Il male oscuro

ROMA – Chiedo scusa a chi si ostina a leggermi se non apro con Moody’s e le polemiche sull’articolo 18 ma non ce la faccio a prendere sul serio chi serio non è. In Iraq il presidente della Repubblica, su consiglio americano, ha negato il terzo mandato da Premier a Al Maliki (quello di cui Bush lodò “l’impressionante” capacità di leadership!).

Al Maliki ha subito schierato le truppe speciali nella zona verde di Bagdad. Il nuovo primo ministro anch’egli sciita, Haider Al Abadi, dovrebbe provare (tardi, troppo tardi) a costruire un governo con Curdi, Sunniti, Cristiani. Al Malichi, rigetta i consigli pure di al Sistani, guida spirituale degli sciiti, e si prepara alla guerra, visto che la guerra bussa a Bagdad.

Ma la guerra è perduta, secondo gli osservatori. Il Califfato islamico non ha bisogno di strade, ospedali, di una borsa per gli affari. Per ora si nutre delle fosse comuni con gli Yazidi, del censimento dei cristiani per non farli più tornare se non convertiti. Sa fare la guerra e, come un cuneo, ha diviso l’Iraq curdo e quello sciita. Sergio Romano, in un fondo intitolato “L’ostinazione del Presidente”, chiede un intervento militare di terra degli Stati Uniti: l’Egitto apprezzerebbe e pure la Turchia – spiega Romnano – e l’Iran di Rouhani si sentirebbe sollevato. Non sono d’accordo. Ci sarà pure un motivo se l’unica superpotenza rimasta ha perso tutte le guerre intraprese. Il motivo è semplice: quando gli americani arrivano, i nemici si coalizzano. 

E si capisce: armi e interessi americani hanno fabbricato l’incubo medio orientale, hanno nutrito Saddam e Ben Laden prima di indicarli come nemici pubblici, hanno commesso “crimini di guerra” – inevitabili quando ci si batte col terrore delle perdite per l’effetto devastante, in patria, dei soldati che tornano nei sacchi di plastica. Gli americani hanno sostenuto tutte le guerre di Israele, che certo è l’unica democrazia medio orientale, ma non una democrazia per arabi né musulmani, sciiti o sunniti. Sono visto come marziani i soldati a stelle strisce, rappresentano quello che è negato ai nativi. Obama non può fare il gendarme in Medio Oriente perché l’America appare l’untore non il medico. 

Hilary Clinton accusa, invece, Obama di non aver armato i ribelli anti Hassad in Siria. A tempo debito, prima che finissero nelle mani dei macellai islamisti! Può darsi che abbia ragione. Ma detta così è solo una sparata elettorale. Come l’altra della Hilary, a sostegno del governo di Netanyahu nell’ultima guerra di Gaza. Le colpe dei bambini morti, tutte di Hamas, dice la signora. Bernardo Valli, nel suo reportage parte proprio da qui: gli abitanti di Gaza ce l’hanno con Hamas per aver usato le loro case e i loro figli come scudo? Sì, sono arrabbiati. Qualcuno dice “Hamas vale una scarpa” (Ricordate la scarpa lanciata contro Bush?). Però l’orgoglio nazionale, le cronache di quei razzi che spaventavano Israele e bloccavano per poche ore l’aeroporto di Tel Aviv, hanno fatto crescere il consenso per Hamas, al minimo prima della guerra di Netanyahu. 

Non ho soluzioni? Non ne ho. Il Papa prega e fa benissimo. Enzo Bianchi, priore di Bose, scrive : “quando si calpesta la dignità umana si offende Dio, quando si invoca Dio per fare la guerra lo si bestemmia!”. Se la dignità umana, la libertà di fede, il lusso di poter prendere l’acqua al mattino senza rischiare la vita, e l’altro privilegio, il diritto a una terra, divenissero criterio ispiratore dell’intervento economico, medico-sanitario e diplomatico di Stati Uniti e Europa…Chissà? Gino Strada sarà un matto, ma non c’è evidenza scientifica. La pazzia di George W Bush è  conclamata.

Una forma di cupa insania si rivela pure nei titoli dei giornali. “Moody’s gela l’’Italia sul PIL”, Stampa.”L’articolo 18 spacca il governo”, Repubblica. “Banana Repubblic”, quella di Tavecchio nuovo capo del calcio, per il Fatto.  “Ora Alfano scopre i vu comprà”, il Giornale. Chiacchiere da ombrellone. Tutti sappiamo cosa c’è da fare. Draghi lo ha spiegato e se lo facciamo da soli, tanto meglio. Ma è chiaro che farlo costa. Come scrive Luca Ricolfi. Siamo “abbastanza ricchi per poterci permettere ancora qualche anno di inerzia, ci siamo tuttavia impoveriti così tanto e così bruscamente, fra il 2007 e oggi, da non osare più consumi avventati”.

Non si muove foglia nella palude Italia, né basta la grinta di un premier (finalmente) giovane e combattivo. Allora meglio buttarla in caciara. Aiutiamo gli industriali a licenziare! Quando loro per primi sanno che dovrebbero assumere e investire, non farsi frenare da corruzione e burocrazia, né strozzare dalle banche che non scuciono un euro se non impegni la casa della moglie, dall’assenza di una politica industriale, dalle tasse sul lavoro e sul reddito tanto più salate in quanto ricchi e mafiosi e finanzieri continuano a evaderle. Non dite che sulla crisi manca la proposta. Solo è difficile perché rompe le uova del privilegio. 

La depressione non perdona. Apprendo che Robin Williams si sarebbe tolto la vita. Sapeva strappare un sorriso, ma non riusciva a sorridere. Anche l’Italia, purtroppo, gli somiglia. È invidiata nel mondo, ma Lei non si invidia. Per salvarla servirebbe coraggio. E tenacia.

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