Tre nodi per il Pd: identità, programma, forma partito

ROMA – Molto è stato detto  sulle ultime elezioni in Italia,su chi ha vinto e su chi ha perso e perché.  

Pare utile sottolineare un aspetto rimasto in ombra:mai, come in queste elezioni,il peso della dimensione europea è stato così rilevante. L’Europa come dimensione non è mai così determinante per affrontare la crisi e per definire politiche di superamento della crisi stessa. Comparando ,da questa angolatura,le elezioni italiane con quelle avvenute in altri paesi,specialmente nordici,si può affermare  che mentre i risultati delle elezioni italiane parlano soprattutto al presente-passato, i risultati delle elezioni nel nord-Europa (Francia,Inghilterra,Germania,) parlano invece al presente-futuro.
I risultati di queste elezioni  indicano infatti la possibilità di una( Francia docet)inversione di tendenza nel ciclo politico europeo: la crisi ,i suoi effetti economico-sociali ,consegnano  alla Sinistra,ai Partiti Socialisti la possibilità di una nuova vitalità politica,sia sul versante politico- programmatico che sul versante della identità sociale. La crisi quindi non spinge necessariamente a destra,ma offre  un terreno,dopo decenni di subalternità,se non di vera e propria omologazione della Sinistra socialista alla teologia del mercato,per dirla con W.Benyamin,per recuperare un profilo politico-programmatico in antitesi al liberismo imperante negli ultimi decenni.

La lezione da trarre per il Partito democratico,partendo dal fatto che ,nella essenza,sarà la dinamica evolutiva della crisi a determinare i termini dello scontro politico italiano ed europeo,riguarda tre aspetti del suo modo di essere:Il profilo identitario, l’impostazione programmatica,la forma-partito.Un profilo  identitario  sempre più nettamente socialista,in un quadro europeo in cui le politiche anticrisi saranno sempre più segnate dallo scontro socialisti-popolari;una impostazione programmatica che metta al cento il tema del nuovo modello di sviluppo,dato il carattere dominante della crisi,come crisi cioè derivante da una  sovracapacità produttiva,da smaltire,ma contestualmente da sostituire;una forma-partito  che sciolga la doppia e nefasta sovranità tra iscritto ed elettore,per dirla con Duverger.Al di fuori del”Partito degli iscritti”esiste soltanto uno spazio vuoto,la palude, come ad nauseas l’esperienza dimostra,e che oltre a perpetuare tutti mali dei non-partiti  attuali di questi anni ,rappresenta la vera matrice dell’antipolitica. Un partito quindi con cui affrontare il mare mosso della crisi. Un partito di combattimento.

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