La mozione di sfiducia sarà discussa il 13 dicembre in entrambe le Camere. Il 14 il voto

Il caimano, intanto, prosegue nella sua campagna acquisti. Un berlusconide annuncia: “Chi ha comprato Ibrahimovic può ben acquisire un po’ di deputati”. Questa è la concezione del Parlamento del magnate di Arcore

ROMA – Fini e Schifani corrono al Quirinale per interloquire con il Presidente della Repubblica e a molti questo sembra il primo atto delle consultazioni. Il Comunicato finale del Quirinale annuncia che  la mozione di sfiducia al governo sarà discussa il 13 dicembre contemporaneamente nei due rami del Parlamento. Ciascuna Camera voterà il giorno dopo. Napolitano ha dunque ottenuto una sorta di compromesso nella “querelle” che vedeva contrapposti centro-destra da una parte e finiani-centristi e sinistra dall’altra.

La crisi del governo del centro-destra assomiglia sempre di più ad una nebulosa in cui molti pianeti si sono appena formati e sembra prevalere la materia magmatica. Allo stato nessuno può dire la consistenza elettorale del partito dei finiani (il sondaggio del Tg7 di Mentana, ieri sera, lo dà al 5,7%,s sottolineando però la tenuta del Pdl, di poco sopra il 28%) ed è proprio questo il rebus che probabilmente fa passare le notti in bianco al caimano. Perché tutta la questione sta lì. Quanti voti prenderebbe Fini a primavera? E soprattutto: quanti elettori provenienti dal berlusconismo lo appoggerebbero? Fra gli analisti si fa sempre più strada la convinzione che è proprio Fini l’ago della bilancia. Se pure la sinistra (Pd-Idv-Sel-Fed. Sin.) è in crescita e potrebbe sfiorare il 36-38%, si tratta di vedere quanto prenderebbero il Pdl e la Lega. Con l’attuale sistema elettorale, se Berlusconi e Bossi pareggiassero i conti con la sinistra, conquisterebbe la maggioranza chi prende anche un voto in più. Al Senato, poi, la partita sarebbe compromessa, dato che nella Camera alta il premio si conquista regione per regione. Potrebbe anche verificarsi la formazione di due maggioranze diverse. È la tagliola del “porcellum”, messo in piedi a fine legislatura, nel 2006, per impedire all’Ulivo prodiano di stravincere. Una delle tante, funeste leggi “ad personam”.

Il nodo della questione elettorale

Correggere l’attuale legge elettorale è una vera e propria emergenza democratica” sostiene Linda Lanzillotta, portavoce di “Alleanza per l’Italia” e sottolinea: “Ora che alle prossime elezioni sarebbero tre poli a presentarsi con l’attuale legge elettorale ci troveremmo di fronte al paradosso che chi raggiungesse poco più del 30% potrebbe ottenere il 55% dei seggi alla Camera”. Per questo motivo i centristi stanno convergendo progressivamente sull’ipotesi di correggere l’attuale sistema, portando il premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge almeno il 47,5% (che, oggi come oggi, appare un traguardo impossibile per chiunque). Ma una nuova legge elettorale sarebbe possibile soltanto con un nuovo governo e una nuova maggioranza ed è sempre a questo che puntano i centristi e il Pd. Quest’ultimo, per la verità, sostiene la necessità di un esecutivo in grado di poter durare per tutta la legislatura e portare così avanti le necessarie riforme economiche di cui il Paese ha bisogno. Di Pietro è contrarissimo all’ipotesi di governo tecnico, se non per un periodo limitato di tempo: “Siamo disponibili a dare un appoggio esterno a questo eventuale governo per un massimo di 90 giorni, ma ogni sera uno dei nostri parlamentari, al termine della seduta, farà il conto alla rovescia: al novantesimo giorno staccheremo la spina”.

Il patto di acciaio Pdl-Lega

Nella ridotta di Arcore, la serata di ieri ha visto l’incontro fra Berlusconi e Bossi. Il leader dei “lumbard” ha confermato la sua fedeltà al caimano, concordando sull’impossibilità di un Berlusconi-bis. Oramai il premier è arroccato su questa posizione, ritenendo di stanare in questo modo i “traditori”. Il suo vero incubo è il 1995, quando fu messo da parte dall’allora presidente Scalfaro, che nominò Lamberto Dini per un governo tecnico che avrebbe poi portato alle elezioni anticipate. Il premier sa benissimo che non reggerebbe ad una simile evenienza: ha sedici anni in più ed una leadership ancora molto forte ma non più granitica. Per questo motivo sta intensificando la campagna acquisti di alcuni parlamentari, come ha sempre fatto anche quando era all’opposizione e l’obiettivo era quello di “acquisire” alcuni senatori prodiani (la cosa gli riuscì poi alla perfezione con Mastella). I risultati stanno emergendo. Giuseppe Angeli, che era passato con Fli, ha oggi annunciato il suo ritorno nel Pdl, sostenendo che (usando la terza persona, come un Papa o l’Imperatore) “Angeli non è mai stato e non sarà mai comprato da nessuno”. Ora bisognerà vedere se altri lo seguiranno (i contatti telefonici fra Berlusconi e finiani indecisi sono quotidiani e a qualcosa potrebbero portare). La pasionaria Daniela Santanchè si dice convinta che frotte di finiani voteranno la fiducia, mentre un anonimo pasdaran di Arcore annuncia: “Chi ha comprato Ibrahimovic, è in grado di conquistare la maggioranza alla Camera”. Sic transit gloria mundi.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe