Valanga di gol (43), prevalgono le grandi (cinque in testa)

Chiusura calciomercato senza colpi

ROMA – La seconda di campionato pare abbia già emesso un avviso per i naviganti:  non sarà una questione privata fra Juve e Napoli ma ci saranno anche altre squadre a lottare per le primissime posizioni e, perché  no, anche per lo scudetto. E’ stata una giornata  esaltante, in fatto di reti (ben 43)  e la supremazia delle cosiddette grandi è stata netta e precisa.  

Juventus che show, Lazio affondata (ancora…)
Il bis, a distanza di due settimane, fra bianconeri e laziali ha…bissato il precedente di Supercoppa e il divario apparso in campo è stato forse ancora più marcato. Praticamente non c’è stata storia e la Juve, con una prova spettacolare  ha letteralmente stracciato una Lazio troppo fragile, debole in tutti i reparti, insufficiente in tutti i suoi uomini.  Tevez  (3 gol in 3 partite), pur non risultando ancora al top (dice qualcuno)  è stato il migliore per la pericolosità e lo spirito di sacrificio manifestato. Subito sconfessati e, quindi, ingiustificati i recenti piagnistei di Conte sull’indebolimento della squadra con la cessione di Matri. Meritevole, invece,  di adeguato approfondimento la situazione laziale a livello generale perché il problema non sembra essere solo l’acquisto di un’altra punta di peso ma la mancanza di compattezza come squadra  oltre ad  un gioco molto approssimativo.

Napoli, l’attacco (grande) compensa la difesa (piccola).
Ha sofferto un po’ il Napoli prima di avere ragione di un bel Chievo capace di rimontare due volte col ritrovato Paloschi, ma , poi, alla fine, alle magagne della difesa partenopea  hanno sopperito gli attaccanti guidati da un Hamsik che ha segnato due gol acquisendo lo scettro di capocannoniere del torneo con 4 reti, praticamente sostituendo in tutto e per tutto il matador Cavani che, proseguendo di questo passo, sarà sempre meno rimpianto…Da rilevare che al furetto slovacco hanno fatto degna coppia gli altri nuovi compagni di linea Higuain e Callejon, anche loro andati in gol, grazie alle pennellate di Insigne, che ha conquistato pure Benitez.

Roma in gran spolvero.
La Roma ha confermato la prova di Livorno surclassando,  nella ripresa, un Verona,  lontano anni luce da quello che aveva matato il Milan e  che ha resistito solo un tempo alla meno peggio.  L’entrata dell’esordiente Ljajic, al posto di uno stranamente spento Florenzi, ha vitalizzato la squadra consentendo una grandinata di gol senza subirne (e questo è stato importante) e, fatto da non trascurare, il mantenimento della vetta che serve a creare entusiasmo nella tifoseria romanista la quale, finalmente, rivede, il proprio undici alla pari con le altre grandi, anche se solo dopo due giornate.

Fiorentina, alla grande fra le grandi.
Come un rullo compressore, la Viola, senza pietà alcuna, ha letteralmente distrutto lo stadio Marassi  
e l’appassionata tifoseria genoana,  tornando a casa con uno spettacolare 5-2, confezionato dalle doppiette  della  nuova coppia d’attacco  Mario Gomez e  Giuseppe Rossi, dopo il gol iniziale di Aquilani.  Va bene che il Genoa visto è stata ben poca cosa ma da questa partita giunge un segnale piacevolmente..inquietante per le squadre ufficialmente candidate allo scudetto:  occhio a questa Fiorentina, appare veramente forte !

Inter, già si parla di miracolo Mazzarri.
Erano dieci anni che l’Inter non partiva così forte (sei punti dopo le prime due giornate) e a Catania, sotto la spinta di un rinato Jonathan, è apparsa una squadra, soprattutto,  cinica e spietata, finalizzata al sodo e senza troppi fronzoli, mettendo sotto un’avversaria che, dopo diverse importanti cessioni,   
ha evidenziato carenze generali che devono indurre alla preoccupazione. Troppo forte l’Inter o troppo debole il Catania ?  La risposta sta nel fatto che il migliore (l’unico sufficiente)  è stato il portiere  Andujar e questo spiega tante cose.  In giro già si parla di miracolo Mazzarri ma,  forse, conviene attendere almeno domenica prossima quando l’Inter se la vedrà con la Juve a S. Siro.     

Milan,  una vittoria salutare.
Dopo la qualificazione Champions,   il Milan  rimedia alla clamorosa sconfitta di Verona, superando un Cagliari dimesso, e iniziando, così,  il proprio campionato con una giornata di ritardo sulle altre grandi. Il migliore dei rossoneri è stato Balotelli, autore del terzo gol che ha chiuso la partita ma, soprattutto, propiziatore degli altri due e una continua spina nel fianco della difesa isolana.
Ma, a fare sensazione non è stata tanto questa vittoria bensì il ritorno lampo di Ricardo Kakà nelle file rossonere, dopo la partenza di Boateng e l’arrivo di Matri, il tutto concretatosi nel giro di un paio di giorni. Il Milan, col ritorno a casa del suo pallone d’oro 2007,  cambierà faccia e qualcuno ci rimetterà il posto in squadra  anche se la frase fatta che sentiremo spesso nei prossimi mesi da parte di Galliani e Allegri sarà che tra campionato e coppa ci sarà posto per tutti….

Delle altre partite….
L’Udinese ha dato segni di vita battendo seccamente il Parma, illuso dal gol di Cassano;   nel derby fra neo promosse il Livorno, contro ogni previsione, ha superato il Sassuolo in casa (a Reggio Emilia) con una quaterna di gol che ha reso inutile la prima rete in A del gioiellino emiliano (di proprietà Juve) Zaza; l’Atalanta  regola il Torino con due reti di due difensori; Bologna e Sampdoria hanno giocato a rincorrersi e chiudendo 2-2.

In classifica.  
La classifica nelle prime cinque posizioni (quelle che contano per la partecipazione alle Coppe europee) vede  inserite cinque presunte grandi (Juve, Napoli, Fiorentina, Inter e Roma) fra le quali manca solo il Milan per la falsa partenza; a quanto visto nelle prime due giornate, la media gol  di questo quintetto di capoliste sfiora  quasi le sei reti, cosa che non succedeva da tempo; ci si augura che possa essere di buon auspicio per un campionato prolifico.  Il prossimo week end  il campionato sarà fermo per impegni della nazionale ma già domenica 15 ci sarà il primo big match  della stagione con  la Juve che giocherà a S. Siro con l’Inter.

Chiuso il calciomercato.
Alle ore 23 di lunedi 2 si è chiuso il calciomercato estivo, senza che si registrassero colpi a sensazione, come succedeva una volta.  In questa tornata finale, più che gli affari fatti, hanno colpito quelli mancati. In particolare lo scambio a tre fra Juve, Roma e Genoa  non  si è concretizzato perché, pare che Antonio Conte abbia bloccato in extremis l’uscita di Quagliarella con contestuale, possibile,  entrata di Gilardino che, a sua volta, avrebbe dovuto essere  sostituito nel  Genoa da Borriello. Sembrerebbe che,  oltre al veto di Conte, lo stesso Gila, trattato anche dalla Roma,  si sia opposto decisamente a finire sotto il cupolone, temendo di fare la riserva a Totti, rispecchiando il vecchio detto di epoca  romana “meglio essere  primo ad Alba che secondo a Roma….”         E così Quagliarella è rimasto a fare  panchina a Torino, Borriello la farà a Roma usufruendo ancora per qualche anno di un contratto principesco e Gilardino, l’unico dei tre ancora in odore di Nazionale,  cercherà di condurre il Genoa alla salvezza e, possibilmente, di far parte della spedizione mondiale del 2014.
Altro affare mancato, ma qui possiamo parlare di grossa delusione nella propria tifoseria, è stato quello dell’arrivo di una seconda, sperimentata,  punta alla Lazio che potesse fare da degna spalla a Klose, unica voce nel deserto dell’attacco biancazzurro.  Non si è chiuso l’affare col Galatasaray per  il rinomato  Yilmaz e, nel contempo, si è ceduto Kozac all’Aston Villa finendo con l’affidarsi ad un,  almeno per ora, emerito sconosciuto colombiano, Brayan Perea, ventenne del Deportivo Cali, tutto da scoprire.   E’ saltato il trasferimento di Barrientos del Catania ad una squadra del Qatar,  probabilmente perché la sconfitta di domenica con l’Inter ha costituito il campanello d’allarme, dopo le diverse altre precedenti  uscite.  Il Napoli ha alleggerito l’organico e il conto economico,  cedendo Calaiò al Genoa, Dossena al Sunderland e Donadel al Verona.  Il portiere Julio Cesar,  da mesi accostato prima al Napoli e poi alla Fiorentina, ha preferito rimanere all’anonima  QPR (compagine inglese con Flavio Briatore socio) in seconda serie,   pur di non ridursi l’elevato ingaggio.
Non per motivi economici ma solo per non indebolire la squadra, il presidente del Cagliari Cellino ha detto un no secco a tutti per i suoi uomini migliori, Astori, Nainggolan e Ibarbo; atteggiamento analogo tenuto in precedenza da De Laurentiis del Napoli per Zuniga, sebbene nel 2014 sarà in scadenza di contratto: la Juve l’avrebbe preso volentieri, casomai se ne riparlerà l’anno prossimo.

Il ritorno di Kakà
Alla fine forse l’unico, e per certi versi inatteso, colpo di scena si era verificato la notte dell’ultimo giorno di mercato quando Kakà, vinto dalla nostalgia della sua Milano, ma,  soprattutto, una volta accertato che per lui a Madrid ci sarebbero  state più la panchina e la tribuna che il verde campo del Bernabeu, si è ridotto l’ingaggio da dieci milioni netti ad appena quattro, abbandonandosi alla più romantica e cullante nostalgia per essere trasportato in via Turati, dove, per l’affollamento dei vecchi fans, per alcune ore, i vigili hanno dovuto  chiudere  la strada per consentire ai tifosi rossoneri un’affettuosa accoglienza al loro vecchio, indimenticato,  idolo di tante trascorse felicità calcistiche. Qualcuno ha parlato di ritorno del figliol prodigo  di evangelica memoria, ma questo raffronto non tiene perché quello narrato nel Vangelo tornò a casa dopo aver dissipato tutti i suoi averi, smunto, affamato e derelitto mentre Kakà, dopo aver percepito a Madrid dieci milioni annui per quattro anni, rientra a Milano (“a casa mia”) con il conto in banca notevolmente lievitato, ancora giovane e pimpante.  
Ora si tratterà di verificare se sarà in grado di prendere in mano il Milan per guidarlo a qualche traguardo oppure se questo ritorno a casa si limiterà solo ad una farsa nostalgica ed emotiva  per far gongolare furbescamente quei tifosi che ancora credono alle bandiere.     

                       
   

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