ROMA – Ho assistito ad una parte dell’assemblea che ha segnato la nascita di Sinistra Italiana. Vorrei qui, con chiarezza e libertà di pensiero -anche ascoltando e leggendo gli anatemi incrociati di queste ore- dire cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto, e dare due consigli.
Mi è piaciuta la passione di un popolo, lì riunito, alla ricerca di una comunità in cui credere.
Mi è piaciuta la generosità, almeno nelle parole e nei gesti fin qui visti, di alcuni dirigenti e di una forza politica come Sel, nel mettersi in gioco. Mi è piaciuta la volontà di allargare il campo, non nel recinto di una nostalgica “cosa rossa”, ma in un contesto in cui bisogna innovare e cambiare. Mi è piaciuto l’”orgoglio keynesiano”, con la visione antiliberista che anima quest’iniziativa. Non mi è piaciuto, invece, l’antirenzismo pregiudiziale e demonizzante. Non porta da nessuna parte. Strappa qualche applauso, ma non spiega ciò che è successo nella sinistra.
Non mi è piaciuto sentir definire il Partito Democratico come la destra. La destra, quella che può far paura, era in piazza a Bologna, ieri, ed è quella che da Budapest a Dresda sta rabbuiando l’Europa. Avrei preferito sentir criticare soluzioni liberiste, o politiche “blairiane” del tutto superate, senza contribuire ad aprire un fossato incolmabile col PD.
Non mi è piaciuta la liquidazione dell’azione della sinistra PD, criticabile certo, ma che concretamente si pone un problema di cambiare l’asse e , quando sarà possibile, la guida del PD. Non mi è piaciuta l’assenza di ogni prospettiva unitaria, di nuovo Ulivo, dai sindaci che dovremo eleggere in primavera all’associazionismo cattolico oggi privo di rappresentanza.
Così come, infine, non mi è piaciuta l’assenza di ogni vero discorso sul mondo, e sui valori attorno ai quali si può avviare un faticoso processo di costruzione di una sinistra di tipo nuovo. E allora, da osservatore e militante di un’idea nuova di centrosinistra, vorrei dare due consigli.
Il primo al Partito democratico: non sottovalutate l’enorme spazio che si è aperto a causa delle scelte di questi mesi , e della crisi politica e morale del partito, a partire da Roma. Trasformare Sinistra Italiana nel principale avversario sarebbe un errore grave.
Il secondo consiglio lo voglio dare a Sinistra Italiana. La sinistra è sempre stata, tanto più se lega il suo nome alla patria, consapevole dei rischi e animata da volontà unitaria. Essere in polemica dura col Pd è forse necessario: ma occorre una prospettiva unitaria, contro le destre populiste, capace di creare un ponte con chi altrove, e anche nel PD sta conducendo una battaglia di sinistra.