Wikileaks. Affari Italia-Russia. Gli Usa lottano per l’egemonia economica

ROMA – Mentre Wikileaks continua la diffusione dei documenti riservati del dipartimento di stato Usa  sale la preoccupazione degli uomini politici da tutto il globo.

Insomma la verità fa male, specialmente per chi la coscienza sporca ce l’ha davvero. Intanto, a differenza degli altri paesi, il governo italiano minimizza, cerca di sdrammatizzare l’imbarazzante situazione. Il premier Silvio Berlusconi ci ride addirittura sopra, il ministro Frattini azzarda l’ipotesi che le intenzioni di Assange siano quelle di distruggere il mondo, mentre il ministro Maroni si limita a dire che non ama guardare dal buco della serratura. Tuttavia è implicito che dalla divulgazione di questo materiale aumentano notevolmente i dubbi, sui quali  traspare con chiarezza una diffusa  mancanza  di trasparenza dei governi e dei vertici politici. Insomma quello che esce dai file di Wikileaks si può interpretare come un mondo parallelo sconosciuto, sotterraneo, oscuro, dove si giudicano e  tramano le sorti dei paesi. Amici o nemici che siano, questo non fa nessuna differenza perchè gli equilibri mondiali devono essere costantemente controllati e pilotati in modo da creare una situazione ottimale in ogni circostanza della politica internazionale. E su questo gli americani sono degli specialisti. Basta ricordare la rete “Stay Behind”, (da cui nasce la Gladio in Italia ndr) creata ad hoc dalla Cia alla fine della seconda guerra mondiale, alla quale saranno coivolti tutti i paesi europei che avevano aderito al Patto Atlantico per contrastare un’ipotetica invasione della Russia. La guerra fredda non c’è più, ma esistono molti personaggi politici sui quali, a loro insaputa, è meglio tenere gli occhi aperti in modo da carpirne le intenzioni, il tipo di rapporti diplomatici che intraprendono e soprattutto i presunti affari a cui mirano. Perchè oggi quello che conta è l’egemonia economica. Anche questo fa parte di una strategia di difesa a cui si ispira il dipartimento di stato americano per non lasciarsi sfuggire il controllo globale di una situazione sempre più complessa. E in questa compagine c’è anche l’Italia che con i suoi documenti diffusi da Wikileaks, i quali suscitano un certo interesse da non sottovalutare, specialmente perchè si parla di un paese dove i misteri restano sempre tali.

Al momento, non ci sono delle prove concrete sui rapporti tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi, che viene addirittura definito il portavoce in Europa del presidente russo. Tuttavia i riflettori puntano proprio sullo stretto rapporto tra i due che, se la matematica non è un opinione, fanno tornare in mente alcune grandi questioni delicate. Una di queste ricade probabilmente sull’affare tra l’italiana Eni presieduta da Roberto Poli e la russa Gazprom, che nel 2006 lasciò a secco l’Ucraina,  e di conseguenza al progetto South Stream, che prevede le forniture di gas verso l’Europa entro il 2015. Un’intesa che fin dall’inizio non è  stata gradita dal governo statunitense.

La lotta per l’egemonia economica
D’atra parte la posizione degli americani era già assodata dal 2009, quando l’Hudson Institute scrisse un saggio dal titolo eloquente: “Security Aspects of the South Stream Project”. In pratica il governo americano era preoccupato su questa fornitura di gas, perchè l’affare milionario passava in mano ai concorrenti  russi, mettendo in serio pericolo gli interessi economici degli Stati Uniti, che avevano già preparato un progetto chiamato Nabucco. Insomma il fatto di non avere più l’esclusiva per dominare l’energia euro asiatica fa intimorire gli americani a tal punto da farli prendere in seria considerazione il rapporto d’amicizia sfociato tra Berlusconi e l’ex Kgb sovietico Putin. Un rapporto affaristico, come emerge dai documenti riservati, condito con lussuosi regali reciproci.

E poi ci sono gli accordi tra l’italiana Finmeccanica e la Russia, nei quali s’ipotizza che Berlusconi abbia avuto un ruolo chiave per sollecitare la conclusione positiva di una partita economica rilevante.
A partire da quello siglato nel giugno scorso tra Russian Helicopters e l’AgustaWestland, sempre di Finmeccanica.  per la realizzazione di uno stabilimento di assemblaggio che produrrà elicotteri. E poi il recente accordo pari a 1,5 miliardi di euro firmato dal gruppo italiano e il governo russo che prevede  la produzione di sistemi di gestione del traffico ferroviario in cinque anni. E questo è solo l’inizio, perchè stando alle anticipazioni di Vladimir Yakunin, presidente delle Ferrovie russe ci sono altri progetti in itinere, nei quali la tecnologia italiana diventerà una presenza costante. D’altra parte lo stretto legame tra i due paesi è assodato. Nel sito del Ministero degli Affari Esteri si legge: “Negli ultimi anni, le relazioni tra Italia e Federazione Russa hanno raggiunto un livello di assoluta eccellenza, al punto di meritare giustamente la qualifica di “relazioni privilegiate”.

I dubbi su Julian Assange
In questo quadro economico appare chiaro che gli Stati Uniti giochino un ruolo subordinato che lo avrebbe infastidito. Ma come collocare Julian Assange in questo panorama politico? Difficile  dirsi, ma qualche dubbio c’è, visto che il fondatore di Wikileaks è riuscito a mettere mani su oltre due milioni di documenti riservati, dimostrando la fragilità dei sistemi di sicurezza statunitensi. Si parla di una spia al Pentagono di appena 22 anni, ma questa versione convince poco. Insomma il governo americano è stato colpito nel  cuore del suo sistema.

Ma perchè proprio durante l’amministrazione di Obama Barack, il quale a causa delle idee progressiste si è già fatto molti nemici anche all’interno del suo paese? Insomma è una coincidenza strana. Avrebbe potuto capitare durante un’altra amministrazione, magari quella di Bush, ma ciò non è avvenuto. Rimangono ipotesi, congetture su probabili personaggi che potrebbero aver affiancato nell’ombra il lavoro di Assange per destabilizzare volutamente un paese considerato ancora la più grande potenza al mondo. Anche questo capitolo è top secret.

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