Incrociando un paio di dati dell’Istat emerge che la dinamica demografica del nostro Paese si avvierebbe ad un decremento della popolazione molto più rapido di quanto previsto.
In particolare la diminuzione della popolazione è, al momento, più rapida di quanto previsto nello scenario più pessimistico elaborato dall’Istat con riferimento al 2065, che prevede una riduzione in quell’anno di circa 15 milioni di residenti. L’accelerazione è tale che si potrebbe arrivare a quei numeri, popolazione ridotta da 60,6 a 45,6 milioni, un quarto in meno, già nel corso degli anni ’30.
I dati su cui ci basiamo
L’Istat pubblica un bilancio demografico mensile, noi abbiamo utilizzato quello relativo al 2016 e quello relativo ai primi due mesi del 2017. Inoltre L’Istat pubblica una previsione demografica sull’andamento della popolazione in Italia fino alla fine del 2065. Trattandosi di previsioni l’Istat ha elaborato uno scenario mediano cui si associano scenari più alti o più bassi con intervalli di confidenza (la probabilità di includere il risultato reale) crescenti.
Vediamo le previsioni
Per l’Istat la popolazione italiana, che all’inizio del 2016 era circa 60,6 milioni, alla fine del 2065 dovrebbe contare circa 53,4 milioni di persone. Una emorragia di oltre 7 milioni di persone. Con un intervallo di confidenza al 50 % la previsione alta è a 56,6 milioni di persone e quella bassa a 50,0 milioni di persone.
Con un intervallo di confidenza al 90% la previsione alta è a 61,4 milioni di persone e quella bassa è ad appena 45,6 milioni di persone.
Tenete bene a mente questa ultima cifra perché è con essa che dovremo confrontarci. Con un intervallo di confidenza al 90% la popolazione italiana nello scenario basso potrebbe ridursi di 15 milioni in quasi 50 anni. Ovvero ridursi di un quarto.
La sorprendente velocità del fenomeno
Il problema è però che attualmente l’andamento demografico sta superando al ribasso la previsione più bassa. E’ cioè più bassa della previsione bassa, ed in maniera sensibile. L’accelerazione è tale da rendere ipotizzabile la contrazione di un quarto della popolazione in appena 20 anni circa contro i 50 delle previsioni demografiche.
Qualche cifra per chiarire la situazione. La popolazione al 1 gennaio 2016 era di 60.665.551 persone e questo è il punto di partenza sia delle previsioni che del bilancio demografico mensile 2016. La previsione con intervallo di confidenza al 90% bassa vedeva una riduzione della popolazione nel corso del 2016 pari a circa 22mila persone, la popolazione sarebbe arrivata cioè a 60.643.820 unità.
Il bilancio demografico mensile riporta invece una popolazione a fine 2016 pari a 60.589.445 ovvero meno 76mila unità nel solo 2016.
Per il 2017 la previsione demografica dava meno 43mila abitanti, arrivando a 60.600.740. Nei soli mesi di gennaio e febbraio, i dati sinora disponibili, la popolazione è invece diminuita di quasi 48mila persone.
Proiettando questo dato in maniera prudente possiamo ipotizzare che la riduzione a fine 2017 sia pari a circa il triplo di quella sperimentata nei primi due mesi dell’anno. Meno 143mila persone.
La popolazione alla fine del 2017 potrebbe cioè raggiungere i 60,4 milioni circa, il livello previsto dall’Istat nel 2021.
In buona sostanza in due anni, 2016 e 2017, potremmo perdere la popolazione che uno scenario catastrofico dell’Istat prevedeva avremmo perso in cinque anni.
5 sta a 2 come 50 sta a 20?
Attenzione però a non cadere nella trappola dell’eccessiva semplificazione, i fenomeni demografici sono troppo complessi per limitarsi a fare una proporzione, se ho perso in due anni gli abitanti che avrei dovuto perdere in cinque allora perderò in venti anni quelli che avrei dovuto perdere in cinquanta.
Esiste però un allarme demografico che continua a suonare e comincia sempre di più a somigliare ad una campana a morto, se questo Paese arrivasse a perdere 300, 400 o 500mila abitanti all’anno nel giro di pochi anni da oggi si potrebbero innescare fenomeni gravissimi e incontrollabili. Anche l’estinzione va in qualche modo governata per non trasformarla in caos.