Cipro conferma, la linea dell’UE e’ devastante

ROMA – L’attenzione è stata finora concentrata – comprensibilmente – sulle difficoltà nella formazione del nuovo Governo e sul nuovo Papa.

Eppure la situazione che si è determinata a Cipro pone per l’ennesima volta seri interrogativi sul futuro dell’Euro e dell’Europa, molto più delle ubbie di Grillo. La crisi, sia pure in modi diversi, investe ormai molti Stati: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia, Cipro, inoltre si parla della Slovenia, e non è finita.
Prima considerazione. Ora sappiamo che faceva parte dell’Euro un paese, Cipro, che ha svolto con successo il ruolo di paradiso fiscale per la Russia ed altri, Inghilterra compresa, rivelando così che le regole europee hanno avuto un’applicazione perlomeno ondivaga. Alcuni paesi debbono rispettare le regole di bilancio con grande rigore, subiscono verifiche e condizionamenti, mentre per altri è stato chiuso più di un occhio. Come è possibile che Cipro sia entrato nell’Euro pur avendo un sistema bancario inaffidabile ? E’ la conferma che l’unione europea solo monetaria è un errore.
Del resto l’Unione Europea non è capace di risolvere il problema dell’Ungheria che pure sta adottando misure antidemocratiche e liberticide verso la stampa, le confessioni religiose, la libertà di opinione, ecc. Per di più il partito che ne è responsabile in quanto ha la maggioranza assoluta fa parte del PPE, senza problemi.

Seconda considerazione. La moneta unica ha lasciato campo libero a enormi diversità in altri campi come la tassazione delle attività produttive, il credito, ecc. Ad esempio l’Irlanda, che ha avuto dopo la crisi consistenti aiuti europei, ha mantenuto una tassazione sulle attività produttive che è un dumping verso gli altri paesi. Non si tratta di una modesta differenza perché l’Irlanda tassa le imprese la metà degli altri paesi europei. Come è possibile tollerare tanta differenza ? Si spiega perchè i paesi conservatori dell’Europa vogliono abbassare a loro volta la tassazione sulle imprese – scaricando ovviamente le minori entrate sulla collettività – appena possibile. Infatti la Germania ha già preannunciato che lo farà a breve. Ogni paese cerca una soluzione nazionale ai problemi di competitività. Scelta che è per definizione in contraddizione con la moneta unica. Stesso discorso per il credito. I paesi europei più forti hanno lucrato condizioni di favore proprio per le difficoltà dei paesi più deboli, pagando interessi bassissimi o negativi sul loro debito pubblico e ottenendo un costo del denaro per le loro imprese altrettanto basso. Anche questa è ricerca di competitività a livello nazionale, a dispetto di un’idea europea.
Terza considerazione. Le misure di austerità richieste ai singoli paesi dalla UE sono notevolmente diverse tra loro, per di più a volte sembrano dimenticare le ricadute sull’opinione pubblica europea, e non solo. Ad esempio la richiesta di prelievo fiscale forzoso su tutti i conti correnti a Cipro ha creato sconcerto negli altri paesi e anche sui mercati finanziari. Poi per fortuna ci si è ricordati (in ritardo) che l’UE è impegnata a garantire i conti correnti fino a 100.000 euro. L’impressione è che la tecnocrazia europea, che decide le misure di austerità per i singoli paesi, operi con criteri cervellotici simili a quelli che portarono a fissare al 60 % del Pil il debito pubblico massimo per gli Stati. Queste proposte in genere vengono subite perchè i paesi che chiedono aiuti sono in condizioni tali che con difficoltà possono obiettare. Da questo punto di vista la reazione del parlamento di Cipro è interessante perché ha detto un chiaro no alla prima stesura delle misure, obbligando ad una loro modifica.
Prendiamo poi la questione debiti pubblici non pagati alle imprese. Il problema è presente da tempo. Ora, improvvisamente, si scopre che la questione potrebbe essere affrontata aumentando il debito pubblico italiano. Si poteva fare prima ? Malgrado l’urgenza si sono già manifestate reazioni rigoriste che potrebbero riportare tutto in alto mare. La linea di austerità ad ogni costo è un convitato di pietra che va sconfitto, altrimenti anche le cose più ovvie non si faranno. Non c’è solo l’austerità, ma esiste anche la sua versione random.

Quarta considerazione. La leadership europea della Germania è del tutto evidente. In Europa non si muove foglia che la Germania non voglia ed è chiaro che oggi vuole fortemente l’austerità di bilancio.  La politica di austerità adottata sta creando una situazione economica disastrosa in tutta Europa con conseguente recessione, crisi occupazionale, ecc. E’ la peggiore e più grave crisi dal dopoguerra. Poco tempo fa l’Europa discuteva di programmi di occupazione e sviluppo, ora solo di tagli e sacrifici. Eppure l’egemonia conservatrice europea insiste sull’austerità. La stessa discussione politica in Germania, in vista delle elezioni, è fin troppo condizionata da quella parte che la vorrebbe del tutto fuori da vincoli e legami europei, in sostanza pensa all’uscita della Germania dall’Euro.
Quinta considerazione. La trattativa tra il Governo Monti e l’Unione europea è stata condotta in modo errato dall’inizio. Prima Monti ha insistito per creare il Fondo salva stati come contropartita alle misure di austerità, salvo scoprire che questo fondo è inusabile perché porrebbe ulteriori restrizioni all’Italia. Infatti Monti ha fatto di tutto per non chiederne l’intervento rendendosi conto che sarebbe stato controproducente. Tuttavia l’Italia ha aumentato il suo debito pubblico proprio per contribuire per il 17 % al Fondo di cui non può chiedere l’intervento senza peggiorare la sua situazione.
L’Italia dovrebbe chiedere alla Ue la possibilità di ottenere un prestito della Bce per la parte eccedente il 60 % del debito pubblico, man mano che verrà a scadenza, alle stesse condizioni che la Bce ha concesso alle banche (1 %) e con una durata di 20 anni come il Fiscal compact. Non solo per l’Italia ovviamente. Non si capisce infatti perché gli Stati debbano pagare per il loro debito un aggio notevole alle banche solo per favorire il risanamento dei loro bilanci.

Sesta considerazione. Il Fondo Monetario ha fatto autocritica sulle misure di austerità che ha contribuito ad imporre, ma non ne ha tratto le conseguenze, eppure la Grecia ed altri paesi hanno pagato prezzi pesantissimi. L’UE ha evitato anche l’autocritica.
La sostanza del problema è che l’austerità in Europa sta portando ad una regressione impressionante, soprattutto in alcuni paesi come l’Italia, che ha oggi il reddito e l’occupazione di 30 anni fa. La recessione rischia di rendere irrisolvibile il problema del debito pubblico e di fare avvicinare la soluzione del problema del debito pubblico ad un costo sempre più vicino all’uscita dall’Euro. In sostanza l’austerità cieca dell’UE rischia conseguenze sociali ed economiche sempre più gravi e pericolosamente vicine a quelle dell’uscita dall’Euro. Cipro conferma che l’attuale linea dell’Europa è devastante e va cambiata prima che sia troppo tardi.

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