Berlusconi e la questione della “onorabilità delle funzioni pubbliche”

ROMA – Finalmente più persone mettono sotto accusa il premier Silvio Berlusconi esattamente per la questione giusta: l’onorabilità delle funzioni, richiamando l’articolo della Costituzione di cui il premier ha fatto strame: il 54.

Esso, al secondo comma, così recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Grazie anche ad un lucido commento di Andrea Manzella – giurista, esperto di diritto costituzionale e in particolar modo di diritto parlamentare – sul quotidiano “la Repubblica” – gli uomini onesti (i “probi viri” dell’esperienza giuridica della Roma classica) sono in grado di comprendere che la questione delle escort, dei festini in casa del primo ministro, delle sue frequentazioni di minorenni spacciate per occasioni di solidarietà verso il prossimo, non sono “questioni della vita privata” di Berlusconi, subdole occasioni per speculare sulle debolezze di un uomo anziano o, peggio ancora, come suggeriscono i suoi incredibili house-organ (impegnati in vergognosi titoli quali “Gli sciacalli dell’antiberlusconismo”), strumentalizzazioni di normali attività eterosessuali di un maschio italiano, ma gravissime violazioni di un decoro che la nostra legge fondamentale considera obbligatorio. Manzella riporta alcune riflessioni di eminenti giuristi proprio su questo punto, avvenute in epoca risalente, secondo le quali la mancanza di “senso dell’onore” significa la “rottura di norme di etica politica che non sono disponibili: nel senso che non possono essere lasciate al libero apprezzamento dei soggetti politici”. Se il cittadino privato può benissimo rinunciare a fare uso del “senso dell’onore” (per quanto disprezzabile questa scelta possa essere), colui che rappresenta lo Stato e ne esercita le funzioni pubbliche (che gli sono date in “affidamento” e non in “proprietà”) non ridiventa, al calar del sole, un individuo libero di utilizzare donne a pagamento e dirottare così polizia e carabinieri a tutelare i suoi sollazzi del fine settimana (diventando poi comico il suo convinto appoggio ad una proposta di legge che vieta la prostituzione in istrada). Perché il rispetto della onorabilità delle funzioni svolte perdura in ogni momento della sua vita.

Oggi allo stesso modo, il leader dei democratici Pierluigi Bersani, a differenza di quanto avvenne per il caso di Noemi Letizia (del tutto simile a questo), fa uso di questa arma propria per chiedere l’allontanamento da Palazzo Chigi di un uomo come Silvio Berlusconi: “Non si possono fare, e nemmeno pensare, queste cose così e poi guidare il Paese” ha affermato, finalmente consapevole della “questione politica” insita in tutta la vicenda di Ruby e delle altre escort che hanno, nella propria rubrica telefonica, il numero privato del Presidente del Consiglio e possono chiamarlo ogni qualvolta una di esse ha guai con la legge italiana.

Il punto sottolineato da Bersani e da Andrea Manzella è talmente grave che sono sempre più le voci che si diffondono nell’inner circle della politica e dei media secondo cui oramai esisterebbe un mercato di centinaia e centinaia di foto scattate durante i festini del “bunga bunga” e non osiamo nemmeno immaginare chi e che cosa queste immagini rappresentino. Il dipietrista Leoluca Orlando afferma a questo proposito che  «se fosse confermata la notizia, riportata oggi dalla stampa, dell’esistenza di centinaia di fotografie scattate durante le sue feste in villa, Berlusconi si dovrebbe dimettere». Un altro degli innumerevoli motivi che dovrebbero obbligare un premier incapace di governare e oggetto di pubblico scandalo ad abbandonare per sempre la politica e le istituzioni.

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