Stradivari: nuova luce sul suo possibile maestro

Secondo la tradizione il grande liutaio fu allievo del cremonese Nicola Amati, ma non ci sono prove documentali di tale apprendistato.

Un’indagine del Cnr-Ibe, pubblicata sulla rivista Dendrochronologia ha confrontato gli anelli del legno di due strumenti musicali costruiti dai due famosi artigiani e ha rivelato che entrambi utilizzarono il legno dello stesso albero. Il dato avvalora l’ipotesi di una frequentazione di Stradivari della bottega del più anziano maestro

Chi insegnò ad Antonio Stradivari l’arte della liuteria? Nato a Cremona, tra fine 1643 e 1649, egli è universalmente riconosciuto tra i più grandi liutai di tutti i tempi, noto per aver realizzato strumenti a corde di straordinaria fattura come violini, viole, violoncelli, chitarre, arpe. Eppure non ci sono documenti scritti o prove certe che attestino il percorso formativo che lo condusse a tanta bravura. I risultati delle ricerche dendrocronologiche condotte da Mauro Bernabei dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IBE) su un’arpa firmata da Stradivari e conservata al Conservatorio San Pietro a Majella a Napoli, forniscono ora interessanti indizi sull’apprendistato del grande liutaio. La tradizione vuole che Stradivari sia stato allievo di Nicola Amati, liutaio più anziano la cui bottega era molto famosa quando egli muoveva i primi passi in questa arte, ma il suo nome in realtà non compare tra gli allievi del più anziano artigiano.
Le analisi dendrocronologiche condotte su due strumenti dei rispettivi liutai, i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Dendrochronologia’ edita da Elsevier, dimostrano che entrambi hanno utilizzato il legno dello stesso albero, indizio che rafforza l’ipotesi di una frequentazione di Stradivari della bottega di Amati.
“Lo strumento analizzato è una piccola arpa diatonica portatile, datata al 1681, l’unica costruita da Stradivari ad essere arrivata sino a noi, ed è un ‘unicum’ tra i circa 550 strumenti superstiti dell’artigiano cremonese”, spiega Mauro Bernabei del Cnr-Ibe. “Sulla colonna porta la scritta ‘Ant:° Stradivarius Cremonen.s F. 1681’. Durante l’analisi dendrocronologica è stato osservato che gli anelli analizzati combaciavano perfettamente con quelli di un violoncello costruito negli stessi anni (1679) da Nicola Amati. Ciò significa che i legni delle tavole armoniche dei due strumenti erano stati ricavati da uno stesso tronco”.

Resta di particolare interesse il fatto che l’unica prova di un possibile legame tra i due liutai si trova in uno dei primi strumenti di Stradivari, “il violino denominato ‘Serdet’, la cui etichetta porta l’iscrizione ‘Antonius Stradivarius Cremonensis Alumnus Nicolaij Amati, Faciebat Anno 1666’, un’etichetta messa più volte in discussione. Le analisi dendrocronologiche”, continua Bernabei, “ci narrano ora di uno scambio dello stesso legno tra i due liutai, ovvero di un contatto molto ravvicinato, che può lasciar ipotizzare la frequentazione della stessa bottega. Ciononostante, non si può certo dire che il mistero dell’apprendistato di Stradivari sia ora risolto. I risultati ottenuti però si inseriscono in un quadro più vasto e rafforzano alcune considerazioni.
Pur non esistendo prove documentali, è ragionevole ipotizzare che essendo nato a Cremona o nelle vicinanze, nessuno meglio di Nicola Amati, il più famoso e talentuoso liutaio dell’epoca, il quale viveva e lavorava nella sua stessa città con una fiorente bottega liutaria, avrebbe potuto essere il suo maestro. Questo è quanto ci ha tramandato la tradizione e quanto è stato scritto sul violino “Serdet” da Stradivari stesso. Ora, risultati di analisi scientifiche rafforzano queste considerazioni”, conclude Bernabei.

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