Ogni giorno produciamo una quantità enorme di dati: parole, immagini, preferenze, spostamenti. Questa ricchezza digitale viene registrata, archiviata e trasformata in valore economico, spesso concentrato nelle mani di poche grandi piattaforme.
Webfare, progetto di ricerca dell’Università di Torino e del Politecnico di Torino, immagina invece un futuro in cui i dati diventano un bene comune, equo e condiviso.
Finanziato con 1,53 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca grazie al Fondo Italiano per le Scienze Applicate (FISA), Webfare punta a ripensare il rapporto tra cittadini, tecnologia e valore digitale.
Un modello che trasforma i dati in capitale umano
Coordinato da Maurizio Ferraris (Università di Torino) e Tania Cerquitelli (Politecnico di Torino), il progetto affronta una delle sfide centrali del nostro tempo: trasformare il capitale dei dati in capitale umano, restituendo valore a chi, ogni giorno, lo genera con la propria attività online.
Una piattaforma trasparente con data pedigree
Il Politecnico svilupperà una piattaforma innovativa per la raccolta e la gestione dei dati, garantendo agli utenti il pieno controllo.
Grazie al sistema di data pedigree, ogni informazione sarà tracciabile e verificabile, favorendo un ecosistema digitale:
- più trasparente
- più partecipativo
- più sostenibile
Uno spazio in cui cittadini, comunità e istituzioni collaborano e beneficiano della conoscenza generata.
Intelligenza artificiale responsabile e inclusiva
Webfare valorizza i dati attraverso algoritmi di intelligenza artificiale etica, capaci di interpretare le informazioni in modo inclusivo.
Ciò significa poter sviluppare servizi pubblici e privati più equi, come:
- un accesso al credito più ampio
- polizze assicurative più giuste
- strumenti per ridurre le disuguaglianze sociali
In questa visione, i dati diventano davvero beni comuni e l’IA diventa un mezzo per generare benessere collettivo.
Verso un nuovo welfare basato sui dati
Il progetto propone anche un modello alternativo di welfare: in un contesto in cui è sempre più difficile recuperare ricchezza attraverso tasse e lavoro, Webfare immagina la possibilità di capitalizzare i dati mettendoli sul mercato in forma regolata e trasparente.
Un esempio concreto è l’ipotesi di una sperimentazione con un fondo pensionistico svizzero. Gli associati potrebbero cedere un “gemello digitale” dei propri dati, che il fondo valorizzerebbe economicamente tramite prestiti o operazioni finanziarie. I ricavi servirebbero ad autofinanziare il fondo stesso, senza richiedere ulteriori contributi ai cittadini.
La visione dei coordinatori
«Webfare parte da un’idea semplice ma rivoluzionaria: i dati che produciamo non sono solo una traccia, ma una forma di lavoro, un nuovo capitale», spiega Maurizio Ferraris. «Un capitale rinnovabile e collettivo che può essere redistribuito in base al bisogno. È un welfare dei dati, fondato sulla giustizia digitale».
«Il nostro obiettivo è creare un equilibrio tra tecnologia, società e conoscenza», aggiunge Tania Cerquitelli. «I dati, se usati in modo etico e consapevole, possono diventare una forza generativa capace di creare valore condiviso. L’intelligenza artificiale responsabile non divide, ma unisce, trasformando l’innovazione in benessere per tutta la collettività».



