Università. Tor Vergata o Tor Vergogna? I video

ROMA – La settima scorsa abbiamo dato conto della pacifica ma determinata protesta degli studenti di Tor Vergata che occupano le facoltà di Scienze, Lettere e Filosofia i quali avevano organizzato un “funerale della cultura” che si era tramutato poi in uno scontro verbale con il Rettore, Reanto Lauro, e chi con lui stava partecipando in auditorium ad un brindisi natalizio.

Queste decine di ragazzi non si oppongono evidentemente alla sola legge-Gelmini ma anche al sempre nominato “potere dei baroni”, cioè di quei professori e autorità accademiche in grado di gestire didattica, ricerche, finanziamenti e assunzioni di personale.
Mostrandosi in aperto scontro verso i loro stessi docenti e le altre istituzioni accademiche, si erano poi lanciati sul ricco buffet, saccheggiandolo e distribuendolo agli altri studenti e al personale tecnico-amministrativo pienamente solidale con la loro forma di protesta.
Per questi ragazzi e ragazze è stato un modo simbolico di ri-appropriarsi di una piccola parte di ciò che gli appartiene, di continuare a protestare contro una legge ingiusta e di mettere in ridicolo veramente il baronato.

Il 17 dicembre, poco dopo questa azione, il Consiglio di Presidenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia (composto dal Preside e dai Direttori di Dipartimento), invia una lettera di solidarietà al Rettore Lauro nella quale deplorava le modalità dell’iniziativa degli studenti e la loro “violenza verbale e fisica”.
Gli studenti e le studentesse dopo averlo apostrofato con cori “mafioso-mafioso” se ne erano andati lasciando i presenti in auditorium ad ascoltare le parole del Rettore e, soprattutto, senza un goccio delle 6 casse di spumante e delle decine di vassoi portate dal catering per l’occasione festaiola.
A questi studenti e studentesse andrebbe spiegato, non tanto dalla Gelmini ma dal loro stesso Rettore che è un suo aperto sostenitore, come mai il loro futuro prevede la chiusura dei corsi, l’aumento delle tasse e una vita da precario mentre quello della nuora di Renato Lauro viene garantito (proprio in concomitanza con l’approvazione della contestatissima legge) grazie al nuovo ruolo di professoressa associata proprio nella facoltà di Medicina, della quale il Rettore era prima Preside.
La parentopoli dell’ateneo con riferimento alla famiglia Lauro è più vasta: infatti anche suo figlio Davide insegna. Del resto il precedente Rettore, Finazzi Agrò, anche lui proveniente dalla Presidenza di Medicina e Chirurgia, era in buona compagnia sul lavoro grazie a suo figlio Enrico e due nipoti di primo grado.
Insomma, il merito di appartenere ad un albero genealogico più che a un altro va riconosciuto con doverosi scatti d’anzianità e concorsi sicuramente trasparenti come solo nel nostro Paese sappiamo vengono svolti.

Non risulta nessuna presa di posizione del Consiglio di Presidenza di Medicina e Chirurgia, tanto solerte a gettare la croce sui ragazzi e le ragazze che avevano organizzato il funerale della cultura, quanto volatile ed ectoplasmico sul curioso fatto statistico che proprio in quella facoltà molti cognomi si somiglino.

Intanto, ieri gli studenti e le studentesse di Tor Vergata si sono riversati lungo la via Tuscolana insieme ai loro più giovani compagni dell’Amaldi, del Pertini, del Lombardo Radice e del Gullace.
Per ore hanno attraversato le strisce pedonali mandando in tilt il traffico, scandendo cori, distribuendo volantini e parlando con i pazienti automobilisti. Dalle finestre dei popolari palazzi si sono affacciate decine e decine di persone a salutare i manifestanti e anche chi era bloccato in macchina o in moto spesso “ritmava” i cori con il proprio clacson e interloquiva con gli studenti. Ad un certo punto venivano coinvolti una ragazza e due ragazzi stranieri, probabilmente dell’est Europa, che travestiti da “Babbi Natale” con tanto di flauto e tamburello si trovavano in zona per “lavorare”, di fatto elemosinando spicci dai passanti. Anche loro hanno partecipato a questa allegra e determinata manifestazione accolti dal grido “Siamo tutti Babbi Natale” degli studenti che si rendono conto che così non si può andare avanti, cioè che la gente non può essere costretta a inventarsi lavori che mai farebbe se non si trovasse in condizioni veramente disperate.

Questa iniziativa pubblica è stata frutto anche di un segnale che gli studenti di Tor Vergata (e quelli di Roma3 partiti da Piramide con un altro corteo) hanno voluto dare nei confronti di chi a La Sapienza aveva deciso una certa linea d’azione per il “servizio d’ordine” del 14 dicembre scorso che ha provocato il grave ferimento di Cristiano, lo studente del Mamiani finito all’ospedale con un ematoma cerebrale a seguito di una violenta “cascata” infertagli proprio da un giovane che doveva principalmente tutelare chi manifestava quel giorno.
Dobbiamo, per dovere di cronaca, segnalare infine che ci sono stati alcuni brutti episodi durante la passeggiata lungo le strisce pedonali.

Il primo riguarda minacce del tipo “vi denunciamo tutti” che un dirigente di polizia intervenuto sul posto ha rivolto ai ragazzi che però non si sono lasciati intimorire e che speriamo non si tramutino in nulla di concreto, vista come si è svolta l’iniziativa.
Il secondo si è verificato proprio mentre gli agenti di polizia in borghese, una decina, tentavano inutilmente di convincere più di 200 persone ad abbandonare le strisce pedonali (impresa titanica che non poteva e non è riuscita). Ad un certo punto un automobilista alla guida di una “Thesys” grigia metallizzata ha premuto sull’acceleratore nonostante un ragazzo si fosse appoggiato sul suo cofano per non farlo procedere oltre.

La macchina ha sfrecciato per 2-300 metri immediatamente inseguita da tutti gli studenti presenti con il ragazzo che solo per miracolo è riuscito a restare aggrappato al cofano e non ha avuto conseguenze fisiche. Questa terribile scena, vista da centinaia di persone bloccate nel traffico, dai passanti che affollavano la via per lo shopping natalizio e da chi si affacciava dai balconi per salutare i manifestanti si stava concludendo in un linciaggio nei confronti dell’autista che veniva minacciosamente accerchiato.
I poliziotti sono riusciti a sottrarlo dalla rabbia degli studenti, ma nulla hanno potuto per la “Thesys”.
Un’altra nota di colore, diciamo così, c’è stata giusto all’inizio quando un umo nerboruto autodenunciatosi pubblicamente come “elettore di Berlusconi”, sulla quarantina, è sceso dall’auto spazientito minacciando i presenti che sono stati trattenuti a stento dai Vigili Urbani quando il signore si è messo in posa a braccio teso con un saluto romano a mò di provocazione. Uno degli ragazzi presenti che voleva interloquire con il soggetto vedendosi trattenuto dalle forze dell’ordine ha allora mostrato il libro “Valpreda – processo al processo” per ricordare ciò che in questo Paese non andrebbe mai dimenticato.
Stamattina, infine, in concomitanza con l’udienza per gli arrestati del 14 dicembre, gli studenti dei tre atenei romani e lavoratori precari hanno indetto un presidio di solidarietà presso il Tribunale di P.le Clodio.

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