La Juve vince a Milano, la Roma pareggia. Il distacco aumenta (+11). Polemica arbitri

ROMA – La ventiseiesima giornata potrebbe aver decretato un’anticipata chiusura del torneo, con la Juventus che, non solo, dai punti di vantaggio (11), ma anche, e forse soprattutto,  dall’evolversi della situazione,  appare,  sempre di più, la più forte e, quindi, difficilmente raggiungibile. Ieri, la prova più lampante a s. Siro, dove, i bianconeri, largamente dominati in tutti i sensi da un insolito Milan, riescono a chiudere il primo tempo con un gol segnato  in extremis, dopo che Buffon aveva più volte salvato la propria porta e, nell’unica occasione in cui non c’era arrivato, aveva, provvidenzialmente,  rimediato Bonucci sulla linea.

Quindi, da un possibile svantaggio anche di un paio di gol,  e nessuno avrebbe avuto nulla di ridire, la Juve si ritrovava sorprendentemente sull’1-0 solo per aver saputo approfittare alla perfezione dell’unica svista rossonera e, nella ripresa, raddoppiava con una stupenda legnata di Tevez, a conferma, se non della  sua superiorità, sicuramente della  propria compattezza di squadra. Da s. Siro, una considerazione molto importante sulla quale meditare: se la Juve riesce prima a resistere e poi a capovolgere a suo favore le sorti di una partita negativa, anche quando l’avversario la mette sotto, allora vuol proprio dire che non c’è nulla da fare: è troppo forte. Ora, a dodici giornate dal termine,  i punti di vantaggio,  sono saliti a 11 e ai bianconeri interessa ben poco che la Roma abbia una partita da recuperare col Parma perché, comunque,  i giallorossi    la devono ancora vincere…Intanto, la seconda appare più lontana e il traguardo finale più vicino,  meglio di così…..   

Del Milan, ennesima vittima di turno dei bianconeri, c’é da dire che, almeno per un tempo,  finalmente si è visto un bel Milan,  degno delle sue tradizioni, ma non è stato sufficiente a  conquistare un risultato positivo,  sia perché l’avversario si è rivelato mostruoso, sia, anche, perché le annose lacune d’organico dei rossoneri (la difesa e una prima punta) non avrebbero potuto essere colmate dal nuovo allenatore; forse con Balotelli in campo insieme a Pazzini ci sarebbero state più  possibilità per aggirare il baluardo juventino;  ma con le ipotesi non si fanno i risultati, come pure – messaggio chiaro e diretto alla famiglia  Berlusconi –  con un  mercato al massimo risparmio era impensabile (ri)costruire una grande squadra.       

 

E la Roma ci mette del suo (in negativo)                                                                                                    

Nella giornata nella quale la Roma, senza dirlo pubblicamente, sperava in un inciampo juventino a Milano per recuperare un pò di terreno, è lei stessa a non evitare l’intoppo Inter, facendosi bloccare su di uno 0-0 che, alla fine, non avrà fatto comodo a nessuno ma, comunque, ha consentito ad entrambe di non perdere, muovendo la classifica e, per l’Inter, evitare l’aggancio di Verona e Parma . “Meglio un pareggio che la sconfitta” commenterà laconicamente Garcia e nessuno può dargli torto, però, va registrato che la Roma ha dimostrato di non saper reggere il ritmo dell’indiavolata capolista e la volontà di non mollare neppure adesso, riconfermata in coro da tutti i giallorossi, appare più come un doveroso messaggio alla propria tifoseria, che l’espressione di una ferma convinzione. Roma-Inter  è stato un incontro sul quale, in particolare per i padroni di casa,  hanno pesato troppe influenze negative: innanzitutto metà Olimpico svuotato dalle decisioni federali, le diverse assenze nell’undici giallorosso, in particolare quella di Totti, e, poi, aggiungiamoci pure le nefandezze arbitrali che, se non altro, hanno consentito recriminazioni su entrambi i fronti.  La Roma ha avuto qualche possibilità in più dell’Inter per segnare ma Handanovic le ha vanificate mentre la squadra di Mazzarri si è dimostrata meglio disposta in campo fino alla tre quarti, a scapito delle  punte, preoccupandosi innanzitutto di non prenderle e riuscendoci con merito. Alla fine lo 0-0 è risultato l’esito più ovvio. 

 

 

Il Napoli delude ancora                                                                                                                                      

Se qualcuno aveva ancora dubbi, sul Napoli senza Higuain, dopo quanto visto ieri a Livorno, tutto appare chiaro: l’undici di Benitez, quando il pipita manca, ne risente maledettamente, non solo in avanti, ma con influenze negative anche in altri reparti perché il gioco prodotto sulle fasce laterali e a centrocampo, domenica, peraltro, latente, non trova il riferimento finale, il risolutore, quello che tiene allertata qualsiasi difesa avversaria e le possibilità d’andare a segno si riducono notevolmente. Infatti, per i partenopei, c’é voluto un rigore per andare in vantaggio, rigore che non è, però,  bastato a chiudere la partita sia perché Bardi,  il giovanissimo portiere avversario, si è superato in un paio di occasioni contro un Mertens che è risultato l’unico pericoloso ma troppo solitario per scardinare la difesa livornese, sia perché una rocambolesca autorete di Reina fissava l’1-1 finale.  Del Napoli va, comunque,  rilevata la prova insufficiente di diversi uomini, specie nelle retrovie, e su questo Benitez avrà molto da lavorarci su. 

 

Fiorentina- Lazio decisa da una prodezza di Cana

Un eurogol, di quelli che solo i grandi campioni sanno fare, ha consentito alla Lazio di cogliere una, in parte inattesa, vittoria a Firenze, contro una Fiorentina, in pericolosa  fase involutiva (ultimo tris,  un pari fuori e due sconfitte casalinghe) che deve costituire da campanello d’allarme per gli uomini di Montella che domenica vanno a Torino  per la prima del triduo campionato/Europa League con la Juve. Per la Lazio, reduce da una tormentata settimana per l’esclusione dall’Europa e per la globale contestazione a Lotito, un sospiro di sollievo perché solo questo risultato può calmare le acque e, soprattutto, riposizionare meglio la squadra in classifica, ridando slancio alle aspirazioni europee.   

 

Le altre partite                                                                                                                                      

Sorprendenti le vittorie della Sampdoria a Torino ed eclatante quella del Cagliari (3-0) contro l’Udinese, scontata ma sofferta quella dell’Atalanta contro il pericolante Chievo.                                                                                                                                           Delle ultime cinque impelagate nella zona rossa, nessuna ha vinto e, quindi, risultano estremamente preziosi i punti colti dal Bologna a Verona e dal Livorno con il Napoli. Continua la crisi profonda del Sassuolo (richiamato Di Francesco dopo la frana Malesani) al quale si sta associando sempre più anche il Catania, terz’ultimo con il Chievo. E, ormai, la lotta per non retrocedere appare ristretta a queste cinque squadre.  

 

Le polemiche arbitrali                                                                                                                                     

Oltre alla strepitosa cavalcata juventina, un altro argomento che da giorni tiene banco sui mass media è quello degli arbitri, cotti e rosolati anche in questa domenica, in merito ai quali, ci poniamo alcune domande.  Perché Bergonzi, declassato da internazionale e già destinato ad uscire dagli organici lo si designa per un incontro importante quale Roma-Inter, per il quale, poi, come si è visto, non ne ha azzeccata una, insieme ai suoi collaboratori ?  Solo la prova tv ha fatto vedere quello che ad arbitro e assistenti era scappato ed ecco 3 giornate di squalifica a De Rossi (più mancata  convocazione in nazionale) e a Juan Jesus.  Nessuna attenuante ma solo condanna per atti di violenza, da parte di  maldestri calciatori, sfuggiti agli arbitri ma, per loro sfortuna,  non alla ripresa televisiva. De Rossi, poi, ancora una volta pizzicato dalla telecamera, va biasimato doppiamente. 

Ci chiediamo con quale criterio, dopo quanto accaduto a Firenze, Gervasoni  sia stato subito “premiato”, appena a  distanza di una settimana,  quale arbitro di linea a s. Siro;  per una questione di buon senso comune e di immagine dell’Aia, (lo chiediamo al designatore Braschi), forse sarebbe stato opportuno lasciarlo,  se non sospeso,  a riposo, almeno per una domenica,  sulle rive del Mincio della sua bella Mantova. ?  Perché un calciatore, se trasgredisce,  viene squalificato per una o più giornate e i direttori di gara, dopo tante magagne,  non solo non vengono puniti ma spediti subito sulle linee di porta, come se nulla fosse accaduto ?  

Quando si legge su uno dei maggiori quotidiani sportivi che un arbitro di gara di serie A  percepisce diverse migliaia di euro a partita, più fior di rimborsi spese, diventa  logico accostarlo ad un autentico professionista e da un professionista ci si attende sempre il massimo della prestazione; questi professionisti arbitrali dipendono dall’Aia la quale non può e non deve sempre  solidarizzare con gli stessi quando incappano in errori, sviste, omissioni, specie se, per alcuni, si ripetono nel tempo. Anziché limitare,  ad ogni fine stagione, il ricambio ad un paio di unità, magari per raggiunti limiti di età, va presa l’abitudine di mandare a casa gli arbitri e gli assistenti che, nel corso del campionato,  non sono stati all’altezza per eccesso di recidività di errori, specie quelli che hanno inciso sul risultato delle partite. Inoltre, perché a giudicare l’arbitro deve esserci solo un Osservatore e non più organismi (giornalisti, spettatori, società) con un compendio finale di voti, con una tecnica da studiare  e con una graduatoria che prescinda da qualsiasi altra motivazione e, quindi, non facilmente manipolabile ?                                       

Per non parlare della moviola in campo invocata da tanti, ma questa è un’altra storia.       

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