ROMA – Nuove svolte nel caso del ciclista texano Lance Armstrong, coinvolto nello scandalo di doping più grande di sempre, giudicato come “il più sofisticato, professionale e vincente programma di doping che lo sport abbia mai visto”.
In un’intervista uscita oggi in edicola sul “Daily Mail” accusa Hein Verbruggen, l’ex presidente dell’UCI (Union Cycliste Internationale) di averlo aiutato a coprire l’uso di sostanze dopanti da parte sua e a sfuggire ai controlli antidoping. Afferma che quando Verbruggen lo scoprì gli disse: «Questo è un vero problema per me, è il colpo di grazia al nostro sport un anno dopo lo scandalo Festina. Dobbiamo fare qualcosa.» Nel ’98 c’era stata infatti la denuncia a un intera squadra ciclistica, la Festina, nella quale erano coinvolti atleti, massaggiatori e medici. Armstrong continua: «L’ex numero uno Uci Verbruggen era una figura chiave nella mia via di fuga dai controlli antidoping. Sapeva del mio utilizzo di sostanze dopanti e mi aiutava a nasconderlo. Fu una delle persone che mi permise di portare a termine il Tour de France 1999 nonostante fossi risultato positivo a un test”. E’ deciso a confessare tutto ciò che sa al riguardo, di denunciare i nomi, di smascherare tutti i meccanismi di questo assurdo sistema, che comprendeva anche la falsificazione di ricette, poiché il nuovo presidente dell’Uci, Brian Cookson, ha lasciato intendere che di fronte ad una piena confessione Armstrong potrebbe vedere la sua squalifica ridotta a otto anni. Un’occasione che l’americano sembra voler sfruttare e che lo porta a non proteggere nessuno.
Si evince che non era, quindi, il solo protagonista di questa enorme farsa che ha deluso tutti gli appassionati di ciclismo, che gli aveva permesso di entrare nella storia con il titolo di “campione”, perché vincitore di sette tour de France consecutivi, e che, indubbiamente, nella storia l’ha fatto rimanere, anche se sotto forma di ben altre e disonorate vesti: è stato squalificato a vita e tutti i suoi risultati sportivi dal ’98 in poi sono stati annullati, compresi i tour de France.
Cosa avrà spinto Armstrong a cominciare ad intessere questa trama di imbrogli e a mantenerla segreta per tantissimi anni? Forse all’inizio era stato spinto da un desiderio e un sentimento di onnipotenza che solo un fatto miracoloso come uscire da un cancro può infondere nell’animo umano. L’incredibile successo di Armstrong era ancora più incredibile per questo, che era il trionfo non solo di un atleta nello sport, ma anche di un uomo nella vita, contro la malattia. Era diventato il simbolo e l’esempio per coloro che avevano vinto o cercavano di vincere il tumore, si era impegnato istituendo la “Lance Armstrong Foundation” e ideando il famoso logo “LiveStrong”, aveva collaborato con le principali istituzioni oncologiche, aveva messo a disposizione la sua esperienza per dare forza e conforto a chi era nella sua stessa situazione.
Non sta a noi l’ardua sentenza di giudicare le sue “cattive” e “buone” azioni, di metterle sul piatto della bilancia e vedere dove pesa di più. Quello che è certo è che Lance Armstrong si è macchiato di gravi colpe per un atleta, un offesa senza eguali per chi dedica la vita a uno sport con passione, dedizione e fatica.