Vendola non fa sconti a Veltroni. Ma il PD cosa pensa?

ROMA – Se questa volta le parole di Vendola non saranno ascoltate o verranno male interpretate, sarà l’intero centro-sinistra a dover rispondere agli italiani su questioni che lasceranno veramente il segno. 

Veltroni si adegua al gioco dei media e inizia una querelle personale con il presidente di SEL che lo aveva chiamato in causa politicamente sulle sue precedenti e note affermazioni riguardanti l’articolo 18. “Uolter” chiede le scuse di Vendola che lo aveva definito esponente di una destra “colta e con il loden”, sottolineando con una mimica facciale che lascia pochi dubbi all’interpretazione, come l’ex segretario del PD stia andando verso una deriva assai pericolosa che mette a rischio lotte e conquiste annose degli stessi lavoratori. Non ci interessa in questo contesto dare giudizi di merito o etichette, ma ci sembra alquanto strano che Veltroni possa risentirsi di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Per portare a termine il suo sogno “Americano”, quell’ormai annoso progetto “democratico” che ha bisogno di spazzar via antiche logiche di appartenenza, farebbe patti col diavolo.  E’ pure disposto a immolarsi sull’altare del vittimismo pur di resettare i contenuti politici della “vera” sinistra. 

In questo caso, che è pur sempre esemplificativo, non è un problema di collocazione politica quanto di fatti! Ma ormai conosciamo bene l’ex sindaco di Roma e ben sappiamo quanto sia ormai distante da un certo modo di pensare dal quale farebbe bene a prendere le distanze con chiarezza e senza infingimenti, visto che ormai non gli appartiene più da tempo (sempre che gli sia mai appartenuto!).   L’abilità comunicativa di Vendola riesce a “colpire” nel segno più di quanto possano fare altri, ma la sua vera critica è nella sostanza e nel merito delle cose, non in altro. 

La stessa replica di Fabio Mussi, in realtà non è da considerarsi un “affondo” ma una giusta puntualizzazione di quello che il presidente della Puglia e del suo stesso partito aveva precedentemente affermato.  Rivolgendosi direttamente al suo ex compagno(?) di partito, Mussi sottolinea senza possibilità di fraintendimenti quella che è stata l’essenza della “riflessione” in oggetto: “Mi pare che Nichi Vendola abbia parlato dopo una tua specifica intervista, dove tra l’altro si leggeva il mantra che va per la maggiore: l’articolo 18 non è un tabù. Ritenere di destra l’ormai lungo e sistematico smantellamento del diritto del lavoro, sino alla già realizzata estromissione della Costituzione dalle aziende Fiat, per esempio, e alla volontà di abrogare le protezioni (in verità molto, molto riformiste) dello Statuto dei lavoratori, è un giudizio di merito. Su tale giudizio occorre discutere”.  Dove sta quindi il problema?  Non certo in Vendola che parla di una questione politica che non condivide.

Basterebbe leggere con il giusto equilibrio ma con altrettanta attenzione la stessa replica del presidente della Puglia: “Per aprire il congresso del Pd, Veltroni se la prende con me. È surreale”.  Ma forse lo stesso Vendola sa bene quanto, tutto ciò, faccia parte di un modo di portare avanti un disegno ambiguo che si trascina da anni, e fa bene a puntualizzarlo:  “Con rispetto, non mi occupo di Veltroni, non parlo di Veltroni ma di contenuti per un cambiamento e una speranza. In tutto il mondo la contesa tra progressisti e conservatori è comprensibile. In Italia una parte del fronte progressista discute di abbattere l’articolo 18, soggiogata dalle ricette del liberismo”.  La stampa e i media si sono scatenati alla ricerca del gossip; la Bindi si trincea nel solito politichese “no comment” che più stucchevole di così non potrebbe essere, ma sappiamo fin troppo bene quanti e quali siano i problemi all’interno di un partito come il PD che resta comunque, almeno numericamente, un punto di riferimento importante nello scacchiere politico parlamentare. Ci chiediamo come sia possibile discutere tra posizioni tanto divergenti, e soprattutto dove si possa fare questa “discussione” che verte principalmente sul tema del lavoro, dei diritti e delle opportunità da rilanciare. E’ più che una semplice impressione quella che ci fa pensare ad un PD profondamente diviso e lacerato al suo interno. Non sarebbe forse il caso di avviare un confronto che metta a nudo quelle che sono le reali posizioni politiche all’interno dei partiti che compongono (o vorrebbero comporre) il centro-sinistra?  In caso contrario sarà difficile che il cittadino possa capire la critica e la discussione anche aspra se poi si trova egualmente di fronte ad alleanze difficilmente interpretabili. In gioco ci sono questioni dirimenti per il futuro del paese. Lavoro e statuto dei lavoratori su tutte.

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