“Nulla rivela meglio il carattere di un uomo quanto il suo modo di comportarsi quando detiene un potere o un’autorità sugli altri: queste due prerogative smuovono ogni passione e svelano ogni vizio” Plutarco – Vite parallele – confronto tra Demostene e Cicerone
ROMA – L’esito scontato del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle nei confronti del ministro Boschi non cambia il peso politico della vicenda che la riguarda. Anzi, in un certo senso, lo aggrava. Perché Renzi ha usato, eccome, due pesi e due misure in questo caso e, facendolo, si è assunto una grande responsabilità nei confronti del proprio elettorato e verso il Paese.
Due fatti, in particolare, emergono con evidenza. Il primo è che la Boschi non liberando se stessa e il governo dall’imbarazzo per il conflitto di interessi legato alla vicenda Banca Etruria- che presenta ancora parecchi lati oscuri e che avrà sicuramente ulteriori sviluppi – non ha reso un buon servizio alle istituzioni e all’esecutivo che rappresenta. Il secondo è che quanto accaduto a Montecitorio, sotto l’ovvia regia del premier, segna la fine del renzismo per come lo abbiamo conosciuto finora: dal 18 dicembre c’è un prima e c’è un dopo.
A corto di un’ideologia distintiva e di un progetto politico definito, il ‘rottamatore’ per due anni ha puntato tutto sul ‘nuovo’ e sul cambiamento, carte vincenti che hanno fatto presa in termini di consenso persino sui più diffidenti, specie a sinistra. Ebbene, quelle carte Renzi salvando il suo ministro delle Riforme le ha bruciate del tutto. Quel ‘nuovo’ tanto declamato se ne è andato chissà dove mentre Maria Elena Boschi pronunciava la sua arringa di difesa alla Camera. E più la Boschi parlava più il ‘nuovo’ moriva e andava in scena il vecchio, il già visto, il già vissuto: il potere logorato da se stesso, che non distingue la realtà delle cose dalla propria versione partigiana e opportunistica, vecchi schemi, vecchi metodi. Quei volti giovani di Renzi, della stessa Boschi o di una Madia ci sono apparsi improvvisamente incanutiti, invecchiati, brutte copie di un passato nemmeno tanto lontano. Oggi sono convinti di aver vinto la battaglia, ma in realtà hanno perso e ha perso ancora una volta questa Italia che non riesce ad esprimere una classe politica che la traghetti verso un futuro senza ‘gigli magici’, amici degli amici, ‘figli di’ e ‘padri di’. Quarantenni rampanti che avevano promesso di cambiare l’Italia, e che invece hanno riportato l’arroganza del potere alla ribalta.
Non basta il cambio di maquillage per dire che una classe politica è diversa dalla precedente. E non è l’età a rendere uno spirito libero e giovane ma la sua testa, il suo atteggiamento, anche la capacità di non lasciarsi corrodere dal potere. Da tutto questo siamo lontani. La sicumera mostrata in aula dalla Boschi mentre pronunciava il suo discorso ci inquieta, perché non nasce dall’onestà intellettuale ma da quella sicurezza che ti dà avere il potere tra le mani e pensare che niente e nessuno possa sottrartelo. Persino smarcarsi dalle vicende del padre, qualunque ne sarà l’evoluzione, è sembrata una mossa bieca, un tentativo lampante e calcolato di sfruttare l’unico appiglio possibile. E imbarazzante lo spettacolo di abbracci e congratulazioni che, ancora una volta, hanno reso la Camera dei deputati un luogo lontano dalla gente, avulso da umori e sentire generale.
Le ricadute politiche dell’operato di Renzi non mancheranno. Il premier ha gettato la maschera e rivelato il vero volto del suo governo. Tornare indietro da questa sfrontata virata è impossibile. L’apparente tregua per l’elezione dei giudici della Consulta è evaporata, le opposizioni sono sul piede di guerra. Anche se Forza Italia ha dato forfait nel centrodestra, i Cinquestelle, Sinistra Italiana e Salvini non arretrano e staranno col fiato sul collo di Renzi. Ma anche nel Pd c’è poco da stare tranquilli. Cosa farà la minoranza interna nelle prossime settimane? Continuerà ad appoggiare il premier-segretario in questa china pericolosa di strenua difesa della Boschi? Lo scandalo delle quattro banche salvate dal governo è solo all’inizio, le implicazioni future imprevedibili e la presa di posizione di Renzi, questa sì, che rischia di essere un boomerang per Pd ed esecutivo. Di certo in termini di consenso.