Yara, il dolore affogato nella stupidità: atti di razzismo. Le indagini continuano

BERGAMO – Sono le quindici e trenta, e le agenzie battono le parole temute che parlano di una probabile morte violenta: “Gli investigatori sospettano, infatti, che la ragazza sia stata uccisa ed il suo cadavere occultato.”

 
Dopo la notizia, ancora ufficiosa, del fermo, di una persona di nazionalità tunisina, a Brembate Sopra, iniziano episodi di razzismo: “Marocchini fuori da Bergamo”. Questo è uno dei primi cartelli issato nei pressi dalla casa di Yara Gambirasio.
Anche tra i forum di Facebook, nati nei giorni scorsi dopo la scomparsa di Yara Gambirasio, gruppi che sono arrivati a contare decine di migliaia di ‘fan’, scoppia la violenza e l’imbecillità contro gli stranieri, quasi a ricordare, se ce ne fosse bisogno, che il violento è sempre un stupido: “Lasciatecelo in piazza a Brembate”; “noi non abbiamo mai cercato niente, loro vengono qui a rubarci il lavoro e violentarci le donne”. Inutile ricordare loro gli orrori dell’invasione  in Etiopia.

Ed è inutile che qualcuno ricordi loro le statistiche i quali parlano dell’82% di delitti contro la persona, che accadono dietro le porte delle case degli Italiani: “guardatevi le statistiche sugli omicidi” intervengono Sara e Emanuele, che vengono coperti da insulti tanto che qualcuno in un barlume di umanità dice basta e tenta di fermare il linciaggio via web, proponendo uno stop ma nuovi messaggi  inarrestabili incitano all’odio razziale. Già avevano linciato il tunisino che ora sembra non c’entri nulla con la sparizione di Sara.
Infatti dalle ultimissime notizie della sera danno per certo che si tratta di un Marocchino di 22 anni. Si è saputo che il giovane sarebbe residente a Montebelluna, (Treviso) inoltre nel corso dell’interrogatorio sostenuto oggi, secondo le indiscrezioni trapelate, il giovane avrebbe “fornito le sue giustificazioni”. In una intercettazione, il marocchino avrebbe detto: «Allah mi perdoni, non sono stato io”.

Intanto sugli schermi delle televisioni cominciano a scorrere le immagini, che, guarda caso, in parte, smentiscono anche questa ipotesi ‘certa’. Ora si parla di almeno due ipotesi investigative, quali siano non è dato sapere. Anche il ragazzo, che aveva, in poche ore affermato e sconfermato, le sue parole, che indicavano due uomini fermi a parlare con Yara Gambirasio vicino alla palestra, viene ora risentito dagli investigatori, come un testimonio ‘attendibile’.

Le uniche cose certe di questa vicenda, che continua ad angosciare milioni di persone, sono l’umanità e la serietà dei genitori di Yara di fronte a questa catastrofe che ha cancellato la loro tranquillità, forse per sempre. Ma la loro umanità viene affogata nell’odio razziale che non aspettava altro per essere legittimato.

“Sono sicuro che la comunità saprà reagire con calma e razionalità, anche se ovviamente la speranza di tutti noi è che questa storia finisca bene”. Lo ha detto il sindaco di Brembate, Diego Locatelli, rispondendo ad alcune domande, in particolare sul rischio che il paese se la prenda con gli extracomunitari. “No, non ci sarà nessuna caccia all’uomo – ha detto il sindaco a capo di una giunta leghista -. Non è questa la reazione che mi aspetto dai miei cittadini e sono sicuro che non sarà così”.  

A quanto pare non aveva saputo vedere ed ascoltare i cartelli e le parole dei suoi concittadini che scrivevano e urlavano “occhio per occhio, dente per dente”. Tanto è vero che alle parole del sindaco ha risposto uno dei cittadini, che invece sono arrivati a protestare contro gli extracomunitari nei pressi della casa dei Gambirasio:”Il sindaco dice cose da sindaco – ha detto uno di loro – io la penso da cittadino.” Vale a dire la forca per chi non ha sangue celtico nelle vene.

Nel telegiornale delle 19 su Rai Tre, un ragazzo, con caratteristiche somatiche nord africane, in mezzo ai fiocchi di neve che scendevano impietosi, ha osservato ”… siamo rovinati tutti, che sia un marocchino o no quello che ha fatto questo, non importa, siamo tutti rovinati”. Poi si è allontanato curvo sotto il peso dell’odio, e il suo corpo pesava tonnellate.

Gian Carlo Zanon

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