchi gli consentono di ottenere – tagliando quelli destinati alla Rai – per ingraziarselo o per non inimicarselo. Questa è la vera ragione della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, in un momento in cui (era il 1994) le sue aziende erano soffocate dalle esposizioni bancarie.

Inoltre, la dipartita dal governo non gli consentirà di sfruttare il legittimo impedimento e di farsi approvare quelle leggi “ad personam” di cui fino ad ora ha usufruito con sfacciata cocciutaggine, fino a sfiorare la contrapposizione armata con la magistratura. È per questo che sta progettando una resistenza che dovrebbe permettergli di arrivare a ridosso con il Natale a consultazioni ancora aperte o perlomeno con un incarico esplorativo che potrebbe allungare ancora di più gli esiti della crisi. Tutto per poter arrivare a gennaio (o febbraio) e giocarsi la “partita della vita” con le elezioni anticipate, che cercherà di manomettere o truccare in ogni modo, utilizzando la grancassa delle sue televisioni e la sua influenza sui giornali del suo impero mediatico.

La soluzione sarebbe riposta in Angiolino Alfano, leader di una nuova maggioranza, che prenderebbe ovviamente ancora gli ordini da lui (ieri lo ha detto chiaramente Maria Stella Gelmini: “Il nostro leader sarà sempre Berlusconi”), difendendo i suoi interessi e il suo impero economico e lanciandolo sulla soglia del Quirinale nel 2013, dal quale nessuna toga e nessuna indagine di polizia e carabinieri potrebbero mai disturbarlo.

Questo progetto si scontra con la dura realtà economica di queste ore. Questa mattina lo spread fra bund tedeschi e titoli italiani ha superato la soglia del 570 punti. “Siamo ancora in tempo per evitare la catastrofe economica” ha detto Tito Boeri durante l’odierna puntata delle “Storie”, la trasmissione quotidiana di Corrado Augias su Rai3, “ma bisogna fare in fretta, innanzitutto dare un segnale di discontinuità con il cambio del governo”. Ma Berlusconi non ha fretta e non teme la catastrofe economica, che colpirebbe innanzitutto i lavoratori e le imprese, non certo lui. Per questo è convinto di sfidare la sorte ed uscire ancora una volta vincitore, insieme alle sue dichiarazioni dei redditi. È questo lo “statista” al quale il 40% degli italiani ha affidato le sorti del Paese nel 2008.

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