Ultramaratoneta significa non solo coprire lunghe distanze ma uno stile di vita

ROMA – Alla domanda “Cosa significa per te essere Ultramaratoneta?” una parte degli atleti ha evidenziato semplicemente il percorrere una distanza superiore alla maratona mentre un’altra parte ha evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo oltre quello previsto per la percorrenza della distanza di una maratona e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni.

Riporto di seguito le risposte ricevute:

“Accettare una nuova sfida della lunga distanza, una scommessa con te stesso che nonostante tutto quello che succede intorno a te nel mondo reale di tutti i giorni e nella vita sei pronto a reagire e metterti in discussione a nuove emozioni e sensazioni che ti accompagnano lungo le strade di una gara.”

Vito Rubino: “Fare gare che durano almeno un giorno intero (12-24h). Significa correre dall’alba al tramonto senza fermarmi; significa non dormire per correre tutta la notte, e scoprire un nuovo giorno mentre continuo a correre.”

Nicola Ciuffreda: “Significa saper soffrire e gestire meglio la fatica più di un maratoneta, soprattutto a livello psicologico che non fisico.”

Vincenzo Luciani: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”

Marco Dori: “Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.”

Giuseppe Meffe: “E’ una modalità importante per conoscersi dal punto di vista fisico e mentale.”

Mauro Fermani: “Vuol dire non accontentarsi, aver voglia di mettersi alla prova, soffrire e cercare di raggiungere altri obiettivi senza smettere di sognare.”

Ciro Di Palma: “Ultramaratoneta per me significa andare avanti in modo lucido, con un obiettivo, passando attraverso sacrifici e difficoltà ma sempre però attraverso una pianificazione e con metodo.”

Claudio Leoncini: “Non aver imbarazzo e paura di se stessi; nelle ultramaratone si passano ore e ore in compagnia solo dei propri pensieri.”

Paolo Zongolo: “Avere appunto una filosofia differente dal semplice runner, cercare sempre di spingersi ad affrontare sfide diverse e sempre più dure, ma non per dimostrare qualcosa a qualcuno, al contrario, l’ultramaratoneta a mio parere cerca di sorprendere e migliorare se stesso per fortificare mente e corpo.”

Ivan Cudin: “Letteralmente un podista che pratica corse più lunghe della maratona. Secondo la mia accezione, significa aver trovato un attività sportiva che mi faccia star bene e mi regali sensazioni irripetibili, che mi faccia vivere emozioni molto forti e mi ha aiutato a trovare dentro di me la giusta forza di volontà e convinzione per superare i momenti di difficoltà.”

Daniele Baranzini: “Significa perforare il mondo interiore ed esteriore.”

Giuseppe Mangione: “Per me essere ultramaratoneta significa in primis aver trovato un ottimo equilibrio psicofisico.”

Aurelia Vlaicu: “Per me essere una ultramaratoneta vuol dire essere grande, forte.”

Francesca Canepa: “Significa semplicemente ritenere possibile correre QUALSIASI distanza. Senza limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo neanche.”

Lisa Borzani: “Nel senso stretto del termine significa percorrere distanze superiori ai classici 42 k in senso più ampio per me significa amare correre su strada o per sentieri per un periodo di tempo abbastanza lungo da far entrare in gioco variabili diverse oltre a quelle della classica ‘gara di corsa’ variabili che riguardano l’ambiente esterno ma anche il proprio intimo modo di vivere la lunga distanza.”

Paolo Chersogno: “Significa raggiungere una meta lontana ottimizzando le proprie risorse a disposizione.”

Filippo Canetta: “Cercare di fare qualcosa che al momento presente sembra impossibile, impegnarsi, farlo e poi accorgersi che non era impossibile.”

Pablo Barnes: “Per me non è niente di speciale, mi accorgo di essere leggermente diverso solo quando mi trovo con gente che non fa queste cose, ma ultimamente anche i miei amici sono corridori come me.”

Stefano Ruzza: “Cercare i propri limiti e provare a spostarli in là, fisicamente, ma soprattutto mentalmente.”

Stefano Bognini: “Cercare di superare sempre nuovi limiti.”

Michele Belnome: “ESSERLO SIGNIFICA FARE CIO’ CHE PER GLI ALTRI E’ RITENUTO IMPOSSIBILE.”

Salvatore Musone: “Arrivare dove gli altri non riescono a giungere.”

Roldano Marzorati: “Libertà di correre con meno tensioni interne ed esterne.”

Roberto D’Uffizi: “Significa avere la possibilità di effettuare un meraviglioso viaggio dentro noi stessi dove mente e fisico, in sinergia, cercano di portarti oltre lo stremo.”

Marco Zanchi: “Intraprendere dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione.”

Marinella Satta: “Niente in particolare, amo lo sport, che faccia gare di 1 km oppure 100 km è la stessa cosa, forse nelle gare lunghe ho più soddisfazione, in quanto la gara dura più a lungo, corro almeno per 1 ora e mi sento più appagata che fare 5 minuti di gara.”

Valentina Spano: “Far parte di un gruppo di privilegiati. Sono una persona che ama correre alla follia, l’ultramaratona è solo il mezzo per raggiungere la felicità. L’ultramaratoneta secondo me dimentica l’orologio, non pensa più i km uno ad uno. L’ultramaratona È un modo per prolungare la gioia della corsa.”

Gianluca Di Meo: “Ultramaratoneta non significa per me oltre i 42 km, ultramaratoneta è uno stato mentale aldilà dei km. È un avventuriero del limite.”

Silvio Cabras: “Per me essere ultramaratoneta significa riuscire a fare qualcosa che per molti sembra impossibile!”

Dante Sansoni: “Avere disciplina di vita forza di volontà e Benessere mentale e fisico.”

Monica Testa: “Per me essere ultramaratoneta significa percorrere tantissimi km, e perdere una notte di sonno.”

Armando Quadrani: “Spostare i limiti fisici e mentali oltre uno schema predefinito. In trigonometria esprimerei il mio pensiero dicendo che è il limite che tende all’infinito. Non ci sono ostacoli, barriere, punti di arrivo che possono interrompere una avanzata. Una continua ricerca del mio io, che forse non riuscirò mai a scoprire fino a dove è stato collocato. Un viaggio continuo con me stesso, dentro me stesso. Quasi un peregrinare senza meta ,un navigare a vista. Una retta infinita che non ha un punto di origine ne di arrivo.”

Riccardo Borgialli: “Significa sfidare i propri limiti, o meglio, spingere sempre un po’ più in là il limite che ognuno di noi ha.”

Andrea Boni Sforza: “SIGNIFICA CHE QUANDO SUPERO IL 42°KM, INIZIA LA MIA GARA.”

William De Roit: “Significa essere in grado di correre almeno per 24 ore, nell’antica Grecia chi ci riusciva diventava “Emerodromo”.

Vito Todisco: “Essere ultramaratoneta per me significa essere uno di quelli che vive la corsa come un sogno da assaporare per un tempo prolungato.”

Gian Paolo Sobrino: “Portare a termine con estrema disinvoltura gare (o meglio esperienze) molto più lunghe di una semplice maratona; approcciare una maratona da 42 Km con la consapevolezza che per me è un corto e non ho problemi a chiuderla.”

Matteo Pigon: “Il concetto di ultramaratoneta mi porta la mente alla strada, mentre ultra trailer mi fa viaggiare nella libertà delle montagne.”

Marco Connor: “Significa non solo coprire lunghe distanze ma uno stile di vita.”

Emerge l’importanza dello sperimentare, del far parte di una categoria privilegiata che sa che se vogliono possono fare tutto nello sport e nella vita.

Nella vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona di estremo confort per non rischiare un giudizio, una brutta figura, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni corporee, il cuore che palpita, il respiro affannoso, il sudore colare da proprio corpo, il senso di fame, sete, freddo, caldo, c’è tanto bisogno di sentire.

Per Vito partecipare ad una gara estrema significa: “La possibilità di allontanarmi dalla ‘gabbia’ della quotidianità urbana e dal comfort. Significa mettermi in una situazione di stress dove è necessario concentrarmi e sforzarmi per andare avanti o per tirarmi fuori da una situazione pericolosa.”

Per concludere non posso che augurare a tutti gli atleti e gli organizzatori di continuare a promuovere un sano esercizio fisico per tutte le età e con qualsiasi modalità e sviluppare sempre nuovi percorsi naturali e consultare libri sulla psicologia dello sport e del benessere.

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