Ambiente. Fantacronache dal 2070: per le Maldive è bene affrettarsi

In occasione dei vertici internazionali sul riscaldamento globale si è sentita la voce di un rappresentante degli abitanti delle isole Maldive, di fatto il sindaco della piccola comunità che le abita, il quale ha detto ai Grandi della terra:

“Voi parlate di 2050 o addirittura 2070, ma sappiate fin d’ora che se continua così le Maldive molto prima di allora finiranno sott’acqua”. Chi è interessato è bene che si affretti. Con la macchina del tempo facciamo un salto in avanti, nel 2070. Ecco una cronaca in diretta. 

  

C’è chi dichiarava: ”Mai stato alle Maldive”, come una volta si diceva: “Io, mai voluto il green pass”. Vanterie di altri tempi. Il “mai stato alle Maldive” era il motto di chi voleva distinguersi dalla massa dei vacanzieri alla moda che battevano sempre le stesse località balneari o di montagna dandosi appuntamento ogni estate e ogni inverno non appena lasciata la città. Che c’è di male ad andare alle Maldive? obbiettavano i fanatici della vacanza esotica, un posto vale l’altro. Finché c’è, quel posto.

 Oggi chi, vantandosene, non c’è stato non può rimediare, perché le Maldive non esistono più. Hanno fatto la fine dell’isola Ferdinandea che un giorno del giugno 1831 è emersa dalle acque del canale di Sicilia fra Sciacca e Pantelleria, per sei mesi è stata oggetto di una controversia internazionale fra il regno delle Due Sicilie, la Francia e l’Inghilterra, ognuno ne rivendicava il possesso, per poi inabissarsi per sempre.

 Lo stesso è accaduto alle Maldive e ai loro atolli: l’aumento del livello del mare in seguito allo scioglimento dei ghiacci polari come conseguenza dell’innalzamento globale della temperatura ha superato quei due metri appena che in media misuravano l’emersione dal mare cristallino e, oplà!, tutto e tutti sott’acqua a far compagnia al pesce pagliaccio che di quel mare è l’abitante più variopinto. Lo aveva detto, nei primi venti anni del XXI secolo il sindaco delle Maldive: ”Di questo passo finiremo sott’acqua”, ma non è stato ascoltato. E il mondo ha continuato a bruciare carbone, petrolio, metano invece di sfruttare le risorse rinnovabili, l’anidride carbonica è dilagata nell’atmosfera, la temperatura media è salita come non era mai successo prima e la Terra ha preso un febbrone da cavallo da cui non è più guarita.

 Qualcuno lo aveva previsto, ma nessuno vi ha posto rimedio. D’altronde si sa: l’uomo è inaffidabile, soprattutto in materia di ambiente. E’ successo fin dai tempi di Adamo: se Eva non avesse mangiato la mela (dando quel morso che un giorno sarebbe diventato il logo di una fortunata multinazionale dell’informatica) forse le cose sarebbero andate diversamente, l’umanità non si sarebbe giocato prima il Paradiso Terrestre e poi le Maldive. 

Ma non solo i celebrati atolli dell’oceano indiano, anche tutto quello che stava sulla costa è colato a picco: Ostia Antica alle porte di Roma dove il mare si è ripreso il suo spazio, Venezia che già da un bel po’ di anni minacciava di sprofondare e nessun Mose (senza accento) l’ha salvata dalle acque. L’Olanda ha visto nel giro di pochi anni inabissarsi i terreni faticosamente strappati al mare con dighe e canali; a Capri si è salvata solo Anacapri che sta in alto, anche le Dolomiti stanno ancora all’asciutto: il mare che pure le aveva ricoperte in epoche remote (ne fanno fede i fossili che ancora si trovano lungo i sentieri che portano ai rifugi) stavolta le ha risparmiate. Il turismo è salvo, ma non d’inverno perché da anni non nevica più, neanche al Polo Nord, quindi niente skilift o settimane bianche, al massimo si va a funghi, ma è sempre più difficile trovarne perché praticamente non piove più. E’ stato così dappertutto: l’Italia ha dovuto rinunciare alle sue celebrate spiagge adriatiche, la Francia alla non meno ambita Costa Azzurra, la Spagna alla sua Costa Brava, l’Inghilterra ai variopinti capanni balneari di Brighton, la Grecia ha perso molte delle sue innumerevoli, incantevoli isolette punteggiate sulla costa da paesini da favola e così via in tutto il globo terracqueo…

  

Ma davvero succederà tutto questo? Lasciamo le fantacronache del 2070 e torniamo ai giorni nostri. Siamo ancora in tempo per rimediare al disastro prossimo venturo che gli esperti e le Grete ci preannunciano? E’ il grande interrogativo del nuovo millennio che pende sulla testa dei governanti come su quella dell’uomo della strada. Il destino del mondo è nelle mani dell’uomo, di ognuno di noi, perché siamo davvero tutti sulla stessa barca, questa minuscola navicella spaziale che vaga nell’universo con a bordo il più eterogeneo e male assortito equipaggio che abbia solcato i mari della storia. Saremo in grado di tenere la barra verso la rotta giusta senza schiantarci sugli scogli della catastrofe? Ai posteri la proverbiale ardua sentenza.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe