La terapia del cinema e la psicoterapia per aiutare i malati oncologici

Un progetto nato dalla collaborazione tra Uos di Psicologia Clinica e di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e MediCinema Italia Onlus

Il cinema, accompagnato dalla psicoterapia, può rappresentare un ‘enzima’, un catalizzatore per l’elaborazione del vissuto di un paziente alle prese con una malattia difficile come il tumore. Da queste premesse nasce il progetto di cineterapia, realizzato dalla collaborazione tra Uos di Psicologia Clinica e di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e MediCinema Italia Onlus.

Gli stati d’animo emersi dopo la visione di una serie di film e rielaborati subito dopo, in sedute di psicoterapia di gruppo, hanno aiutato un gruppo di 34 donne a riallacciare la linea fratturata della propria esistenza. E soprattutto, a scoprire dentro sé stesse una forza inedita, prezioso complemento e supporto delle cure oncologiche. I risultati di questo progetto di cineterapia sono stati pubblicati su ‘Cancers’. Oggi al Gemelli è stato presentato in anteprima nella sala MediCinema il docu-film ‘Il tempo dell’attesa’, per la regia di Rolando Ravello, prodotto da MediCinema Italia in collaborazione con Medusa Film e realizzato con il sostegno di Roche Italia.

Nell’opera una decina di pazienti, coinvolte in questo percorso sperimentale di cineterapia a complemento delle cure oncologiche, hanno raccontato in prima persona la loro esperienza, attraverso il linguaggio immediato della ‘GoPro’ (videocamera portatile). Una narrativa di grande impatto, che restituisce allo spettatore la sensazione di un tempo sospeso, ma non precluso alla vita. “I risultati di questo progetto sperimentale dimostrano che la presa in carico delle persone con un tumore può trarre beneficio non solo dai trattamenti oncologici tradizionali, ma anche dalle cure ‘complementari’, in questo caso la cineterapia, che seguono il viaggio della malattia, rimanendo sullo sfondo. In questo contesto, le cure psicologiche sono finalizzate all’elaborazione di momenti difficili o traumatici, come quello della diagnosi, e aiutano ad affrontare temi ‘sensibili’ come quello della fertilità, della genitorialità e a volte anche del fine vita”, sottolineano i promotori.

“Assistere alla proiezione di un film, all’interno dell’ospedale, durante le cure ‘tradizionali’, può favorire una nuova forma del rapporto mente-corpo che, di fronte alla malattia, a volte viene perduta”, proseguono i promotori dell’iniziativa. Il progetto di cineterapia, si è avvalso della visione di 12 film, selezionati per aree tematiche emozionali, che affrontano temi destinati all’elaborazione di alcuni vissuti; le 34 pazienti coinvolte, dopo aver assistito alla proiezione, venivano sottoposte a incontri di psicoterapia di gruppo, per elaborare il loro vissuto.

“La visione di questi film favoriva spesso una loro identificazione catartica con le protagoniste, le aiutava a ristabilire un’immagine affettiva con sé stesse e a non alienarsi, grazie anche alla potenza del gruppo, all’interno del quale condividevano i loro vissuti. Durante questo percorso, durato un anno – riferisce il Gemelli – è stato monitorato a più riprese il cambiamento delle dinamiche intra-psichiche e delle variabili di benessere e di promozione della salute.

In particolare tra i risultati dello studio scientifico, coordinato da Daniela Chieffo, responsabile Uos di Psicologia Clinica del Gemelli, sono stati valutati l’alessitimia, la ‘self-efficacy’ (la capacità di creare e ritrovare la componente dell’auto-efficacia), tratti di personalità, e la relazione diadica, con la figura del partner. Al termine del percorso di cineterapia si sono osservati una riduzione degli stati d’ansia e dei tratti depressivi e un maggior senso di empatia; è stato inoltre rilevato un miglioramento del senso di auto-efficacia, che ha contribuito a rafforzare l’alleanza terapeutica, sia rispetto all’aderenza alle cure, che nell’affrontare indagini strumentali”.

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