Un recente studio condotto dal Cnr-Ieos e dall’Università Federico II di Napoli ha individuato nei linfociti T regolatori (Treg) un bersaglio terapeutico promettente per il trattamento del tumore al seno.
I risultati, pubblicati sulla rivista “Science Advances” e sostenuti dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, aprono nuove prospettive nella lotta contro questa patologia.
Il ruolo chiave dei linfociti Treg nel carcinoma mammario
La ricerca ha rivelato che i linfociti T regolatori (Treg), un particolare tipo di cellule immunitarie, sono presenti in elevate concentrazioni sia nei tumori primari sia nel sangue delle pazienti con una prognosi sfavorevole.
Queste cellule favoriscono la progressione tumorale creando un microambiente più aggressivo e limitando la risposta immunitaria naturale del corpo. Tuttavia, mirare selettivamente ai linfociti Treg potrebbe rappresentare un’opportunità terapeutica per contrastare efficacemente il carcinoma mammario.
Uno studio pionieristico iniziato nel 2016
Il progetto, avviato nel 2016 grazie al finanziamento del bando TRIDEO cofinanziato da Fondazione AIRC e Fondazione Cariplo, è stato coordinato dalla dottoressa Veronica De Rosa (Cnr-Ieos) in collaborazione con esperti dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale e dell’Università Federico II di Napoli.
Secondo De Rosa, i linfociti Treg esprimono molecole di superficie inibitorie (checkpoint) che sopprimono la risposta immunitaria contro il tumore, favorendo la sua crescita e metastatizzazione. Tuttavia, il blocco selettivo di queste cellule nelle fasi iniziali della malattia potrebbe riattivare il sistema immunitario, portando alla distruzione del tumore. Questo concetto è alla base dell’immunoterapia, un approccio innovativo che punta a potenziare le difese naturali dell’organismo.
Verso una nuova strategia terapeutica personalizzata
L’eliminazione selettiva delle cellule Treg rappresenta una strategia promettente, ma la sua attuazione è complessa. Non tutte le cellule Treg sono uguali: differenziare quelle presenti nel sangue, che svolgono una funzione immunitaria essenziale, da quelle che supportano la crescita tumorale è una sfida cruciale.
Il team di ricerca ha scoperto che i tumori al seno ormono-positivi contengono una maggiore quantità di linfociti Treg con una variante della proteina FOXP3 (FOXP3E2). Misurare la loro concentrazione nel sangue tramite biopsia liquida potrebbe consentire una diagnosi precoce e una previsione più accurata della prognosi.
Analisi su vasta scala e implicazioni future
Gli scienziati hanno analizzato oltre mille pazienti attraverso la banca dati “The Cancer Genome Atlas” (TCGA), dimostrando che i livelli di linfociti Treg FOXP3E2 nel tessuto tumorale possono predire l’evoluzione della malattia fino a vent’anni prima della sua manifestazione clinica. Questo metodo potrebbe essere applicato non solo al carcinoma mammario, ma anche ad altre neoplasie, come il carcinoma papillare renale, il carcinoma a cellule squamose della cervice e l’adenocarcinoma polmonare.
Se confermati da studi clinici su larga scala, questi risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuovi biomarcatori prognostici e predittivi, aprendo la strada a terapie più mirate ed efficaci. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici, offrendo trattamenti sempre più personalizzati e innovativi.
L’immunoterapia continua a dimostrarsi una strategia rivoluzionaria nella lotta contro il cancro.
La scoperta del ruolo dei linfociti Treg nel carcinoma mammario potrebbe rappresentare una svolta per la ricerca oncologica, aprendo la strada a nuove cure più efficaci e meno invasive. Grazie ai progressi della scienza, il futuro della medicina di precisione appare sempre più concreto e promettente.