Al governo che verrà. Dall’abitare al territorio lo sviluppo sostenibile

ROMA – Contrazione della spesa pubblica, tagli sugli investimenti, stretta creditizia e quindi contrazione dei consumi, impoverimento del lavoro e quindi del reddito dei cittadini, una forte azione deregolativa e congiunta al ritrarsi ulteriore della presenza dello Stato come soggetto d’indirizzo delle politiche industriali.

Questo è il quadro che abbiamo di fronte L’unica via per uscire dalla crisi, la Fillea-Cgil lo ripete da anni, è l’assunzione di un cambiamento radicale del modello di sviluppo. Per il nostro settore, quello dell’edilizia, delle  costruzioni,ciò significa sposare in pieno la strada della sostenibilità  sul terreno sociale, economico e ambientale: sotto quest’ultimo profilo, è esplosa una vera e propria emergenza nel paese: esiste un gigantesco problema di cura del territorio, come valore collettivo, che va messo in sicurezza, da un lato arrestandone il consumo, dall’altro bonificando tutte le situazioni generatrici di pericoli e quindi di spesa, con la scelta della prevenzione. I nostri progetti parlano di riassetto idrogeologico, riqualificazione del patrimonio archeologico, architettonico e ambientale, riassetto urbano, efficienza energetica, energie rinnovabili, prevenzione sismica, infrastrutture materiali. Sul piano sociale,  parliamo di qualità  del vivere nelle città, di ripensamento delle politiche abitative.

Occorre rimettere in circolo investimenti

Dal versante economico, invece, c’è necessità  di fare l’opposto di quel che si è fatto finora: ovvero rimettendo in circolo investimenti, recuperando risorse da quelle esistenti, attraverso un migliore utilizzo dei fondi, a cominciare da quelli Ue, attraverso lo sblocco del patto di stabilità , ma anche mediante il recupero del gettito fiscale, ottenibile con una diversa politica fiscale sui regimi urbanistici, disincentivando il consumo di suolo. Un gettito che può emergere dall’azione sistemica sul versante regolativo, mettendo mano a un settore che in tutte le sue diverse componenti ha bisogno di regolamentare il mercato, perché la stretta sui conti ha alimentato ulteriormente gli effetti perversi degli appalti al massimo ribasso, generando ulteriori fenomeni di evasione contributiva e fiscale, nonché di destrutturazione dell’impresa e di irregolarità  del lavoro. Dobbiamo far emergere le imprese sane, è  ineludibile  intervenire sulle false partite Iva, sul falso lavoro autonomo che la riforma Fornero non ha minimamente scalfito.

Qualità del lavoro e valorizzazione dell’innovazione tecnologica

Terzo elemento della sostenibilità  economica, la qualità  del lavoro, a partire dalla sua regolarità , definendo una strumentazione importante, capace di contrastare con più controlli e con la prevenzione il fenomeno del lavoro nero e illegale. Occorre  partire dall’adozione di quelle soluzioni contrattuali, già  rese esigibili con l’ultimo contratto nazionale, che vanno supportate dal versante legislativo: mi riferisco al Durc per congruità , da estendere ai lavori privati.  Da sottolineare che in tutti i progetti messi a punto è valorizzato l’ elemento, dalle tecnologie produttive ai materiali, alla stessa organizzazione del lavoro, capace di stimolare processi di aggregazione, ricerca, internazionalizzazione dei nostri distretti produttivi. Tutto ciò, assieme all’azione rivolta al sostegno della domanda, con politiche che diano prospettive di crescita e continuità  al settore rendendo strutturali gli incentivi del 55 per cento sui lavori finalizzati al risparmio energetico.

Indirizzo e controllo da parte dello Stato

Si tratta di una operazione molto importante, gigantesca nelle sue dimensioni materiali e nella sua valenza culturale. Offriamo al Paese  una grossa opportunità, un punto di partenza certo per una nuova politica industriale, che per svilupparsi ha bisogno di un’azione d’indirizzo e controllo da parte dello Stato nelle sue diverse articolazioni, nazionali e locali, creando un piano per dare lavoro da subito e in grado di modificare la struttura produttiva dell’intera filiera delle costruzioni.  Lo abbiamo offerto alle forze politiche, al governo che verrà. Certamente un piano che guarda al futuro, che richiede un cambio di passo nella politica economica e sociale ma ,pensiamo, capace di  creare prospettive concrete di ripresa già  entro quest’anno, dando risposte a tutti quei lavoratori che hanno perso il lavoro e che rischiano di affrontare i prossimi mesi senza un sostegno adeguato, per via della riduzione dei fondi della cig in deroga. Sapendo bene che se il settore non riparte al più presto si rischia la desertificazione industriale.

Fillea e Cgil protagoniste della contrattazione territoriale  

Sui nostri temi il piano del lavoro della Cgil costruisce nove delle sue diciannove azioni guida; sette, in particolare, richiamano in causa direttamente il ruolo e la funzione negoziale delle costruzioni. Abbiamo fatto un lavoro ulteriore di approfondimento delle nostre proposte dal versante vertenziale, in modo tale da avviare una fase di confronto insieme alla Confederazione a tutti i livelli. Vogliamo farlo con un’azione rivendicativa che impegnerà  le nostre strutture nei prossimi mesi. Per la Fillea si apre, dunque, una fase che la vedrà  protagonista della contrattazione territoriale insieme proprio alla Cgil. 

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