BRUXELLES – Vi sarete accorti che attorno all’Europa vi sono guerre e tensioni ad alto rischio. Ucraina, Medioriente, Iraq, Libia… Incendi divampano, ci entrano in casa e i fumi sono in grado di avvelenare l’Europa. Nessuno può considerarsi estraneo a ciò che sta avvenendo.
Tanto meno possiamo fare come le generazioni del passato, quelle alzarono le mani e consegnarono i nostri paesi agli eserciti. Se la politica è debole e gli interessi in gioco, e sono di grande livello, vengono lasciati a loro stessi può accadere di tutto. Ma per costruire una robusta diplomazia della pace serve liberarsi da quella cappa di ideologismo che ci fa spesso muti o urlanti a comando, schiavi di interessi subdoli, prigionieri di quella apatia rinunciataria che fa sembrare quello avviene molto lontano da noi. Così non è, perché quando è lontano è a 3 ore di aereo… Saremo in grado di esercitare il nostro diritto di essere cittadini del mondo? E allora perché non convocare subito a Roma i ministri degli Esteri dei paesi del Mediterraneo? Potrebbe essere un buon modo per esercitare la nostra leadership del semestre di presidenza dell’Unione europea. Sennò da dove cominciare?