Gemelli centro per patologie ipofisi, partito nuovo master della Cattolica

In questi giorni ha preso il via la 12ma edizione del Master di II livello dell’Universita’ Cattolica per la “diagnosi e terapia delle patologie ipotalamo-ipofisari”. Attivo dal 2011, il master che ha una durata complessiva di 1.500 ore in un anno ed eroga 60 crediti, accoglie endocrinologi provenienti dal territorio o da altri ospedali.

“La giornata inaugurale del 17 febbraio – ricorda il Professor Alfredo Pontecorvi, Direttore del Master, direttore Uoc di medicina interna, endocrinologia e diabetologia della fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, ordinario di endocrinologia Universita’ Cattolica – e’ stata dedicata ai pazienti rimasti indietro nella diagnosi in epoca post-Covid e a capire come recuperare il tempo perduto. Il master comprende anche due meeting, uno di taglio clinico che si terra’ in primavera (‘I Centri d’Eccellenza incontrano il territorio’), mentre a fine novembre si terra’ un workshop al quale prenderanno parte esperti italiani e stranieri per illustrare le ultime novita’ in tema di patologie ipofisarie”.

“Da oltre 40 anni – ricorda la professoressa Laura De Marinis, coordinatore didattico del Master – il Gemelli si occupa di patologie dell’ipofisi. Risale infatti al 1975 il primo intervento di chirurgia transfenoidale effettuato dal professor Giulio Maira; da allora e’ stato inaugurato un ambulatorio di patologie dell’ipofisi, gestito da un’e’quipe multidisciplinare di endocrinologi e neurochirurghi, che si occupa dei pazienti con patologia ipofisaria che accedono al Gemelli”. Il centro consta di un ambulatorio, di un day hospital e di posti di degenza. Il Gemelli insomma ha davvero scritto la storia del trattamento delle patologie ipofisarie e della neuroendocrinologia. Basta guardare alcune date chiave.

“Nel 1977 – ricorda il dottor Antonio Bianchi, dirigente medico di I livello della Uoc di Endocrinologia del Gemelli – il premio Nobel per la Medicina veniva attribuito a tre scienziati, Andrew V. Schally, Roger Guillemin, per le loro scoperte sulla produzione di peptidi ormonali da parte cervello (fattori di rilascio ipotalamici quali TRH, Gn-Rh, ecc), e a Rosalyn Yalov per lo sviluppo di test radioimmunologici per la misurazione di questi ormoni. Appena un anno dopo, nel 1978, viene pubblicato un lavoro sulla risposta dei prolattinomi al TRH, firmato da un gruppo di ricercatori del Gemelli, uno dei primi ospedali al mondo ad aver utilizzato questi fattori di rilascio”.

Quello per le Patologie Ipofisarie del Gemelli e’ un centro di riferimento multidisciplinare ante-litteram. “Siamo stati il primo centro nel Lazio – ricorda il professor Pontecorvi – a costruire nel 2015 un percorso clinico-assistenziale (Pca) dedicato alle patologie ipotalamo-ipofisarie, come richiesto dalla Regione Lazio nel quale, come da tradizione, endocrinologi e neurochirurghi lavorano fianco a fianco”.

Un’eccellenza organizzativa, riconosciuta anche all’estero. “Quando in ambito internazionale la Pitituary Society ha deciso di stilare delle linee guida per i centri dedicati alle patologie ipofisarie – ricorda la professoressa de Marinis – ha interpellato anche gli specialisti del Gemelli. Piu’ di recente, abbiamo istituito anche un Pituitary Board per i casi piu’ complessi; questo, oltre al nucleo di specialisti ‘fondante’ (endocrinologo e neurochirurgo) comprende anche l’anatomo-patologo, il neuroradiologo (il Gemelli e’ all’avanguardia per la diagnostica radiologica della regione ipofisaria), il radioterapista e il medico nucleare”.

In day hospital vengono effettuati test di stimolo per studiare le carenze ormonali; i casi piu’ complessi vengono ricoverati per effettuare esami di diagnostica avanzata, come il cateterismo dei seni petrosi per la diagnostica dei casi complessi della malattia di Cushing. L’ambulatorio dell’ipofisi funziona tre giorni a settimana (il lunedi’ 14,00-18,00; il martedi’ e il venerdi’ 8,30-13,30) e vi si accede tramite il Cup del Gemelli.

Il centro per le patologie ipofisarie del Gemelli primeggia anche nel campo della ricerca profit e non profit.

Al momento il dottor Antonio Bianchi e’ Principal Investigator per la ricerca su una molecola orale simile all’octreotide (un analogo della somatostatina a somministrazione parenterale), mentre la dottoressa Antonella Giampietro coordina la ricerca sul GH a somministrazione settimanale nell’adulto. In entrambi i casi si tratta di trial clinici di fase III, ma il gruppo dei neuroendocrinologi del Gemelli sta partecipando insieme agli oncologi anche ad una sperimentazione di fase 1 su una nuova formulazione di octreotide ‘super long acting’ che si somministra per iniezione intramuscolo una volta ogni 4 mesi; questo farmaco viene utilizzato nel trattamento di tanti tumori neuroendocrini). Del team fa parte anche la dottoressa Sabina Chiloiro, di recente insignita del prestigioso premio ‘Arrigo Recordati’ per le sue ricerche sull’acromegalia.

Le patologie ipofisarie sono malattie rare; la loro prevalenza di 10 casi ogni 100.000 abitanti. Per questo e’ necessario rivolgersi ad una struttura di grande esperienza. Il Gemelli e’ centro di riferimento per tutto il Centro-Sud Italia; lo scorso anno ha assistito oltre 900 pazienti affetti da queste patologie e sono stati effettuati oltre 150 interventi chirurgici per adenomi ipofisari, numeri simili a quelli prodotti dai principali centri europei e americani.

Le principali patologie ipofisarie sono gli adenomi, tumori benigni diagnosticati soprattutto tra i 20 e i 60 anni e colpiscono soprattutto le donne; i piu’ frequenti sono i prolattinomi (adenomi ipofisari che producono un eccesso dell’ormone prolattina), che rappresentano circa il 55 per cento di tutte le masse ipofisarie; il 30 per cento delle masse sellari e’ rappresentata da adenomi non secernenti, il 12 per cento da adenomi GH-secernenti (che causano l’acromegalia) e il resto da adenomi Acth-secernenti (malattia di Cushing).

“Grazie al nostro impegno nell’assistenza clinica e nella ricerca biomedica – conclude il professor Pontecorvi – possiamo offrire ai nostri pazienti qualunque trattamento da quelli piu’ classici a quelli che arriveranno nella pratica clinica solo tra qualche anno”.

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