Vasco Rossi. Vita spericolata in politica?

La voce comincia a serpeggiare: Vasco Rossi potrebbe fondare un partito. Dopo il concerto di Modena, con duecentoventimila spettatori paganti, e un incasso fra i maggiori in Europa in questi ultimi anni, Vasco Rossi è al top della popolarità artistica e della sua fortuna personale.

Il sindaco di Modena gli ha già offerto le chiavi della città con implicita cittadinanza onoraria. Se fossimo in Inghilterra, la regina Elisabetta sarebbe stata sollecitata a nominarlo baronetto, a farne insomma un sir. Da noi i titoli nobiliari non contano più. Con la fine della monarchia e l’avvento della Repubblica oggi i cittadini meritevoli diventano, al più, cavalieri del lavoro o commendatori al merito della Repubblica. 

Se l’ha fatto Beppe Grillo perché non potrebbe farlo anche Vasco Rossi? Fondare un movimento, o un partito tout court, con il quale entrare in Parlamento e lì, davvero, cominciare una vita spericolata. Glielo ha proposto un fan con una lettera che il Corriere della Sera ha pubblicato con un certo rilievo. Segno che i tempi sono maturi. 

Con la crisi dei partiti tradizionali, con la proliferazione dei nuovi gruppi e dei movimenti che riempiranno le prossime schede elettorali, non c’è chi non veda come anche Vasco Rossi potrebbe scendere in campo. Gli esempi fra i rappresentanti del mondo dello spettacolo non mancano: Gino Paoli si fece eleggere sinistra, come Enrico Montesano e Ilona Staller. L’indimenticata Cicciolina a suo tempo, quando furoreggiava in topless, fu fatta deputata dai radicali. Poi ci provò Moana Pozzi con il partito dell’amore, che non attecchì.   Berlusconi ci ha messo il carico da undici riempiendo il parlamento di stelle e stelline, senz’arte né parte, o di cantanti come Iva Zanicchi. 

Ma, come Grillo, anche Vasco Rossi potrebbe fare  a meno di uno sponsor e buttarsi nella mischia, forte di una popolarità sconfinata. Fra i giovani che accorrono ai suoi concerti pagando il biglietto a prezzi di affezione, sarebbero migliaia se non milioni quelli che farebbero la fila davanti ai seggi elettorali, oggi sempre più desolatamente vuoti? Si dirà: se basta essere popolari per diventare deputati o senatori, allora anche Gianni Morandi e a suo tempo Claudio Villa, Roberto Benigni e a suo tempo Alberto Sordi, avrebbero potuto tentare la carriera politica. 

Ma questo sarebbe un discorso da fare dopo: qualora Vasco Rossi vincesse le elezioni della prossima primavera sarebbero in tanti a saltare sul suo carro offrendo collaborazione e proponendo coalizioni. Come è sempre successo. Fermo restando che la politica non è solo canzonette, che chi la fa sul serio e la sa fare, ha ben altre capacità di organizzare il consenso, funzione precipua dei partiti. Anche il pifferaio di Hamelin si portò dietro tutti i fanciulli del paese, ma li portò verso il baratro. Una cosa è riempire gli stadi per fare soldi a palate e un’altra riempire il Parlamento con spirito di servizio per fare buone leggi.  Queste, sì, che sono vite spericolate. 

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