Uno studio guidato dall’Istituto Regina Elena dimostra l’efficacia della chemio-immunoterapia prima dell’intervento chirurgico
Un nuovo approccio terapeutico tutto italiano apre la strada alla speranza per i pazienti affetti da tumore al polmone inoperabile. Secondo uno studio internazionale pubblicato su JAMA Oncology e coordinato dall’IFO – Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) di Roma, un trattamento combinato di chemioterapia e immunoterapia neoadiuvante, somministrato prima dell’intervento chirurgico, ha reso operabile il 75% dei pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato in stadio III. Tra questi, circa il 29% ha mostrato una regressione completa del tumore.
Nuova frontiera per il carcinoma polmonare non a piccole cellule
Lo studio ha coinvolto 112 pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio III, considerato borderline resecabile o non resecabile. Questa forma di tumore rappresenta una delle sfide più critiche in oncologia, con limitate opzioni terapeutiche efficaci.
La strategia innovativa ha previsto l’utilizzo di una terapia neoadiuvante a base di chemio-immunoterapia, combinando farmaci chemioterapici con inibitori delle proteine PD-1 e PD-L1, responsabili della “fuga” delle cellule tumorali dal sistema immunitario.
Risultati promettenti: più operazioni e sopravvivenza prolungata
“Grazie a questo approccio innovativo siamo riusciti a ridurre la massa tumorale e a rendere operabili pazienti che prima non avevano alcuna possibilità chirurgica”, afferma la dottoressa Lorenza Landi, responsabile delle Sperimentazioni Cliniche di Fase 1 e Medicina di Precisione dell’IRE.
Il dottor Federico Cappuzzo, direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRE e coordinatore dello studio, aggiunge:
“Il 75% dei pazienti è stato sottoposto con successo all’intervento chirurgico, e quasi un terzo di loro ha ottenuto una risposta completa alla terapia. La sopravvivenza libera da eventi ha superato i 52 mesi, un dato straordinario per tumori di questo tipo.”
L’eccellenza italiana nella ricerca oncologica
Oltre a fornire una nuova opzione terapeutica, lo studio conferma la leadership della ricerca oncologica italiana a livello internazionale. Il Regina Elena ha avuto un ruolo chiave nell’arruolamento dei pazienti e nella caratterizzazione molecolare dei tumori.
“Questi risultati dimostrano il valore della ricerca traslazionale e della collaborazione tra istituzioni di eccellenza per accelerare l’applicazione clinica delle scoperte scientifiche”, sottolinea Giovanni Blandino, direttore scientifico facente funzione dell’IRE.
Alla ricerca hanno partecipato anche il Policlinico Universitario Sapienza, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e l’Università Campus Bio-Medico, confermando la sinergia tra i principali centri oncologici italiani.