L’inquinamento da plastica rappresenta una delle emergenze ambientali più rilevanti del nostro tempo, ma i suoi effetti vanno ben oltre il degrado di ecosistemi terrestri e marini.
Un recente articolo di approfondimento pubblicato sulla rivista Biocontaminant evidenzia un aspetto ancora poco esplorato: il possibile contributo dei virus associati alle superfici plastiche nella diffusione globale della resistenza agli antibiotici, con implicazioni dirette per la salute pubblica.
Plastisfera: un ecosistema favorevole alla resistenza agli antibiotici
Quando i materiali plastici entrano in contatto con l’ambiente naturale, vengono rapidamente colonizzati da comunità microbiche complesse, note come plastisfere. Questi biofilm rappresentano veri e propri hotspot biologici, già riconosciuti come serbatoi di geni di resistenza agli antibiotici (ARGs). La novità dello studio consiste nel mettere in luce il ruolo dei virus – le entità biologiche più abbondanti sul pianeta – all’interno di queste comunità.
«La maggior parte delle ricerche si è finora concentrata sui batteri della plastisfera, ma i virus sono onnipresenti e interagiscono in modo stretto con i loro ospiti microbici», spiega Dong Zhu dell’Accademia Cinese delle Scienze, autore corrispondente dello studio. «I nostri risultati suggeriscono che i virus della plastisfera potrebbero agire come motori nascosti della diffusione della resistenza agli antibiotici».
Trasferimento genico orizzontale e pressione selettiva
I virus batteriofagi sono in grado di trasferire materiale genetico tra batteri attraverso il trasferimento genico orizzontale, un meccanismo chiave nell’evoluzione microbica. All’interno dei biofilm plastici, caratterizzati da un’elevata densità microbica, questo processo risulta particolarmente efficiente, facilitando la diffusione dei geni di resistenza anche tra specie diverse e potenzialmente patogene.
Alcuni virus trasportano inoltre geni metabolici ausiliari, capaci di migliorare la sopravvivenza dei batteri in condizioni di stress ambientale, come l’esposizione ad antibiotici o contaminanti chimici. Questo fenomeno può favorire indirettamente la selezione e la persistenza di microrganismi resistenti.
Ambienti diversi, comportamenti virali differenti
Lo studio sottolinea come il ruolo dei virus vari in funzione del contesto ambientale. Negli ambienti acquatici, le plastisfere sembrano favorire strategie virali orientate al trasferimento genico, aumentando il rischio di diffusione della resistenza agli antibiotici. Nei suoli, al contrario, l’attività virale può contribuire a contenere i batteri resistenti attraverso la lisi degli ospiti microbici.
Questa duplicità di comportamento evidenzia l’importanza di adottare un approccio ambientale integrato nella valutazione dei rischi associati all’inquinamento da plastica.
Un approccio One Health per comprendere i rischi futuri
«La resistenza agli antibiotici associata alla plastica non può essere compresa appieno senza includere l’ecologia virale», sottolinea Xue Peng Chen, primo autore dello studio. «Integrare i virus in una visione One Health è essenziale per valutare le conseguenze a lungo termine dell’inquinamento da plastica su ambiente, animali e salute umana».
Gli autori auspicano che future ricerche si concentrino sulla misurazione diretta dello scambio genetico tra virus e batteri sulle superfici plastiche e sul perfezionamento delle tecniche per individuare i geni di resistenza codificati dai virus. Queste conoscenze potrebbero supportare lo sviluppo di strategie più efficaci di monitoraggio ambientale, gestione dei rifiuti plastici e contrasto alla diffusione dell’antibiotico-resistenza, una delle principali sfide sanitarie globali del XXI secolo.



