Una ricerca della Stanford University individua un meccanismo chiave nella tolleranza materno-fetale
Un recente studio condotto dalla Facoltà di Medicina dell’Università di Stanford ha individuato un potenziale meccanismo alla base della tolleranza immunitaria materna durante la gravidanza. Protagoniste sono le cellule T KIR+CD8+, una sottopopolazione di cellule T regolatrici recentemente descritta, la cui frequenza aumenta significativamente nel periodo gestazionale.
I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine dal team guidato da Jing Li, evidenziano come queste cellule possano contribuire a mantenere un equilibrio tra risposta immunitaria e protezione del feto, evitando che il sistema immunitario materno lo riconosca come estraneo.
Maggiore presenza in gravidanza e in condizioni patologiche
L’analisi ha rilevato un incremento delle cellule T KIR+CD8+ sia nel sangue periferico che nel tessuto placentare, in particolare durante il secondo trimestre di gravidanza. Un dato interessante è l’ulteriore arricchimento di queste cellule nelle madri che portano in grembo un feto di sesso maschile.
La ricerca ha inoltre osservato una frequenza più elevata di queste cellule in gravidanze complicate da aborto spontaneo e preeclampsia, rispetto alle gravidanze fisiologiche. Questo potrebbe indicare un tentativo — non sempre riuscito — di modulare l’infiammazione in presenza di complicanze.
Collegamento con le malattie autoimmuni
Studi precedenti dello stesso gruppo avevano dimostrato che le cellule T KIR+CD8+ sono in grado di sopprimere l’autoreattività nelle malattie autoimmuni. Questa evidenza ha portato i ricercatori a ipotizzare un ruolo simile nella tolleranza immunitaria materna, dove è necessario un equilibrio delicato per evitare una risposta ostile verso il feto.
Meccanismo d’azione e test di laboratorio
Le indagini in vitro hanno confermato che le cellule T KIR+CD8+ inibiscono in maniera marcata la risposta delle cellule T materne contro cellule del sangue del cordone ombelicale fetale irradiate. Ciò rafforza l’ipotesi di una funzione attiva nella regolazione immunitaria materno-fetale.
Durante la gravidanza, queste cellule mostrano sia espansione numerica sia differenziazione funzionale, suggerendo che il loro ruolo non sia statico, ma si adatti alle esigenze immunologiche della madre e del feto.
Prospettive cliniche
La scoperta di questa popolazione cellulare apre nuove prospettive nello studio e nella gestione delle complicanze ostetriche, come la preeclampsia e l’aborto ricorrente. Ulteriori ricerche potrebbero portare allo sviluppo di strategie terapeutiche mirate per modulare la risposta immunitaria in gravidanza, migliorando la salute materna e fetale.


